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Venerabile Pasquale Canzii Seminarista

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Bisenti, Teramo, 6 novembre 1914 – Penne, Pescara, 24 gennaio 1930

Pasquale Canzii, detto Pasqualino, nativo di Bisenti (provincia di Teramo e diocesi di Pescara-Penne), sentì prestissimo la chiamata al sacerdozio. Seguendo l’esempio di san Gabriele dell’Addolorata, voleva diventare Passionista come lui, ma venne indirizzato al sacerdozio diocesano; entrò quindi dodicenne nel Seminario di Penne il 14 ottobre 1926. Il suo percorso fu improntato all’impegno nel compiere i propri doveri di studio e di preparazione al ministero, tenendo come obiettivo la santità della vita. Colpito da tubercolosi, morì il 24 gennaio 1930 nel Seminario di Penne. Il 21 gennaio 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù di Pasquale, i cui resti mortali sono conservati nel primo altare laterale rispetto all’altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Bisenti, sua parrocchia d’origine.



Infanzia e famiglia
Pasquale Canzii nacque il 6 novembre 1914 a Bisenti, comune in provincia di Teramo, posto nella vallata del Fino. I suoi genitori, Alfredo Canzii e Semira Forcellese, sarto e casalinga, erano persone semplici, ferventi nella vita cristiana e laboriose e accolsero quel figlio tanto atteso con gioia profonda. Ricevette il battesimo il 16 maggio 1915 nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Bisenti.
La sua prima catechista fu la mamma, che gli insegnò ad invocare la protezione dell’Angelo Custode, di san Pasquale Baylon del quale portava il nome (e che era pure il patrono del paese) e di san Gabriele dell’Addolorata, che era stato canonizzato nel 1920 e dichiarato patrono d’Abruzzo. Insieme pregavano Gesù nel Tabernacolo e recitavano il rosario alla Madonna.
Pasqualino, com’era soprannominato, maturò un carattere mite e riservato. Era diligente nel compiere i suoi doveri quotidiani, ma anche come studente e come chierichetto. Ricevette la Prima Comunione il 31 maggio 1925 a 10 anni e la Cresima il 29 maggio dell’anno successivo.

La vocazione
Verso la fine dell’estate del 1926 arrivarono a Bisenti due padri Passionisti, per predicare una missione popolare e ad uno di loro, padre Ireneo Cataldi, Pasquale confidò il desiderio di farsi sacerdote nella stessa congregazione sua e di san Gabriele. Il missionario gli suggerì di riflettere attentamente e di orientarsi, possibilmente, al sacerdozio diocesano.
La madre, quindi, informò il marito della scelta del loro primogenito: dopo la nascita nel 1919 dell’altro figlio, Pietro, Alfredo era infatti emigrato in America per trovare un sostegno economico alla famiglia. Non essendoci ostacoli da parte sua, concesse a Pasqualino di partire: gli avrebbe poi inviato lui il denaro necessario per mantenerlo agli studi. Così il 14 ottobre 1926, a dodici anni, il ragazzo entrò nel Seminario diocesano di Penne (Pescara), vestendo l’abito talare.

Un’anima limpida
Pasquale era di aspetto delicato e gentile. Il suo contegno era sempre rispettoso sia verso i professori sia verso i compagni: per questo, tutti cercavano la sua compagnia. Spesso era indicato come esempio agli altri seminaristi, per il suo impegno nello studio e per l’innato spirito di carità e devozione.
Tutti potevano vedere, nel suo sguardo dolce, lo specchio del suo animo limpido: s’illuminava tutto quando si parlava di Gesù, della Vergine Maria e delle cose divine. Nelle lettere scritte ai familiari e nei suoi appunti espresse con insistenza il suo desiderio e il suo impegno di farsi santo, adempiendo con fedeltà ai suoi doveri per amore di Dio.

«Il dado è tratto»
I familiari, però, iniziarono a preoccuparsi per lui. La madre, vedendolo deperito, gli consigliò di tornare a casa. Pasquale si oppose, invitandola a lasciarlo in Seminario, se davvero gli voleva bene.
Suo padre, dal canto suo, avrebbe preferito vederlo come avvocato o medico, studioso com’era. Arrivò anche a fargli scrivere da un sacerdote americano, nel tentativo di fargli cambiare strada.
Il ragazzo chiese consiglio a padre Cataldi, dopo averlo incontrato di nuovo. Il religioso lo rassicurò: doveva obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini. Così scrisse, in lettere maiuscole, sulla busta della lettera del sacerdote americano: «ALEA IACTA EST», «Il dado è tratto», indicando così che non voleva tornare indietro.

La malattia
Improvvisamente, nel gennaio 1930, si rivelarono in Pasquale i sintomi della malattia del ventesimo secolo: la tubercolosi, che mieteva in Italia e nel mondo innumerevoli vittime, senza distinzione di età.
Nella fase acuta galoppante durò poco, forse perché diagnosticata troppo tardi, ma il giovane seminarista si rese conto della situazione e accettò con serenità la volontà di Dio. Nel suo letto, con le poche forze che gli rimanevano, riusciva appena a recitare brevi invocazioni, dalle quali traspariva la sua fervente fede e il desiderio dell’amore di Dio.

Gli ultimi giorni e la morte
Negli ultimi giorni, alla mamma e alla nonna che l’assistevano amorevolmente, disse: «Si avvicina l'ora beata: sono felice! Iddio mi chiama. Tu mamma mia, non piangere: è necessario che io parta da questo mondo; insieme, facciamo al Signore un'umile offerta della mia vita e del tuo fervido amore materno. Un giorno, lassù, io pregherò per te, per la nonna, per il babbo, per il fratellino, per tutti».
Morì il 24 gennaio 1930 a 15 anni e 2 mesi nel Seminario di Penne, fra il dolore dei familiari e la costernazione di compagni ed insegnanti. La sua salma fu esposta in Cattedrale. I funerali furono officiati dal vescovo monsignor Carlo Pensa, con la partecipazione di tutta Penne; altrettanta partecipazione ci fu alla sua sepoltura nel cimitero di Bisenti.

Il ricordo e la fama di santità
Il suo ricordo è perdurato nel tempo, aumentando la devozione dei fedeli di Penne e di Bisenti e valicando i confini dell’Abruzzo tanto che, nel 1993, si è costituito il Comitato Pasqualino Canzii, perché non si smarrisse. Il 26 gennaio 1999 la diocesi di Pescara-Penne ha ricevuto il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi per l’inizio della sua causa di beatificazione.
Il 4 luglio i resti di Pasquale sono stati riesumati alla presenza di oltre cinquemila persone, incluso suo fratello Pietro, anche lui emigrato negli Stati Uniti, precisamente a Baltimora. Hanno ricevuto nuova tumulazione nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Bisenti, nel primo altare laterale rispetto all’altare maggiore.

La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La fase diocesana della sua causa di beatificazione si è conclusa il 1° aprile 2001 nella cattedrale di San Cetteo a Pescara. Gli atti dell’inchiesta diocesana sono stati convalidati il 1° febbraio 2002. La “Positio super virtutibus” è stata trasmessa a Roma nel 2004.
Il 21 gennaio 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Pasquale veniva dichiarato Venerabile.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-01-27

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