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† Colchester, Regno Unito, 1 dicembre 1539
Il Martyrologium Romanum commemora in data odierna il beato benedettino Giovanni Beche, abate del monastero di Colchester. Incriminato per il reato di tradimento, ma in realtà per essersi mantenuto fedele al Romano Pontefice, fu condannato a morte e condotto al patibolo sotto il re Enrico VIII d’Inghilterra. Il papa Leone XIII lo beatificò il 13 maggio 1895.
Martirologio Romano: A Colchester in Inghilterra, beato Giovanni Beche, sacerdote dell’Ordine di San Benedetto e martire, che, abate del monastero di San Giovanni, fu condannato a morte e consegnato al patibolo sotto il re Enrico VIII con il pretesto del reato di tradimento, ma di fatto per aver mantenuto la fedeltà al Romano Pontefice.
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Nel 1534 il clero inglese fu chiamato a prestare un giuramento di supremazia che riconosceva il sovrano inglese come capo della Chiesa nel territorio del regno. Ad eccezione dei Santi Tommaso Moro e Giovanni Fisher, dei monaci certosini e degli osservanti francescani, pochi altri si opposero immediatamente a questo tradimento nei confronti del papa. Gli abati di Glastonbury, Reading e Colchester prestarono tutti giuramento assieme ai loro monaci, sperando di poter così proteggere i loro antichi monasteri dalla tirannia del re, ma tutti e tre raggiunsero un punto di non ritorno quando s’intensificò la soppressione degli ordini monastici.
Nonostante l’abate di Colchester sia stato beatificato con il nome di John Beche, forse il suo vero cognome fu Marshall ed il suo nome religioso Tommaso. Nessuna notizia ci è pervenuta circa le sue origini. Si laureò ad Oxford nel 1515 e per alcuni anni fu abate di St Werburgh presso Chester. Nel 1533, infine, fu eletto abate di St John a Colchester. John Beche era senza dubbio un uomo erudito, amico dei santi martiri Tommaso Moro e Giovanni Fisher. Interessato alle nuove dottrine protestantizzanti, insieme alla sua congregazione benedettina accettò il giuramento previsto dall’Atto di Supremazia. Fu però sorpreso a protestare contro l’esecuzione dei due santi suddetti e ciò fu riferito al re. Nel novembre 1538 alcuni ispettori furono inviati per chiudere l’abbazia di Clochester, ma l’abate ribattè loro: “Il re non avrà mai il mio monastero contro il mio volere e il mio cuore, perchè so che non può prenderlo per diritto e in base alla legge. Perciò in coscienza non posso accettare, né lo farò con il cuore e la volontà”.
Durante i primi quattro giorni del novembre 1539, gli ispettori restarono a Brentwood, nell’Essex, per interrogare i testimoni contro il Beche. Provato che egli si era dichiarato contrario alla soppressione dei monasteri, al matrimonio del re con Anna Bolena ed alla potestà regia sulla Chiesa inglese, l’abate fu interrogato in base a tali accuse, ma tentò di ritrattare le sue tesi temendo la durezza del carcere. Il documento che testimonia questi eventi, autografo dello stesso John Beche, fu ritrovato solamente dopo la sua beatificazione. Ad ogni modo, pare che ritrattò le sue ultimi dichiarazioni durante il processo. Non vi è traccia del processo celebratosi a Clochester, ma uno dei giudici riferì a Cromwell che il prigioniero “in sostanza si riconosceva colpevole, in base alle accuse” e perciò fu giustiziato il 1 dicembre 1539.
Insieme con altre vittime della medesima persecuzione, John Beche fu beatificato dal pontefice Leone XIII 13 maggio 1895 mediante conferma di culto.
Autore: Fabio Arduino
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