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Giuseppe Capograssi Filosofo

Testimoni

Sulmona, L'Aquila, 15 marzo 1889 - Roma, 23 aprile 1956

Giurista, studioso del personalismo cattolico, e testimone dell'amore cristiano, Giuseppe Capograssi nasce a Sulmona (AQ) il 15 marzo 1889 da genitori di nobili origini. Insigne studioso di Diritto, inizia la carriera accademica a Macerata, dove viene nominato anche rettore. Poco prima della morte, avvenuta a Roma il 23 aprile 1956, è nominato giudice della Corte Costituzionale. Evento centrale della sua vita è l'incontro e il matrimonio, nel 1924, con Giulia Ravaglia, cui dedica una raccolta di pensieri che costituiscono una bella testimonianza sulla vita di coppia. Definito «Socrate cattolico» da Carlo Arturo Jemolo, Capograssi è tra i fondatori, nel 1948, dell'Unione giuristi cattolici italiani, di cui è anche il primo presidente.


La vita
Nato a Sulmona (Aq) il 21 marzo 1889 (da una antica casata della provincia di Salerno trasferitasi nella cittadina abruzzese nel 1319, al seguito del vescovo Andrea), Giuseppe Capograssi è stato un filosofo del diritto di fama internazionale. Iniziò la carriera accademica a Macerata, dove venne nominato rettore; quindi si trasferì a Padova, Napoli e, infine, a Roma, dove ricoprì l'incarico di consigliere superiore della Pubblica istruzione e di giudice presso la Corte costituzionale (3 dicembre 1955 – 23 aprile 1956). Fu tra i fondatori dell'Ugci (Unione giuristi cattolici italiani) di cui fu anche primo presidente.
Evento centrale nella vita del giurista fu l'incontro e il matrimonio, nel 1924, con Giulia Ravaglia che condivise con lui la cura, nelle varie sedi universitarie, di una cerchia di discepoli riuniti intorno al maestro - "Socrate cattolico", secondo la definizione di Arturo Carlo Temolo -; un "sodalizio che educò molti futuri giuristi alla scienza giuridica, ai valori cristiani (sant'Agostino, Pascal, Vico e Rosmini) e alla civile religione della libertà". Durante i 5 anni del fidanzamento, Capograssi scrisse ogni giorno a Giulia, comunicandole pensieri, riflessioni, idee scaturite dalle molte letture, per annullare le distanze che separavano i due giovani.
Il risultato sono circa 2000 foglietti, piegati in quattro, che sono stati raccolti nei 3 volumi dei "Pensieri a Giulia, in cui, tra l'altro, scriveva: "Il mondo chiama spesso uomo fortunato colui che ha molte fortune. Come sempre il mondo è in errore. Fortunato è colui che riesce a trovare rispecchiato il proprio essere nell'essere di un altro spirito. Si vive solo quando si ama". Capograssi morì il 23 giugno 1956.

Pensiero
Fondamentale nella speculazione filosofica di Capograssi, il concetto di persona. L'originalità del suo personalismo risiede nell'idea che l'individuo, nel mondo sociale, sia in costante relazione con le istituzioni intese come "organismi etici collettivi". Altrettanto importante la sua concezione dello Stato. Fu critico nei confronti dello Stato corporativo che non si limitava ad avere una funzione conciliativa e pacificatrice, ma intendeva formare una nuova realtà sociale: non più "Stato soggetto alle realtà sociali, essenzialmente formato da esse, (...), ma Stato a sé stante, vera forma sostanziale". Capograssi, che intende restituire lo Stato alle sue vere funzioni di definitore e gestore di tutti gli interessi nazionali, è per uno Stato costituzionale democratico nel quale l'autonomia regionale si pone a difesa dell'individuo e delle singole realtà sociali.

Hanno detto di lui
"La vera individualità di Capograssi – ha scritto p. Giandomenico Mucci s.j. tracciandone un profilo -, la verità della sua vita, tutta intima e nascosta, fu quella di umanista cattolico e uomo di riflessione e di preghiera". E se: "non si considera a fondo questa sua anima segreta, non restano sufficientemente illuminate le sue qualità di finissimo giurista e originale filosofo, di penetrante moralista e prosatore vigoroso. Anche chi leggesse i 7 volumi delle sue opere, tra le quali Introduzione alla vita etica, Analisi dell'esperienza comune e Il problema della scienza del diritto, conoscerebbe il meno di lui, se contemporaneamente ignorasse la sua interiorità, il suo continuo anelito all'unione con Cristo vissuta nei Sacramenti, nutrita di Scrittura, sostenuta dai prediletti Dante e Manzoni".
Commentando i tre volumi di "Pensieri a Giulia, padre Mucci sottolinea: Sono pagine lievi e profonde, nelle quali la fede genuina si compone senza reticenze e strappi con la cultura e la cultura si trasforma in un una vasta apertura sul mistero dell'uomo, in stupefatta meraviglia per l'opera di Dio negli intelletti e nei cuori: meraviglia che il crocifisso Dio dell'amore ci abbia dato la sua stessa carità e voglia che l'uomo la diffonda intorno a sé". "Non è per puro caso – conclude padre Mucci - che Paolo VI abbia confidato a Giulia, dopo la morte di Capograssi, il suo desiderio di vedere iniziato il processo canonico di beatificazione di un così esemplare servitore di Dio, dell'uomo e dello Stato".


Fonte:
www.chiesacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2009-03-15

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