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Santi Martiri Giapponesi (Paolo Miki e 25 compagni)

Festa: 6 febbraio (5 febbraio) - Memoria

† Nagasaki, Giappone, 5 febbraio 1597

Nel XVI secolo, il cristianesimo si diffuse rapidamente in Giappone grazie all'opera dei missionari gesuiti e francescani. Tuttavia, nel 1597, l'imperatore Toyotomi Hideyoshi ordinò l'arresto e la crocifissione di 26 cattolici, tra cui sei missionari, tre gesuiti giapponesi e diciassette terziari francescani giapponesi. I martiri, tra cui il giovane Paolo Miki, furono condotti in un lungo e doloroso viaggio da Kyoto a Nagasaki, dove furono crocifissi sulla collina di Nishizaka. Papa Urbano VIII beatificò i protomartiri giapponesi il 14 settembre 1627 e il pontefice Beato Pio IX infine li canonizzò l'8 giugno 1862.

Martirologio Romano: Memoria dei santi Paolo Miki e compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani, lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo.
(5 febbraio: A Nagasaki in Giappone, passione dei santi Paolo Miki e venticinque compagni, martiri, la cui memoria si celebra domani).
[I loro nomi sono: santi Giovanni da Goto Soan, Giacomo Kisai, religiosi della Compagnia di Gesù; Pietro Battista Blázquez, Martino dell’Ascensione Aguirre, Francesco Blanco, sacerdoti dell’Ordine dei Frati Minori; Filippo di Gesù de Las Casas, Gonsalvo García, Francesco di San Michele de la Parilla, religiosi dello stesso Ordine; Leone Karasuma, Pietro Sukejiro, Cosma Takeja, Paolo Ibaraki, Tommaso Dangi, Paolo Suzuki, catechisti; Ludovico Ibaraki, Antonio, Michele Kozaki e Tommaso, suo figlio, Bonaventura, Gabriele, Giovanni Kinuya, Mattia, Francesco de Meako, Gioacchino Sakakibara, Francesco Adaucto, neofiti.]


La Chiesa Cattolica festeggia in data odierna i Santi Martiri Giapponesi (gruppo meglio noto come: San Paolo Miki e 25 compagni), posticipando di un giorno la memoria rispetto all’anniversario del tragico eccidio di questa schiera di sacerdoti, religiosi e laici indigeni del Giappone, nonchè alcuni missionari, primi ad effondere con il loro sangue questa terra in testimonianza della fede in Cristo.
La prima comunità cattolica del Giappone fu fondata a Kagoshima nel 1549 dal gesuita San Francesco Saverio, patrono delle misioni, giuntovi dall’India con due confratelli ed un neofita, il nobile guerriero Anjiro, che aveva ricevuto il battesimo con un suo amico ed un suo servo. In due anni il grande santo fondò altre comunità nell'isola Hirado, a Bungo ed a Yamagushi, da cui il cristianesimo si diffuse in altri centri, compresa la capitale Miyako, con il favore dei signori feudali. Per oltre quarant'anni il cristianesimo godette di ampia libertà e continuò perciò la sua marcia, facilitata da conversioni collettive, proprie del sistema feudale, in cui i sudditi sono spinti ad imitare l’esempio dei propri signori. Nel 1587 i cattolici avevano già raggiunto la cifra di ben 205000 unità ed erano assistiti da 43 sacerdoti, coadiuvati da altri 73 tra chierici e fratelli, 47 dei quali di nazionalità giapponese.
Il primo editto di persecuzione nei loro confronti risale al 24 luglio 1587 e venne emanato da Toyotomi Hideyoshi, luogotenente generale dell'imperatore, che però non fece dare esecuzione ma ponendo tuttavia le premesse per le successive sanguinose persecuzioni. La Compagnia di Gesù continuò ad esercitare indisturbata il suo apostolato, insieme con i Francescani giunti nel 1593 dalle Filippine. Svariate furono le cause del primo bando: il rifiuto da parte dei Gesuiti di una nave per una spedizione militare giapponese in Corea, l’opposizione delle vergini cristiane a divenire concubine dell'imperatore; il timore dell'influsso straniero con l'aumento dei cattolici. Ciò che invece nel 1597 provocò un nuovo decreto di persecuzione, questa volta poi attuato, furono le fantasticherie con cui il comandante spagnolo della nave San Filippo, arenatasi sulla coste giapponesi, urtò la suscettibilità del dissoluto imperatore Taikosama Hideyoshi, uccisore del suo predecessore, Oda Nobunaga (+1582). Il capitano gli spiegò infatti che l’elevato numero di terre possedute dal re di Spagna in ambo gli emisferi del pianeta era proprio dovuto all’opera dei missionari cattolici, che avrebbero preparato la strada ad una conquista militare. L'imperatore, da principio favorevole ai cristiani, s'insospettì dunque delle reali intenzioni dell'apostolato dei gesuiti e dei francescani e, temendo della veridicità di quanto riferitogli, l'8 novembre 1596 ordinò ai governatori di Osaka e Miyako di far arrestare tutti i religiosi che vi si trovavano.
I perseguitati riuscirono a disperdersi in tempo nelle campagne, fatta eccezione di tre gesuiti, sei francescani e diciassette loro terziari, che vennero arrestati all'inizio del 1597 e condotti tutti sulla piazza di Miyako con le mani legate dietro la schiena. Fu poi tagliato loro un pezzo dell'orecchio sinistro, non avendo voluto il governatore Xibungo che, in adempimento alla sentenza dell'imperatore, fossero recise ad essi entrambe le orecchie e mozzato il naso. I prigionieri, grondanti sangue, furono fatti salire a gruppi di tre sopra delle carrette e condotti quali malfattori per le contrade della città, preceduti da una guardia che recava scritto sopra un'asta il motivo della loro condanna: “Perché costoro, venuti dalle Filippine con titolo di ambasciatori, si trattenevano in Miyako predicando la legge dei cristiani, che io proibii gli anni passati rigorosamente, e hanno fabbricato la chiesa e fatto scortesie, comando che siano crocifissi a Nagasaki insieme con i giapponesi che si fecero della loro legge”. La popolazione, in un mesto silenzio, mostrò pietà e simpatia per quelle innocenti vittime che pregavano ed insieme andavano con serenità verso l’ultima meta. In particolare tre fanciulli, Tommaso Cesaki, Antonio da Nagasaki e Ludovico Ibarki, commossero anche i più insensibili spettatori, intenti a cantare con voce angelica inni al loro Signore. Qualche cristiano chiese alle guardie di poter salire sulle carrette, ma esse non osarono infrangere gli ordini ricevuti.
L'imperatore aveva infatti disposto che il viaggio da Miyako a Nagasaki, circa 450 miglia, fosse fatto a cavallo e a piedi, sia per intimidire il popolo che per aumentare le sofferenze ai futuri martiri. Dopo il lungo percorso durato ventisei giorni, fra le intemperie atmosferiche, il 1° febbraio 1597 giunsero a Korazu. Paolo Miki, divenuto il più celebre del gruppo in quanto primo giapponese entrato in un ordine religioso, tentò invano di convertire un gentiluomo suo conoscente. Il comandante della città tentò di far apostatare due dei fanciulli suddetti, Ludovico ed Antonio, ma non ebbe successo nella sua iniziativa. Constatando come i prigionieri preferissero morire anziché rinnegare la propria fede, ordinò che a Nagasaki venissero innalzate cinquanta croci sulla collina attigua ala città. I prigionieri ottennero di porsi confessare, ma fu vietato ai sacerdoti giunti per l’occasione di celebrare l’Eucarestia e dunque di comunicarsi.
I portoghesi avevano manifestato il loro malumore e il governatore di Nagasaki temeva una sollevazione popolare, ma nonostante ciò il 5 febbraio 1597 i prigionieri furono avvisati che si avvicinava l'ora dell'esecuzione e furono portati sulla collina ove, in un recinto, erano state erette le ventisei croci. Al loro passaggio i cristiani si prostrarono per raccomandarsi alle loro preghiere. Non appena i condannati a morte scorsero le croci che portavano scritto i loro nomi, s'inginocchiarono innanzi ad esse e le baciarono. Ciascuno fu legato vestito a quella che gli era stata assegnata e tutti contemporaneamente furono issati in alto. Al comando di Azamburo quattro guardie impugnarono le lance, uno dei crocifissi intonò allora il “Benedictus” e tutti lo cantarono insieme con un coraggio e una pietà tali da intenerire persino i pagani presenti. Il piccolo Antonio per conto suo intonò il salmo "Lodate, fanciulli, il Signore", al quale fecero eco gli altri due suoi compagni fino alla fine, Tommaso e Ludovico. Il primo ad essere ucciso da due colpi di lancia fu Felipe Las Casas, mentre l'ultimo fu Padre Pierbattista. Prima che quest’ultimo morisse una donna pagana, priva della parola, a contatto della croce da cui egli pendeva riacquistò improvvisamente la voce. Il santo le amministrò il battesimo con la mano libera dai lacci. Paolo Miki approfittò sino all'ultimo per predicare con la straordinaria eloquenza che sempre lo aveva contraddistinto, terminando con una fervente preghiera per i suoi carnefici e la conversione di tutti i giapponesi.
Quando tutti furono trafitti, i cristiani fecero irruzione nel recinto per raccogliere con devozione il sangue dei martiri mediante pannolini. Per oltre sessanta giorni gli uccelli rapaci rispettarono i loro corpi, dai quali emanava un fragrante odore. Il corpo di Padre Pierbattista fu visto alcune volte discendere miracolosamente dalla croce per recarsi a celebrare l’Eucaristia nella chiesa di Nagasaki, con il piccolo Antonio in veste bianca in funzione di chierichetto, tra il canto delle schiere angeliche. Per invitare alla fede cristiana i pagani, Dio fece sì che attorno al capo dei martiri apparisse più volte un'aureola luminosa e che dal cielo scendessero su ciascuno globi di fuoco. Sessantadue giorni dopo la morte, il corpo di Padre Pierbattista si mosse alla presenza di innumerevoli testimoni e dalle sue ferite sgorgò, come già avvenuto al terzo giorno dopo la morte, una copiosissima quantità di sangue.
La venerazione nei confronti di questi gloriosi martiri non venne mai meno nei cristiani, anzi la loro fama si propagò ben presto nel mondo, essendo i missionari di varie nazionalità. Papa Urbano VIII beatificò i protomartiri giapponesi il 14 settembre 1627 e il pontefice Beato Pio IX infine li canonizzò l'8 giugno 1862.

Riportiamo di seguito l’elenco dei ventisei martiri, con i nomi in lingua italiana come riportati nella'ultima edizione del Martirologio Romano, rimandando alle singole schede per maggiori informazioni su cascuno:

22700   - Paolo Miki, chierico della Compagnia di Gesù
91190   - Giovanni da Goto Soan, religioso della Compagnia di Gesù
100907 - Giacomo Kisai, religioso della Compagnia di Gesù
22072   - Pietro Battista Blázquez, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori
100917 - Martino dell’Ascensione Aguirre, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori
100918 - Francesco Blanco, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori
93367   - Filippo di Gesù de Las Casas, religioso dell'Ordine dei Frati Minori
100919 - Gonsalvo García, religioso dell'Ordine dei Frati Minori
100920 - Francesco di San Michele de la Parilla, religioso dell'Ordine dei Frati Minori
- Leone Karasuma, catechista
- Pietro Sukejiro, catechista
- Cosma Takeja, catechista
- Paolo Ibaraki, catechista
- Tommaso Dangi, catechista
- Paolo Suzuki, catechista
93368   - Ludovico Ibaraki, neofito
93368   - Antonio, neofito
- Michele Kozaki, neofito
93368   - Tommaso, figlio del precedente, neofito
- Bonaventura, neofito
- Gabriele, neofito
- Giovanni Kinuya, neofito
- Mattia, neofito
- Francesco de Meako, neofito
- Gioacchino Sakakibara, neofito
- Francesco Adaucto, neofito


Autore:
Don Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2025-02-06

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