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Santi Carpo, Papilo, Agatonica e compagni Martiri

13 aprile

† Pergamo, Asia Minore, 170 o 250 circa

Tra i più attendibili "Acta" della cristianità, seppur incerta la datazione (Marco Aurelio o Decio), spicca la vicenda dei santi martiri Carpo, vescovo di Gurdos, Papilo, diacono di Tiatira, e sua sorella Agatonica. Condannati dal governatore romano di Pergamo per la loro fede incrollabile e il rifiuto di sacrificare agli idoli, Carpo e Papilo subirono flagellazione e tortura, mentre Agatonica, madre cristiana, resistette alle pressioni per la salvezza dei figli. Condannati al rogo, Carpo e Papilo morirono glorificando Dio, mentre Agatonica li seguì con la stessa fermezza. La loro memoria, attestata da Eusebio di Cesarea e dal Breviario Siriano, è venerata nel Martyrologium Romanum il 13 aprile, insieme ai loro numerosi compagni di martirio.

Emblema: Palma, Rogo

Martirologio Romano: A Pergamo nell’Asia, nell’odierna Turchia, santi martiri Carpo, vescovo di Tiatira, Pápilo, diacono, Agatoníca, sorella di Papilo, e molti altri, che per la loro beata professione di fede ricevettero la corona del martirio.


Gli “Acta” relativi ai santi martiri Carpo, Papilo, Agatonica e loro compagni sono sicuramente tra i più attendibili nella storia della cristianità, anche se purtroppo non è ben chiara la datazione della persecuzione di cui rimasero vittime, cioè sotto il regno di Marco Aurelio (161-180), piuttosto che sotto Decio (249-251). Carpo era vescovo di Gurdos in Lidia, mentre Papiro era diacono di Tiatira, nella medesima provincia, ed Agatonica sua sorella: furono portati davanti al governatore romano di Pergamo ed invitati a mangiare la carne che era stata offerta agli idoli.
Carpo però replicò: “Io sono un cristiano, venero Cristo, Figlio di Dio, che è venuto nel mondo negli ultimi tempi per la nostra salvezza […] ma a questi idoli non offro sacrificio”. Subiti ulteriori interrogatori fu infine condannato alla flagellazione.
Anche Papilo rispose in modo simile al governatore: “Fin dalla giovinezza servo il Signore e non ho mai offerto sacrifici agli idoli: sono cristiano e nient’altro puoi sentire da me all’infuori di questo, poiché non c’è parola più grande e più bella di questa che io possa dire”.
Dopo che anche Papiro fu torturato, venne nuovamente chiesto loro di consumare la carne utilizzata per i sacrifici pagani ed al loro rifiuto furono condannati a morire bruciati sul rogo. Ancora in punto di morte Carpo affermò: “Sii benedetto, o Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, che ti sei degnato di far partecipe della tua gloria anche me peccatore”.
Agatonica era una madre cristiana che patì la persecuzione nel medesimo periodo: a chi la esortava a salvare la propria vita per il bene dei suoi figli rispose: “Mio figlio ha Dio che può avere pietà di lui, perché è lui che provvede a tutte le creature”. Fu così destinata a subire la stessa sorte di suo fratello Papilo e del vescovo Carpo, con la medesima motivazione.
L’antichità del culto dei tre martiri è attestata dalla “Storia ecclesiastica” del celebre Eusebio di Cesarea e dal Breviario Siriano. Il Martyrologium Romanum accolse in seguito tale memoria ponendola al 13 aprile ed aggiungendovi dei presunti numerosi compagni di martirio.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-04-10

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