Settembre, il mese degli sposi…santi? Sembrerebbe proprio di sì ed inoltre la maggior parte di essi è concentrata al giorno 10. Diciamo subito che si tratta esclusivamente di sposi martiri e per lo più sono giapponesi, una nazione che ha pagato un altissimo tributo di sangue per la fede, grazie al quale, forse, il cristianesimo è sopravvissuto in quella terra. Fin dal secolo XVI a Nagasaki era sorta la prima consistente comunità cattolica del Giappone. A Nagasaki, il 5 febbraio 1597, danno la vita per Cristo trentasei martiri (sei missionari francescani, tre gesuiti giapponesi, ventisette laici), canonizzati da Pio IX nel 1862. Quando riprende la persecuzione nel 1637 vengono uccisi addirittura trentacinquemila cristiani. Poi la giovane comunità vive, per così dire, nelle catacombe, separata dal resto della cattolicità e senza sacerdoti; ma non si estingue. Nel 1865 il padre Petitjean scopre questa “Chiesa clandestina”, che si fa da lui riconoscere dopo essersi accertata che egli è celibe, che è devoto di Maria e obbedisce al Papa di Roma; da allora la vita sacramentale può riprendere regolarmente. Nel 1889 è proclamata in Giappone la piena libertà religiosa, e tutto rifiorisce. Il 15 giugno 1891 viene eretta canonicamente la diocesi di Nagasaki, che nel 1927 accoglie come pastore monsignor Hayasaka, che è il primo vescovo giapponese ed è consacrato personalmente da Pio XI. L’ultima ecatombe di cattolici giapponesi avviene il 6 agosto 1945: infatti, tra le vittime della bomba atomica su Nagasaki, scomparvero in un sol giorno i due terzi della vivace comunità cattolica giapponese. Una comunità quasi azzerata con la violenza per due volte in tre secoli, che tuttavia sopravvive, fondandosi anche sull’esempio dei suoi martiri. Questa settimana vogliamo far memoria di Paolo e Maria Tanaca, che sono imprigionati a Nagasaki perché colpevoli di non aver denunciato la presenza in casa loro di alcuni missionari, come impone la legge. Il fatto è che Paolo e Maria non se li son trovati in casa come sgraditi ospiti, ma hanno loro aperto le porte, proprio nel tentativo di salvare quei missionari dalla persecuzione. Tentano in tutte le maniere di farli abiurare ed alla fine il governatore ordina la loro decapitazione, che viene eseguita il 10 settembre 1622, sulla collina di Nagasaki, insieme ad altri 50 loro fratelli di fede. La coppia è stata beatificata da Pio IX il 7 maggio 1867, insieme ad altri 203 martiri della medesima persecuzione. Nello stesso giorno subiscono il martirio Paolo Nangaichi, la moglie Tecla ed il loro figlio Paolo. Per essi, oltre all’accusa di aver ospitato i missionari, anche quella di aver collaborato alla diffusione del Vangelo. Paolo è condannato ad essere arso vivo, la moglie e il figlio sono decapitati. Altra coppia, martirizzata lo stesso giorno, è quella di Antonio e Maddalena Sanga. Lui, cresciuto in seminario e poi uscitone per problemi di salute, si dedica con passione all’attività catechistica, si sposa e diventa papà. Professa con coraggio la sua fede, al punto di autodenunciarsi come cristiano alle autorità. Imprigionato insieme alla moglie, riesce anche se in catene, a battezzare 32 cristiani, a far pregare e ad incoraggiare quanti passano nella sua cella. Anche lui viene arso vivo e la moglie decapitata, perché in nessuna maniera sono riusciti a farli rinunciare dal credere in Cristo. Stessa sorte tocca a Maria Xoum, decapitata lo stesso giorno, che solo per un caso non viene festeggiata insieme al marito Giovanni: era già stato ucciso tre anni prima, il 18 novembre 1619, sempre per aver dato ospitalità ai missionari, ma insieme sono stati beatificati da Pio IX. Un ultimo ammirato pensiero ad un’intera famiglia, quella di Giovanni e Tecla Hasimoto: lui viene ucciso il 6 ottobre1619, alcune ore dopo Tecla viene crocifissa e arsa viva: insieme a lei hanno legato i loro figli, Caterina di 13 anni, Tommaso di 12, Francesco di 8, Pietro di 6 e la più piccola, Ludovica, che di anni ne ha appena 3. Questa famiglia è stata beatificata da Benedetto XVI nel 2008. 'Il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile, è bello, è straordinariamente fecondo ed è fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società”, ha scritto Giovanni Paolo II: che abbia davvero ragione?
Autore: Gianpiero Pettiti
La Chiesa propone alla venerazione ed all’imitazione da parte dei fedeli una folta schiera di coppie di sposi che hanno fatto propri gli ideali evangelici, spesso purtroppo dimenticate, tra le quali ben sedici coppie di nazionalità giapponese come i beati coniugi Paolo e Maria Tanaca, oggetto della presente scheda agiografica.
E’ facilmente comprensibile che purtroppo non siano state tramandate dettagliate informazioni sul loro conto, come d’altronde sin dai tempi antichi l’effusione del sangue in odio alla fede cristiana è sempre stata considerata l’espressione massima dela santità di una persona. Cerchiamo comunque di ricostruire la trama della loro vicenda di martirio.
Paolo era nativo di Tosa nei pressi di Shikoku. Al fine di impedire la permanenza di missionari cristiani in Giapppone, le leggi dello stato punivano severamente chi li ospitava o non ne denunciava la presenza. I coniugi Tanaca non ottemperarono a queste ordinanze e furono imprigionati a Nagasaki per aver ospitato in casa loro alcuni missionari. Dopo aver tentato invano di farli abiurare, il governatore Gonrocu ordinò la loro decapitazione. L’esecuzione della sentenza avvenne il 10 settembre 1622 sulla collina di Nagasaki unitamente ad una cinquantina di altri condannati.
Il sommo pontefice Beato Pio IX beatificò questi santi coniugi il 7 maggio 1867, insieme con un gruppo complessivo di ben 205 martiri in terra giapponese.
Autore: Fabio Arduino
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