Viterbo, 24 ottobre 1845 - 4 ottobre 1869
Nasce a Viterbo nel 1845 da una nobile famiglia locale. Studia a Roma dai benedettini di San Paolo fuori le mura. Da tempo ha maturato l’idea di una associazione fra i giovani cattolici; il 23 giugno 1867 si incontra con Giovanni Acquaderni per fissare il programma della Società della Gioventù Cattolica. Nel 1868 fonda a Viterbo uno dei primi circoli: il “Santa Rosa”. Molto attivo, è protagonista della diffusione della nuova associazione. Muore nel 1869 a soli 24 anni di una broncopolmonite contratta tentando di salvare uno che stava per annegare nel mare di Livorno. Le sue ultime parole sono di rimpianto per non aver potuto fare tanto per la Santa Chiesa.
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Nacque a Viterbo il 24 ottobre 1845 da una famiglia nobile. Studiò a Roma dai Benedettini e con loro crebbe in una spiritualità profonda. Il circolo Santa Rosa. Nella nuova situazione rischiava di cadere non solo la certezza storica dello Stato della Chiesa ma anche la coscienza religiosa, come avvenne in molti: Mario reagì cercando l'essenziale della propria fede e forme concrete per alimentarla, per condividerla, per testimoniarla. Decise di dare vita nella sua Viterbo a un'aggregazione di giovani cattolici. Con il fratello Fabio e con gli amici Roberto Gradari, Scipione Lucchesi e Alessandro Medichini intitolò il circolo a Santa Rosa patrona della città. Nel gennaioi 1867 i Garibaldini conquistarono la sua città, e anche Mario Fani voleva associarsi, per difenderla con le armi, agli Zuavi fedeli alla Roma papalina. L'incontro con Acquaderni. Un mese dopo Mario Fani si recò a Bologna da una zia e in questa occasione stringe amicizia con Giovanni Acquaderni e il suo gruppo. Insieme a loro, tra il febbraio e il giugno 1867, elaborò la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica; il 18 settembre di quello stesso anno la proposta poteva diffondersi su scala nazionale e dar vita ad un organismo di collegamento che nel volgere di un paio d'anni poté rappresentare i circoli diffusi in varie città della Lombardia, dell'Emilia, della Toscana, della Liguria. Fu proprio Mario Fani a insistere perché la Società si concepisse "italiana", e con una sua accalorata lettera raccomandò che questo aggettivo comparisse nella denominazione ufficiale. Se fino ad allora i cattolici erano impegnati nelle opere di misericordia materiale, occorreva da allora in poi coinvolgerli in quelle di misericordia spirituale. Che proseguisse l'attività delle Società di San Vincenzo (la più antica aggregazione di laici nella Chiesa) ma che si costituissero anche delle altre Società per contrastare le povertà di natura culturale. Questo il nocciolo dell'ispirazione di Mario Fani. Luoghi di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio e agli altri. "Preghiera, azione, sacrificio": questo il motto che colorirà l'esperienza di Gioventù Cattolica. Sarà proprio l'azione a essergli tolta dopo un atto di generosità. Trovatosi a Livorno per le vacanze, salvò dalle onde un bagnante imprudente, prossimo all'annegamento, ma ne ricavò una grave malattia polmonare che lo porterà alla morte in poco tempo il 4 ottobre 1869. Azione e sacrificio lo avevano costretto all'immobilità nel letto, a 24 anni, in un estremo atto di carità. Gli restò la preghiera, e la parola per esprimere il rammarico di «non potere fare tanto, tanto per la Chiesa», ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno: «Bisogna agire! Bisogna agire».
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