La Riforma Teresiana del Carmelo, dalla Spagna, si diffuse in Europa e poi in tutto il mondo grazie anche a numerose personalità, alcune ingiustamente poco conosciute. Tra queste vi è la Beata Maria di Gesù che Teresa definì il suo “Letradillo”, cioè il piccolo dottore teologo. Durante gli ottanta anni della sua lunga vita, la Spagna conobbe potenza e splendore, ma anche la successiva decadenza. Maria, dal monastero di Toledo da cui quasi mai si allontanò, visse i vari avvenimenti alla luce della fede, che guarda ben al di là della realtà terrena. Ci parlano di lei alcune relazioni autobiografiche, qualche suo scritto e la testimonianza dei contemporanei e dei santi con cui strinse rapporti, prima fra tutti Santa Teresa.
Maria Lopez de Rivas nacque da nobile famiglia a Tartanedo (Guadalajara) il 18 agosto 1560. Il padre morì quando aveva solo quattro anni ed essendo l’unica figlia ereditò un patrimonio considerevole. La madre, vedova a soli diciannove anni, si risposò e la piccola rimase presso i nonni e gli zii paterni a Molina de Argon, dove fu educata cristianamente. Di “rara bellezza”, tra i quattordici e i diciassette anni sostenne la lotta con se stessa e con i familiari per il desiderio che sentiva di consacrarsi al Signore nell’ordine carmelitano da poco riformato. Lasciando agi e ricchezze, vi fu introdotta dal gesuita Padre Castro il 12 agosto del 1577. Entrò nel monastero di Toledo, accolta dalla stessa Teresa che nove anni prima lo aveva fondato. La Madre preannunciò alla comunità la futura santità della postulante e alle prime remore per la sua accettazione dovute alla salute precaria rispose: “La facciano professare, anche se dovesse restare a letto tutti i giorni della sua vita. Questa è la volontà di Dio”. Teresa proponeva una totale donazione di sé al Signore e ciò corrispondeva al desiderio di Maria, nonostante la sua timidezza si manifestasse, a volte, in modo “sanguigno e collerico”.
Professò l’8 settembre 1578. I primi anni furono dedicati prevalentemente all’orazione, iniziandosi a manifestare in lei doni mistici come le stigmate alle mani, ai piedi, al costato e al capo.
A ventiquattro anni fu nominata maestra delle novizie, ricoprì poi questo incarico ben otto volte, alternato al compito di sacrestana, infermiera e sottopriora. Si assentò da Toledo per cinque mesi nel 1585, per la fondazione e l’avvio di un nuovo monastero a Cuerva. Per la prima volta a trentuno anni fu nominata priora. Nel 1600, quando mancava un anno alla scadenza del secondo triennio di priorato, durante una visita canonica, il superiore diede superficialmente credito alle accuse infondate di una monaca deponendo la Beata dalla carica. Suor Maria accettò la prova senza risentimento, conservando inalterato il buonumore. Per un ventennio sopportò umilmente le calunnie, alcune malattie e afflizioni spirituali con cui il Signore provò la sua santità: era la notte interiore dello spirito. Un anno dopo la morte dell’accusatrice, per la quale Maria pregò intensamente per ottenerle un sereno trapasso, veniva pubblicamente riabilitata dallo stesso superiore che davanti alla comunità le chiese perdono. All’unanimità fu rieletta priora il 25 giugno 1624. Successivamente, a causa della malferma salute, ottenne di essere solo consigliera e maestra delle novizie, carica che ricoprì fino alla morte.
Il giorno dell’Epifania del 1629 il Signore le disse: “Maria, tu mi chiedi di essere liberata dalla prigionia del corpo, sappi che non è ancora tempo, perché se finora hai vissuto per te, adesso devi vivere per altri; per il tuo riposo un’eternità ti attende”. E lei davvero donò tutta se stessa per il bene della comunità e del prossimo. In quegli anni si costruiva la nuova chiesa del convento e lei si adoperò per la buona riuscita dell’opera, avvalendosi anche di buone amicizie per raccogliere i fondi necessari. Nonostante fosse molto anziana e con diversi malanni, causati in parte dalle penitenze, condivise sempre la vita comunitaria di preghiera, nell’ammirazione dei fedeli che affollando la chiesa riuscivano a scorgerla dalla grata.
Il 13 settembre 1640, ormai allo stremo delle forze, chiese alla superiora il permesso di morire. Dopo aver ricevuto Gesù Eucaristia spirò. Erano le dieci del mattino. Aveva ottant’anni, di cui sessantatre consacrati al Signore. Una vasta fama di santità la circondava, suor Maria aveva risposto pienamente a quanto, un giorno, si sentì dire dal Signore: “Figlia il tuo amore è così veemente, che nessuno lo merita al di fuori di me”.
Il miglior elogio ce lo dà la Santa Madre Teresa che la ebbe collaboratrice anche nella stesura dei suoi scritti. Maria, invece, fu sentita come importante testimone ai processi di canonizzazione di Teresa, che avvenne nel 1622 con sua somma gioia.
La nostra Beata conobbe S. Giovanni della Croce (il primo incontro fu il 17 agosto 1578) e quando il santo scappò dalla prigionia e si rifugiò nel monastero di Toledo, Maria fu tra le sue più attente ascoltatrici. In merito scrisse due relazioni fortunatamente ancora oggi conservate. La confidenza tra i due durò molti anni e il mistico dottore la tenne sempre in grande considerazione.
Il primo Provinciale del Carmelo riformato, Padre Gerolamo Gracian della Madre di Dio, riferì d’aver constatato in Maria le stigmate della Passione del Signore, misticamente impresse sul suo corpo: «avendo (ella) chiesto a nostro Signore di concederle qualcosa che le facesse sentire fisicamente la sua Passione, ebbe dal Redentore, che le apparve, una corona di spine sul capo, da cui le risultò un dolore così forte che mai le si levava». Strinse relazioni con la Beata Anna di S. Bartolomeo e col Venerabile Domenico di Gesù e incontrò pure il Re di Spagna Filippo III che le chiese preghiere. Come tutte le grandi mistiche i suoi piedi erano però saldi a terra. Ben comprendeva le necessità del prossimo sofferente e tante furono le persone che cercandola per conforto, ne trassero grandi benefici, con colloqui alla grata o attraverso relazioni epistolari.
Le sue grandi devozioni furono per il Bambin Gesù che definiva «dottore dell’infermità d’amore», per il Sacro Cuore, per Maria, per l’Eucaristia. Alle consorelle ripeteva: «Figlie, sanno che siamo di casa con il SS. Sacramento, che viviamo insieme a Sua Maestà, sotto il medesimo tetto? Se i religiosi fossero consapevoli di tale privilegio, nessuno riterrebbe acquistarlo a troppo caro prezzo, fosse pure di lacrime e di sangue». Amava ripetere: «Solo colui che è tanto fortunato da rendere Cristo padrone del proprio essere sa conoscere Dio Divino ed Umano; costui cammina per sicuro sentiero».
Beatificata il 14 novembre 1976 da Papa Paolo VI, la sua festa ricorre il 13 settembre.
PREGHIERA
O Dio, che alla Beata Maria di Gesù, carmelitana,
hai concesso il dono di una profonda contemplazione
dei misteri del Cristo, tuo Figlio,
sino a riflettere in sé l’immagine del suo amore,
per sua intercessione concedici una fede che in tutto cerchi di vedere Gesù
e un amore che ne renda viva nel mondo la presenza di gioia
ed in particolare la grazia che ora di cuore ti chiediamo.
Per Cristo Nostro Signore.
Amen
Autore: Daniele Bolognini
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