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San Pietro di Anagni Vescovo

3 agosto

† 1105

San Pietro de’ Principi di Salerno, monaco benedettino, fu eletto dal clero e dal popolo alla cattedra episcopale di Anagni dopo la morte del vescovo Bernardo. Fu consacrato a Roma dal Papa Alessandro II, del quale era stato cappellano. Curò la costruzione della cattedrale dal 1073 al 1104 e si impegnò nella riforma della vita del clero e di tutti i cristiani. Morto nel 1105, la sua canonizzazione avvenne a Segni nel 1110 ad opera di Papa Pasquale II.

Martirologio Romano: Ad Anagni nel Lazio, san Pietro, vescovo, che rifulse dapprima per l’osservanza monastica e in seguito per lo zelo pastorale, portando a termine la costruzione della cattedrale.


Con Bolla data da Segni il 4 giug. 1110, indirizzata ai vescovi di Anagni e della Campania romana, il papa Pasquale II annoverava Pietro, già vescovo di Anagni, nel catalogo dei santi, ne autorizzava il culto per le diocesi della Campania e ne assegnava la celebrazione al 3 ag. Per le virtù esercitate dal santo ed i fatti miracolosi con cui la divina grazia lo aveva illustrato in vita e dopo morte, la Bolla faceva riferimento alla fedele narrazione di Bruno, vescovo di Segni.
Questa narrazione non ci è pervenuta, ma per la conoscenza di Pietro ci è rimasta una leggenda com­posta poco prima del 1181. purtroppo non conser­vata nella sua integrità. Essa manca, infatti, del prologo ed ha subito qualche altro taglio quando, nel 1325, fu distribuita in parti che dovevano servire come lezioni per la celebrazione dei divini Uffici nel giorno festivo del santo e nell'ottava. L'Ufficio del santo con le dette lezioni è ripor­tato dal Lectionarium per annum ad usum ecclesiae Anagninae.
Per la composizione della leggenda l'anonimo autore, che probabilmente appartiene al clero della cattedrale, ebbe a disposizione — oltre la Vita scritta da Bruno di Segni, che forse ne costi­tuisce l'ordito — la relazione, composta tra il 1113 ed il 1117 dal vescovo Pietro II di Ana­gni. dei prodigi verificatisi durante la duplice tra­slazione del martire Magno e durante la ricogni­zione ad onera di Pietro delle reliquie e, infine, la tra­dizione orale della Chiesa anagnina. Pertanto, quan­tunque manifesti alcune incongruenze riguardanti la cronologia e le circostanze dei fatti narrati, la leggenda è da ritenere sostanzialmente attendibile.
Essa ci presenta il santo vescovo, animato dallo spirito della riforma gregoriana, tutto intento, nella sede a lui affidata da papa Alessandro II, all'opera di restauro della disciplina ecclesiastica, a ravvi­vare il culto del martire Magno, a rivendicare i beni della sua Chiesa, usurpati dai laici, e rico­struire dalle fondamenta l'edificio fatiscente della cattedrale.
Lo avevano preparato all'ufficio pastorale la vita di raccoglimento e di preghiera, cui era stato avviato fin da fanciullo, quando, discendente dalla famiglia dei principi longobardi di Salerno e rimasto orfano dei genitori, fu offerto al mona­stero di S. Benedetto, lo studio quivi perseguito dei sacri canoni e la pratica nella trattazione degli affari ecclesiastici acquisita presso Alessandro II, al cui servizio, come cappellano, lo volle addetto il cardinale Ildebrando, dopo averlo tratto dal monastero salernitano. Durante il suo episcopato Alessandro II si valse ancora di lui, inviandolo come apocrisario presso l'imperatore d'Oriente Michele VII pro concordia fidei. Mancò poi nuova­mente dalla sua sede avendo seguito, nella crociata, Boemondo di Taranto, recandosi poi ancora a Costantinopoli presso l'imperatore.
In Anagni, dovette molto soffrire a causa dei chierici nemici della riforma, ma quando, dopo quarantatre anni di episcopato, venne a morte il 3 ag. 1105, l'ardua opera era compiuta: ricostruita la cattedrale e restaurata la disciplina canonica, con la vita comune; ecclesiastici da lui formati erano pronti a succedergli degnamente nel regime della Chiesa anagnina. Il suo amico e collabora­tore, Bruno di Segni, poté allora, dopo averne celebrato le esequie, narrarne la vita edificante e preparare la sua glorificazione. Per le vicende del culto, ricordiamo che, dopo la proclamazione della santità di Pietro, avvenuta il 4 giug. 1110, il secondo successore del santo, Pietro II, come è riferito nella leggenda, curò la traslazione del corpo di lui dalla basilica superiore alla inferiore. Quivi, dopo oltre due secoli, il canonico anagnmo Jacopo de Guerra restaurava l'altare eretto in suo onore, consacrato poi il giorno 11 febb. 1324, e, in un'ampia nicchia scavata nella parete di fondo, faceva dipingere, nobilmente seduto in cattedra, il santo vescovo, tra le figure erette delle sante Aurelia e Neomisia. Infine, una costituzione capi­tolare del 15 genn. 1325 stabiliva che la celebra­zione festiva del santo fosse elevata a rito doppio con ottava, come quelle di s. Magno e di s. Secon­dina. La Chiesa anagnina celebra tuttora la sua festa il 3 ag., ma poiché egli è paironus minus principalis della città e diocesi, il suo busto di rame argentato, con reliquia, opera del 1541, viene esposto accanto al busto simile del martire Magno nelle celebrazioni patronali del 19 agosto.


Autore:
Vincenzo Fenicchia


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2009-04-29

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