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San Giustiniano I Imperatore d’Oriente

14 novembre (Chiese Orientali)

Tauresio (Macedonia), 482 – Costantinopoli, 14 novembre 565


Le Chiese Orientali hanno avuto la tendenza a considerare santi, i loro governanti che si distinsero nel favorire la Chiesa, costruire basiliche e monasteri, emanarono leggi di ordinamento ecclesiastico, difesero la civiltà e l’ortodossia cristiana dalle invasioni barbariche e musulmane, condannarono gli eretici.
Naturalmente tributarono loro un culto, ricordandoli nei calendari delle varie Chiese Ortodosse; così la Chiesa Bizantina al 14 novembre celebra san Giustiniano I imperatore e nello stesso giorno la sua sposa santa Teodora imperatrice.
Giustiniano nacque nel 482 nel villaggio di Tauresio (Tauresium) nella Valle del Vardar in Macedonia, da una famiglia di origine forse mista, essendo la regione punto d’incontro di tre popoli diversi (greci, illiri, traci), in ogni caso era romanizzata.
Lo zio Giustino, generale della Guardia del Corpo imperiale sotto l’imperatore Anastasio I, essendo privo di cultura, volle con sé a Costantinopoli i nipoti, per dare loro un’istruzione, particolarmente in Diritto e Teologia.
Alla morte di Anastasio I (491-518), Giustino divenne imperatore in modo fortunoso; avviò alla gestione dell’amministrazione pubblica il nipote Giustiniano e nel 527 l’associò al trono, facendone il suo legittimo erede.
Alla morte di Giustino I (450-527), Giustiniano nel 527, si ritrovò a 47 anni a governare da solo l’Impero d’Oriente. Nello stesso anno sposò Teodora donna dalla personalità forte, che ebbe grande influenza nelle scelte dell’imperatore; grazie al suo coraggio e all’abilità del generale Belisario (505-565) la rivolta del “Nika” (Vinci!) contro Giustiniano, ad opera di alcuni parenti del defunto sovrano estromessi dal potere, fu soffocata nel 532 a Costantinopoli.
Quando Giustiniano salì al trono imperiale, l’Impero viveva un periodo difficile a causa delle pressioni esercitate su di esso, dai Barbari in Occidente e dai Persiani in Oriente.
Il suo sogno fu di restaurare nella sua integrità politica e spirituale l’Impero Romano; proclamandosi “legge vivente e rappresentante di Dio in terra”; elaborò un’ideologia monarchica di tipo ‘teocratico’, tendente ad unificare nelle mani dell’imperatore, autorità religiosa e potere politico.
Su questo punto era particolarmente vanitoso; riferisce lo storico bizantino Procopio di Cesarea, che egli ascoltava compiaciuto i cortigiani che gli dicevano: “Abbiamo paura che tu, da un momento all’altro, salga al cielo come Nostro Signore”.
Il suo governo durò ben 38 anni (527-565) e lasciò l’impronta della sua personalità in tutti i secoli successivi dell’Impero Bizantino; per l’attività legislativa, per la promozione dell’edilizia sacra, per la politica ecclesiastica, interna ed estera.
Secondo il famoso mosaico di San Vitale a Ravenna, realizzato nel 547, Giustiniano era di media statura, di viso tondeggiante, rosso di capelli; l’altro grande mosaico di S. Apollinare Nuovo sempre a Ravenna, lo mostra più grasso e di aspetto stanco, ma all’epoca di quel ritratto egli era giù avanti con gli anni.
La sua resistenza al lavoro e alle privazioni divenne proverbiale; viveva come un asceta nel suo splendido palazzo, digiunava spesso per due giorni consecutivi e dormiva pochissimo, tanto da essere soprannominato l’”Insonne”; amava i libri, era molto vicino al popolo già dal periodo di console, costretto ad essere severo, conservava la sua magnanimità anche nei momenti più difficili.
Uomo di grande intelligenza, seppe ascoltare e accogliere i consigli altrui e scelse persone capaci a cui affidare i compiti politici e amministrativi, tra queste persone spiccò la moglie Teodora († 548) la quale pur proveniente da un ceto sociale inferiore, seppe imporre i suoi consigli, sostenne e amò il marito, rendendolo più forte (vedere scheda propria).
In politica estera condusse fortunate campagne militari, in Oriente per respingere Bulgari e Persiani che premevano ai confini dell’Impero e in Occidente per contrastare e controllare i regni barbarici dei Vandali, Visigoti ed Ostrogoti, che si erano costituiti in Africa Settentrionale, Spagna e Italia, sul progressivo disfacimento dell’Impero Romano d’Occidente.
Il comando delle forze armate fu affidato al generale Belisario, che nel 534 con una strepitosa vittoria sui Vandali, riconquistò l’Africa nord-occidentale; mentre in Italia il dominio imperiale fu ristabilito solo dopo una guerra ventennale contro i Goti (534-555) con le battaglie decisive di Napoli e Todino, vinte nel 552, dal generale Narsete (478-569), succeduto a Belisario.
Dalla riconquista dell’Occidente dai popoli barbari, rimasero escluse la Gallia e la maggior parte della Spagna.
Nel 559 un’invasione bulgara arrivò alle porte di Costantinopoli, che fu salvata da Belisario ritornato nei favori della Corte, dopo un periodo di disgrazia e dall’alleanza di Giustiniano con gli àvari, popolo unno-tartarico; una nuova pace fu stipulata nel 562 con i persiani, stabilizzando così la situazione dell’Impero ad Oriente.
Giustiniano fu accusato dagli storici di non avere rafforzato l’economia dell’Impero e di aver trascurato di difendere i confini, invece egli si lanciò in avventure belliche che costarono moltissimo, sia sotto il profilo economico che umano e portarono in definitiva a conquiste provvisorie.
Nel campo delle opere pubbliche e sacre, Giustiniano tese ad una grandiosità, mista a semplicità; fu ricostruita più ampia e bella Costantinopoli, colpita da terremoti e dalla peste; fu edificata dagli architetti Antemio e Isidoro, la grande Basilica di S. Sofia nella capitale, sotto la diretta supervisione dell’imperatore.
Fra i tanti edifici religiosi rimasti sino ad oggi, c’è il Monastero di Santa Caterina sul Sinai, che conserva oggi la memoria dell’antica Bisanzio greca; le splendide basiliche di Ravenna, S. Vitale e S. Apollinare Nuovo, con i loro meravigliosi mosaici, in cui sia Giustiniano che Teodora, sono raffigurati attorniati dalla corte e portano l’aureola dei santi.
Giustiniano I ha lasciato inoltre e soprattutto, un’impronta duratura come riordinatore e rinnovatore del Diritto; la riforma giuridica si era resa indispensabile, perché pur essendo in vigore il sistema legislativo di Roma, i migliori giuristi, le scuole giuridiche e la lingua comune dell’Impero erano greci; anche il cristianesimo ormai stabile ed affermato, richiedeva un adattamento delle leggi esistenti.
Nel 528 Giustiniano incaricò una commissione composta dai migliori avvocati, giuristi e professori dell’epoca, presieduta e coordinata dal “magister officiorum” Triboniano, per compilare un nuovo codice di diritto, che sostituisse i precedenti (gregoriano, ermogeniano e teodosiano).
Con una eccezionale celerità, l’anno successivo, il 7 aprile 529 entrò in vigore il nuovo “Codex Iustinianus”, una raccolta di leggi emanate dall’epoca dell’imperatore Adriano (76-138) fino a Giustiniano compreso.
Il 16 novembre 534 fu presentata in greco e latino, una seconda realizzazione: Il Digesto (in greco Pandette), che era una raccolta organica della giurisprudenza corrente, con le sentenze dei più autorevoli studiosi del diritto; poi seguirono nel 534 le “Institutiones”, un trattato giuridico ad uso degli studenti di legge.
Infine più tardi furono pubblicate le “Novellae” o “Constitutiones”, una raccolta dei nuovi e recenti decreti imperiali, sia in greco che in latino.
A partire dal XII secolo, tutti questi testi, decreti, norme e interpretazioni, costituenti il monumentale corpo del diritto civile, presero il nome riassuntivo di “Corpus iuris civilis”.
Lo Stato Bizantino conservò il “Corpus” di Giustiniano, che ne era stato l’artefice e supervisore, per oltre nove secoli come fondamento giuridico, che teneva conto della grande tradizione di Roma, ma anche del carattere cristiano e greco-orientale della nuova società.
La fede ufficiale della Chiesa cristiana, come il suo culto pubblico, erano i soli ormai ammessi e favoriti dalla legge, mentre si bandivano le manifestazioni pagane o eretiche e si accordava alle comunità ebree uno statuto di tolleranza.Altre particolarità giuridiche scaturirono dall’influsso cristiano, che mitigò l’antica severità romana, così ebbero riconoscimento le funzioni ‘sociali’ dell’assistenza ai più deboli e poveri, con contributi ed esenzioni alle istituzioni che se ne interessavano; una rivalutazione della donna nella legislazione matrimoniale e un riconoscimento della dignità umana dello schiavo, non più ‘cosa’ ma ‘persona’; ucciderne uno non era più un diritto del padrone, ma un omicidio.
Nella politica ecclesiastica, Giustiniano fu il primo imperatore ad introdurre la teologia sul trono imperiale attraverso di lui; come quattro secoli prima con Marco Aurelio (121-180) vi era salita la filosofia.
Egli non voleva essere un conciliatore tra le varie opinioni ma un regolatore, prendendo parte egli stesso alle discussioni dogmatiche e senza difficoltà ne dava le interpretazioni, assumendo decisioni corrispondenti, dopo essersi consultato con le autorità ecclesiastiche.
Impose un regime di coordinazione tra Stato e Chiesa, con una chiara predominanza del primo, cosa che si conservò fino alla fine dell’Impero Bizantino.
Ben novanta delle sue “Novellae” si riferiscono alla regolazione di questioni ecclesiastiche. Decretò il sorgere dell’arcivescovado di Giustiniana nella sua terra natale; perseguì con leggi vessatorie, il residuo di paganesimo e i seguaci delle antiche eresie (manichei, ariani, montanisti, samaritani) spingendoli ad accettare l’ortodossia.
Fedele figlio della Chiesa, considerava la vera fede cristiana come il bene più prezioso per gli uomini; fronteggiò il monofisismo dal punto di vista teologico, pur tuttavia non attuò metodi di sradicamento per vari motivi.
Convocò alcuni Concili, accolse i papi che si recavano in Oriente per cercare di dirimere, come soprattutto fece Giustiniano, le dispute teologiche sulla natura umana e divina di Cristo, che suscitò tante divisioni eretiche, con conseguenti condanne.
Giustiniano fu autore di inni liturgici e trattati teologici, che attestano una serietà di studio e di ricerca, che permetteva formulazioni precise e convincenti; i testi rimasti fino a noi sono quasi tutti contro gli eretici, ne sono almeno undici, tutti in lingua greca che è qui complesso elencare.
In definitiva gli sforzi di unificazione religiosa e di lotta alle eresie da parte di Giustiniano, non ebbero successo, le sue intromissioni nel campo della teologia, aggravarono anzi le lacerazioni interne al mondo cristiano, come pure gli interventi diretti sul papato di Roma, ricorrendo anche alla forza militare, provocarono la diffidenza della Chiesa Latina, che si trasformò in tempi successivi in aperta frattura; comunque il suo Impero segnò il momento culminante del potere imperiale su quello della Chiesa (“cesaropapismo”).
Sopravvissuto alla moglie Teodora, che sebbene più giovane di lui di diciotto anni, era morta nel 548; Giustiniano morì il 14 novembre 565 ad 83 anni.
Ben presto la sua memoria fu stabilita nel giorno anniversario della sua morte o in prossimità di essa; così il 14 novembre si ricorda “la memoria di Giustiniano e di Teodora, imperatori piissimi”.
Nel “Sinassario di Costantinopoli”, a questa data è motivata così l’iscrizione di Giustiniano nell’elenco dei santi: “Fu promotore delle fede ortodossa, emanò nuove norme in favore della Chiesa, realizzò opere filantropiche, fece edificare Santa Sofia e altri luoghi di culto in Oriente, nel Mezzogiorno e in Occidente e stabilì la festività dell’Ipapante (Presentazione di Gesù al Tempio) al 2 febbraio”.

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Aggiunto/modificato il 2005-09-21

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