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Lapsze Nizne, Polonia, 4 dicembre 1916 – Czerniaków, Polonia, 23 settembre 1944
Józef Stanek fu un sacerdote polacco, membro della Società dell’Apostolato Cattolico, ossia dei padri Pallottini. Dopo l’Insurrezione di Varsavia del 1° agosto 1944, si prodigò per non far mancare l’assistenza religiosa agli insorti. Quando si recò al comando tedesco per avviare le trattative, fu arrestato e, il 23 settembre 1944, messo a morte per impiccagione; aveva 28 anni. Incluso nel gruppo dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale insieme al confratello pallottino don Józef Jankowski, morto nel campo di concentramento di Auschwitz, è stato beatificato da san Giovanni Paolo II a Varsavia il 13 giugno 1999.
Martirologio Romano: A Varsavia sempre in Polonia, beato Giuseppe Stanek, sacerdote della Società dell’Apostolato Cattolico e martire, che, durante la guerra, portò a termine il suo martirio, impiccato dai persecutori della fede.
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Józef Stanek nacque il 4 dicembre 1916 a Łapsze Niżne (Polonia) e fu battezzato il 5 dello stesso mese. Nel sesto anno di vita perse i suoi genitori. Terminati gli studi nel ginnasio dei Pallottini a Wadowice nell’anno 1935, entrò nel noviziato di questa Società a Su¬chary. Il 15 agosto 1937 fece la prima consacrazione pallottina e nel settembre del medesimo anno cominciò gli studi filosofico-teologici. Fu ordinato sacerdote il 7 aprile 1941, quando il paese stava ormai da due anni sotto l’incubo dell’occupazione nazista. In questo clima, dedicandosi alla pastorale, frequentò i corsi universitari clandestini di sociologia a Varsavia. Dopo lo scoppio dell’Insurrezione di Varsavia (1° agosto 1944), che mirava a liberare la città dall’invasore, divenne cappellano degli insorti. Con insolita dedizio¬ne prese la cura pastorale e caritativa dei bisognosi nel quartiere Sródmieście e poi a Czerniaków. Non approfittò dell’occasione a lui offerta per salvarsi, varcando su un pontone il fiume Wisła. Il suo posto lo lasciò a un ferito e lui rimase con gli assediati, per non privarli dell’assistenza religiosa. Essendo poi consapevole che la continua¬zione dell’insurrezione non aveva più senso, egli fece tutto il possibile per salvare il massimo numero di persone. Per questa ragione trattò anche con gli occupanti. Fu arrestato dai militari nazisti, quando si recò al comando tedesco per trattare la capitolazione dei combattenti e il giorno dopo, il 23 settembre 1944, fu impiccato davanti agli occhi della gente ammassata proprio in quel momento dagli invasori sul posto dell’esecuzione. Aveva solo 28 anni. Fu proclamato beato da san Giovanni Paolo II, insieme agli altri 107 martiri della Chiesa in Polonia, il 13 giugno 1999 a Varsavia.
La spiritualità e il martirio del Beato
Ryszard Czugajewski, scrittore, uno dei più grandi promotori della Causa di Beatificazione di Stanek, ha pubblicato su di lui un libro dal titolo «Ha amato fino alla fine» (Umiłował do końca). Questo titolo può essere preso come una sintesi della spiritualità del Beato. Il suo zelo pastorale si vedeva in ogni lato del servizio sa¬cerdotale, che egli svolse per soli tre anni nel clima tutto particolare della realtà dell’occupazione nazista, della persecuzione della Chiesa e, d’altra parte, del risveglio del patriottismo della popolazione della Polonia, che in vari modi organizzava la resistenza. I numerosi testimoni notano che la fondamentale motivazione dell’attività di don Józef, era l’amore ¬di Dio. Fra gli altri, don Józef Dąbrowski, confratello pallottino e collega dei tempi degli studi, dichiara: «Considerando la vita di don Stanek in prospettiva odierna, sono convinto che egli si sentisse obbligato a vivere guidato sempre da un amore eccezionale di Dio e che Dio ... lo preparò all’offerta eroica della sua vita per la difesa della fede e della nazione».
Le situazioni estremamente difficili in cui si trovava dopo lo scoppio dell’Insurrezione di Varsavia, hanno messo in luce l’eroicità del suo amore verso il prossimo, poiché da cappellano degli insorti, senza ¬armi in mano, si esponeva a continui pericoli di vita. Prima dei combattimenti, ascoltava le confessioni, celebrava la santa Messa per i soldati e con grande impe¬gno personale portava aiuto ai malati e ai feriti e li disponeva alla morte. Don Józef non pensava mai alla propria sicurezza e tanto meno al suo comodo. Qualsiasi cibo trovava, sebbene allora fosse cosa assai rara, lo riservava ai feriti.
Il 22 settembre dopo i massicci attacchi delle forze degli occupanti sul punto di resistenza a Czerniaków, verso le ore 11.00, i nazisti mandarono agli insorti una delegazione della popolazione civile della città per sollecitarne la resa. In questa situazione Stanek, per risparmiare ulteriori vittime, sempre nella sua veste talare, con il sottotenente “Jaszczun” (Józef Kędzierski), si recò al comando ¬nazista. I contatti però non solo non portarono risultati positivi, ma il Sacerdote venne subito arrestato. Il giorno successivo, il 23 set. 1944, quando ormai la resistenza nel detto quartiere era stata soffocata, venne impiccato fra le rovine di una fabbrica nel quartiere di Solec, davanti agli occhi degli insorti catturati, che erano portati nella prigione. Insieme con lui furono im¬piccate due ragazze.
Ecco che cosa racconta il testimone oculare, P. Józef Warszawski SI, anche lui cappellano, catturato insieme con gli altri insorti: «Emergeva appunto dalle profondità delle rovine, una nuova catena di folla. Stavano dirigendosi verso di noi... preceduti dalle uniformi tedesche, dietro le quali veniva un prete... Finalmente potei distinguerlo: era il Pallottino Don Józef Stanek. Lo facevano venire avanti spingendolo verso di noi. Quando lo scorse la “Strafkompanie”, non mancò di ruggire con aria beffarda. Correndogli incontro, gli davano pugni in faccia, e lo picchiavano ¬finché non raggiunse le nostre file. Ciò facendo, urlavano il loro credo na¬zista con le parole: “Das sind die schlimmsten! Nicht die Engländer! Nicht die Juden! Die in den schwarzen Kukullen! Das sind die Teufel!” – “Questi sono i più cattivi! Non gli Inglesi! Non gli Ebrei! Ma questi con le gonne nere! Sono questi i diavoli!” ... Ti¬randolo di qua e di là, lo spingevano verso le rovine di una fabbrica vicina... E così morì - in odium fidei et vindictae» (Sum. p.1657).
Un altro testimone oculare della strage, la signora Halina Darska, completa il quadro, aggiungendo che, quando gli veniva già messo il laccio al collo e si tirava la fune verso l’alto, egli «sollevò visibilmente una, o forse ambedue, le sue mani come se volesse salutare, benedire o assolvere tutti i presenti, di numero non inferiore alle duecento persone». Il corpo di Giuseppe per ordine dei militari venne lasciato per qualche tempo sul patibolo per impaurire la gente che doveva passare in prossimità della forca.
Sin dall’inizio della entrata di Józef Stanek tra i Pallottini, si poteva notare in lui un costante impegno a dedicare interamente la vita alla gloria di Dio e a sacrificare ogni momento della vita alla missione di pastore delle anime e di cittadino amante della patria. Le particolari circostanze lo spinsero a tenere presente, continuamente, il senso del sacrificio alla luce della fede. I testimoni dichiarano che egli si distingueva per la sua grande fiducia nella Provvidenza divina, incoraggiava tutti a tale fiducia e, se era necessario, ad accettare con dignità la morte che sarebbe stata certamente un valido messaggio per gli altri.
La morte di don Józef, è stata subito interpretata da una vasta cer¬chia di persone come un martirio per la fede e per la patria. Questa convinzione continua ad essere viva nelle diverse regioni della Polonia e, in particolare, fra i partecipanti dell’Insurrezione di Varsavia. Prima della beatificazione furono recitate preghiere per la sua elevazione agli altari e adesso vengono continuate per la sua canonizzazione. Dopo la beatificazione, a Varsavia gli sono state intitolate la cappella che si trova nel Museo dell’Insurrezione di Varsavia e una via in questa città. Gode di particolare venerazione tra gli ex combattenti della seconda guerra mondiale, come anche nella Parrocchia e nella regione della sua nascita. La sua memoria liturgica, insieme al beato Józef Jankowski, è celebrata il 12 giugno, ma il Martirologio Romano lo ricorda nella data del martirio.
Autore: don Jan Korycki SAC
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