Santi IRENARCO, ACACIO, VII donne e II fanciulli, martiri di Sebaste.
I. LA PASSIO. La passio greca premetafrastica di Irenarco è stata pubblicata recentemente da G. Garitte e la lunga introduzione che precede l'edizione del testo è, sino ad oggi, il solo studio su questo santo e i suoi compagni. Secondo questo documento, a Sebaste scoppia una persecuzione quando era governatore della città Massimiano. Sette donne, accusate di avere convertito i loro mariti alla religione cristiana, sono condotte davanti al governatore. Uno dei poliziotti, di nome Irenarco, incaricato della custodia delle sette donne, si dichiara cristiano e prende le loro difese. Massimiano è inflessibile e invita le cristiane a sacrificare agli dèi, ma queste, con un inganno, prendono gli idoli e vanno a gettarli nel lago. Ira del governatore contro Irenarco e le sue compagne. Una di queste, madre di due bambini, giunge persino a gettare nel fuoco un abito bianco che il governatore le aveva dato da scegliere in cambio dei tormenti del martirio. Saranno i suoi due figli ad essere poi associati al martirio di Irenarco. Cominciano allora, tra le preghiere delle cristiane e le ingiunzioni del governatore a sacrificare agli dèi, i diversi tormenti: le sette donne sono sospese e le loro carni lacerate, ma dalle loro vene invece del sangue esce latte; vengono in seguito gettate in una fornace che si spegne; infine sono decapitate. Poi è il turno di Irenarco che, avendo rifiutato davanti al governatore di sacrificare, è condannato ad essere immerso nel lago, ma l'acqua si solidifica intorno a lui. I suoi carnefici, che vogliono raggiungerlo sono inghiottiti dalle acque. Nel frattempo Irenarco può ricevere il Battesimo dalle mani del prete Acacio Dopo un nuovo rifiuto a sacrificare, secondo l'ingiunzione di Massimiano, Irenarco è condannato al fuoco e alla decapitazione. Irenarco, Acacio e i due bambini entrano nella fornace; i bimbi muoiono subito, mentre i due adulti vengono tolti dalle fiamme per essere decapitati. Il racconto termina con l'indicazione della data del martirio di Irenarco e dei suoi compagni: un 28 nov. Le loro reliquie furono raccolte da una pia donna, di nome Elisea, che le depose nel luogo stesso del supplizio presso il lago, verso Occidente. Benché questa passio non contenga alcun elemento sicuramente storico, fornisce tuttavia le due « coordinate agiografiche » che H. Delehaye giudica necessarie per stabilire l'esistenza di un culto: il luogo in cui erano venerate le reliquie dei santi (oresso il lago di Sebaste, verso Occidente) e la data della loro commemorazione (28 nov.). Questo racconto fu certamente composto per meglio giustificare il culto già esistente di un s. Irenarco, il ricordo del quale era svanito. Uno dei grandi meriti dello studio di G. Garitte è d'aver scoperto la evidente rassomiglianza esistente tra la passio di Irenarco e quella di s. Biagio, vescovo di Sebaste. Il confronto di questi due testi è in favore della passio di Irenarco; poiché questa presenta una redazione più primitiva nei passaggi paralleli, mentre quella di Biagio porta evidenti segni di soppressione e di riadattamento. Se non si può concludere che la passio di Biagio deriva direttamente dal testo attuale di quella di Irenarco, si può affermare, tuttavia, almeno, che essa dipende da un testo assai simile. Parimenti, anche se non si può, con la sola critica interna, datare la leggenda di Irenarco, si può tuttavia affermare che essa risale almeno all'VIII sec., poiché se ne trovano già le tracce nella passio latina di s. Biagio riassunta (metà del IX sec.) nei Martirologi di Rabano Mauro e di Adone. Se la passio di Irenarco è anteriore a quella di Biagio, essa stessa non è d'altra parte originale. G. Garitte, infatti, dimostrava che, almeno per la prima parte del racconto, in cui il ruolo principale è assunto dalle sette donne, essa dipende certamente da quella oggi perduta, ma nota attraverso la notizia dei sinassari bizantini al 18 marzo, delle sette martiri di Amisio. Non è azzardato pensare che in questa fonte più antica il custode delle sette cristiane fosse designato con il termine « irenarco » (magistrato di polizia urbana) che, in un secondo stadio, è divenuto un nome proprio, Irenarco e, come pensa di poter legittimamente affermare G. Garitte: « è divenuto il martire Irenarco le cui reliquie erano venerate a Sebaste; per un'amplificazione del ruolo di questa comparsa, l'autore ha redatto una passio di Irenarco [la seconda parte de] la quale fa intervenire un prete Acacio e due bambini i quali, uniti ad Irenarco nel culto, dovevano essergli uniti anche nella storia ». Si è già detto che la passio delle sette martiri di Amisio è perduta, e tale scomparsa è spiacevole poiché essa avrebbe rivelato senza dubbio, ad un confronto, una stretta parentela con la storia di altre sette martiri, quelle che figurano nella passio di s. Teodoto di Ancira. Occorre ricordare, inoltre, che anche alla memoria di Leonida, martire a Corinto sono associate sette donne martiri.
II. IL CULTO. Come lo lasciava intravedere la passio, i sinassari bizantini hanno conservato al 28 nov. la memoria di Irenarco. Ma sebbene la loro notizia dipenda dalla passio, non vi si fa menzione dei compagni di Irenarco, né, d'altra parte, è indicato il numero delle « sette » donne. Si precisa soltanto che la festa di Irenarco si celebrava a Costantinopoli nella sua chiesa del Khabdos. Diversi lezionari georgiani menzionano al 28 nov. (ma anche al 26 e al 29) I. ed Eliano. Quest'ultimo non è altri che Eliano di Filadelfia. Nel sinassario armeno di Ter Israel la memoria di Irenarco è venerata al 20 tré (= 28 nov.) e la lunga notizia che gli è dedicata è un riassunto della passio in cui si vedono comparire le sette donne, il prete Acacio e i due bambini. In Occidente, la memoria di Irenarco si trova per la prima volta nel Martirologio di P. Galesini. Essa è riportata al 27 nov. ed al martire sono associati Acacio e le sette donne (la fonte del Galesini non è stata ancora identificata). C. Baronio, allo stesso 27 nov., introduce nel Martirologio Romano una notizia quasi identica a quella del Galesini, sebbene nelle note esplicative riporti una notizia di sinassario assai simile a quella che si trova nella traduzione latina del Menologio del Sirleto (al 28 nov.), non facendo quindi menzione né di Acacio né delle sette donne. Non conoscendo i particolari della passio di Irenarco, certi agiografi hanno voluto identificare il prete Acacio con il monaco omonimo della laura palestinese di Cellibara, venerato precisamente nei sinassari bizantini al 27 nov., rifiutandogli, di conseguenza, tutte le ragioni d'essere venerato con Irenarco.
Autore: Joseph-Marie Sauget
Fonte:
|
|
|
|