Nisiporeşti, Romania, 7 dicembre 1935 – Hălăuceşti, Romania, 24 agosto 1958
Veronica Antal nacque nel villaggio di Nisiporeşti il 7 dicembre 1935, figlia di contadini. Fu educata alla fede da sua nonna, Zarafina. Avrebbe voluto farsi religiosa tra le Suore Francescane Missionarie di Assisi, ma il regime comunista, sopraggiunto nel 1948, soppresse tutti gli Istituti religiosi. A quindici anni divenne Terziaria francescana, e si aggregò anche alla Milizia dell’Immacolata. In forma privata, nello stesso periodo, fece voto di castità. La sera del 24 agosto 1958 era di ritorno dalla parrocchia di Hălăuceşti, che lei frequentava e dove aveva partecipato alla celebrazione delle Cresime. Un giovane, Pavel Mocanu, l’aggredì con proposte sconvenienti: da tempo covava l’intento di fare del male a qualche “suora”, come venivano spregiativamente definite Veronica e le sue amiche. La ragazza si difese, finché non fu colpita a coltellate in un campo di granturco. La mattina del giorno seguente, il suo cadavere venne ritrovato in quello stesso punto: aveva nella mano sinistra la corona del Rosario. Dopo il crollo del regime, i Frati Minori Conventuali di Romania s’incaricarono di raccogliere le testimonianze su di lei, in vista dell’apertura della causa di beatificazione. L’inchiesta diocesana fu quindi aperta nella diocesi di Iaşi il 25 novembre 2003 e conclusa il 12 novembre 2006. Il 26 gennaio 2017, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ufficializzava il martirio di Veronica, la cui beatificazione è stata celebrata il 22 settembre 2018, presso la chiesa della Dormizione della Vergine Maria a Nisiporeşti.
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Veronica nasce il 7 dicembre 1935 nel nord della Romania, a Nisiporeşti, e della sua educazione religiosa è debitrice a nonna Zarafina: essendo i genitori perlopiù impegnati nei campi, tocca all’anziana donna prendersi cura della fede dei nipoti e a giudicare dai frutti non c’è che da rallegrarsi con lei.
Insieme, le trasmette anche il senso di laboriosità e già a quattro anni la impegna in piccole occupazioni: così a Veronica è meno faticoso, a sette anni, seguire i genitori nei lavori dei campi, pur frequentando regolarmente la scuola elementare.
Uno sviluppo precoce ed un’accentuata sensibilità sono le uniche caratteristiche particolari della bambina, che in nulla si differenzia dalle altre compagne: anche per lei mamma inizia a preparare la dote, cui Veronica contribuisce con i suoi lavori di cucito. Tutto fa prevedere, dunque, che il matrimonio rientri nei suoi progetti (o almeno così spera la mamma), anche se piccoli segnali di particolare predisposizione alle cose spirituali non tardano a manifestarsi.
È però sui 16-17 anni che la vocazione religiosa esplode in lei con forza, facendole desiderare di entrare tra le suore del convento nel vicino villaggio di Hălăuceşti. Dire che mamma non ne è entusiasta è un eufemismo: le fa tutta l’opposizione consigliatale dal suo cuore materno, con l’unico risultato di irrobustire in Veronica il desiderio della vita religiosa. Che tuttavia deve fare i conti anche con il clima socio-politico che la Romania sta vivendo nell’orbita sovietica, con l’ateismo di stato che impone la chiusura delle congregazioni religiose.
Veronica capisce che tutto questo, perlomeno, finirà con il ritardare la realizzazione del suo desiderio e allora si “adatta”, accontentandosi di coltivare la propria vocazione con uno stile di vita claustrale tra le mura di casa. All’interno della quale si prepara una cameretta per il suo raccoglimento e la preghiera, ma intanto diventa l’anima della vita pastorale della sua parrocchia: insegnando catechismo, animando il coro, visitando i malati, proprio come farebbe una suora. Così, infatti, qualcuno la chiama, per come vive e come veste, e la cosa non le dispiace affatto.
Prima aderisce alla Milizia dell’Immacolata (quella di padre Kolbe), poi si iscrive al Terz’Ordine Francescano, infine emette privatamente il voto di castità. La sua spiritualità diventa robusta, nutrita di Eucaristia, illuminata dal Rosario, sorretta dalla Messa quotidiana nella chiesa di Hălăuceşti, distante otto chilometri da casa sua e che raggiunge ogni mattina, prima dell’alba, con un gruppo di amiche.
È purtroppo sola, invece, la sera del 24 agosto 1958, di ritorno da quella chiesa in cui nel pomeriggio è stata amministrata la Cresima e per la quale lei ha lavorato sodo. Vicino ad un campo di granoturco è aggredita da Pavel Mocanu, un giovane del paese, che tenta inutilmente di violentarla (come attesterà l’autopsia) e che alla fine la finisce con quarantadue coltellate. Proprio in quei giorni Veronica sta leggendo la biografia di Maria Goretti (canonizzata soltanto alcuni anni prima) e a due amiche ha confidato che anche lei all’occorrenza si sarebbe comportata così. «Io sono di Gesù e Gesù è mio», aveva scritto su un foglietto: per restarGli fedele ha preferito la morte.
Autore: Gianpiero Pettiti
I primi anni
Veronica Antal nacque il 7 dicembre 1935 nel comune di Boteşti, frazione di Nisiporeşti, in Romania. Era la prima dei quattro figli di Gheorghe e Iova Antal. Fu battezzata il giorno dopo, solennità dell’Immacolata Concezione, nella parrocchia di Hălăuceşti.
A causa dei lavori dei campi che impegnavano tutto il giorno i genitori, era affidata alle cure della nonna Zarafina. Fu lei che, sin dai primi anni, educò la piccola nipote ad avere una grande fede in Cristo e nella Chiesa.
Veronica frequentò le scuole elementari del suo paese, Nisiporeşti. Quando ebbe terminato i quattro anni delle elementari, prese ad aiutare i genitori nel lavoro dei campi. Era dotata di un fisico robusto e di un carattere socievole. Imparò anche a fabbricare i costumi tradizionali del suo Paese e ad aiutare nelle faccende di casa.
Una vocazione impedita dal regime
Verso i 16-17 anni intensificò anche il suo impegno religioso: entrò nel coro parrocchiale e nella Milizia dell’Immacolata. Nello stesso periodo, avvertì più forte la vocazione religiosa, ma non poté realizzare il suo desiderio: in Romania, infatti, il regime comunista, aveva soppresso tutti i conventi, compreso quello delle Suore Francescane Missionarie di Assisi, nel vicino comune di Hălăuceşti.
Non le restò allora che condurre una vita simile a quella di una consacrata, nell’ambito della sua casa. Aderì quindi al Terz’Ordine di San Francesco (oggi Ordine Francescano Secolare) e professò privatamente il voto di castità.
La vita ordinaria di Veronica
Partecipava ogni giorno alla celebrazione della Messa ed era assidua all’Adorazione Eucaristica. Dato che la chiesa parrocchiale era ad Hălăuceşti, Veronica percorreva a piedi, ogni giorno, gli otto chilometri di distanza dalla sua casa. Visitava spesso i malati e aveva un’attenzione particolare per i bambini, che preparava alla Prima Comunione.
Conduceva quindi una vita normale, senza grilli per la testa, desiderosa solo di consacrarsi in futuro totalmente a Dio. Nel frattempo accettava volentieri i sacrifici che le venivano imposti dalle condizioni familiari e da quelle ideologiche della Romania comunista.
L’aggressione e la morte
La sera del 23 agosto 1958, Veronica si diresse ad Hălăuceşti, dove l’indomani sarebbero state celebrate le Cresime. Una delle amiche che l’avevano accompagnata ricordò in seguito di averla vita pallida e abbattuta, durante la funzione. Il 24 agosto, dopo la Messa, aiutò a sistemare in sacrestia. Verso sera, le amiche fecero per andare a casa, ma lei disse loro di precederla: le avrebbe seguite più tardi.
Mentre, in tutta fretta, rientrava a casa, fu assalita da un giovane di nome Pavel Mocanu. Da tempo covava l’intenzione di fare del male a una delle “suore”, come definiva in maniera spregiativa Veronica e le sue amiche, per la loro vita di fede.
Pavel le rivolse proposte indecenti, ma Veronica si oppose. Il giovane la trascinò allora in un campo di granoturco, mentre lei resisteva continuamente. Arrivato al colmo dell’ira, la colpì con ben 42 pugnalate.
La mattina seguente fu ritrovato il suo cadavere in mezzo al campo di granoturco. La ragazza stringeva ancora fra le mani il rosario, che regolarmente recitava durante il suo lungo cammino. L’autopsia riscontrò che effettivamente l’omicida non era riuscito nel suo intento: Veronica era rimasta vergine. Aveva ventitré anni.
Fama di martirio e fasi preliminari della causa
Fu considerata subito dagli abitanti di Nisiporeşti e Hălăuceşti come una martire della purezza. Da più di 45 anni, ogni 24 agosto, viene ricordato l’anniversario della sua morte. Dalle parrocchie vicine si organizzano pellegrinaggi e celebrazioni di Messe sul luogo dell’omicidio. Inoltre, all’intercessione di Veronica venivano attribuite grazie speciali e prodigiose guarigioni.
Solo negli anni ‘90 del secolo scorso, sempre a causa della situazione politica, fu possibile iniziare i passi necessari per promuovere la causa di beatificazione, seguita dall’Ordine dei Frati Minori della Romania. Vice-postulatore fu nominato padre Damian Pătraşcu, il quale ricevette tutte le testimonianze raccolte di nascosto da padre Anton Demeter (per il quale, a sua volta, è aperta la causa di beatificazione) e le integrò con materiali nuovi. A quel punto, presentò al vescovo il libello di apertura della causa.
La causa di beatificazione e il riconoscimento del martirio
Il 10 luglio 2003 la Santa Sede ha dato il nulla osta per l’inizio della causa, aperta poi il 25 novembre 2003 dal vescovo di Iaşi in Romania, monsignor Gherghel. L’ultima sessione dell’inchiesta diocesana si è svolta il 12 novembre 2006. Gli atti dell’inchiesta sono stati convalidati il 24 maggio 2008.
Il 26 gennaio 2018, ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Veronica Antal è stata ufficialmente dichiarata martire.
La beatificazione è stata celebrata il 23 settembre 2018, presso la chiesa della Dormizione della Vergine Maria a Nisiporeşti.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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