Beate APOLONNIA LIZARRAGA (APOLLONIA DEL SS. SACRAMENTO) e 24 compagne
Si tratta di religiose spagnole dell'Istituto delle Suore Carmelitane della Carità, martirizzate in luoghi e date diverse durante i primi mesi della persecuzione religiosa verificatasi nell'ambito della guerra civile spagnola (1936-39). La causa della loro ro beatificazione fu introdotta a Roma il 2 lug. 1959. Le 25 martiri sono: la superiora generale della congregazione (Lizarraga, Apollonia del SS. Sacramento), 9 suore componenti la comunità di Cullera (Valenza), 12 suore della comunità della Casa di Misericordia di Valenza, 2 suore appartenenti ad altre comunità e la nipote di una di queste ultime.
Lizarraga, Apollonia (Apollonia del SS. Sacramento), nacque a Lezàun (Navarra) il 18 apr. 1867, in una famiglia profondamente cristiana e numerosa - i genitori ebbero undici figli - nella quale apprese l'abnegazione e la carità verso il prossimo, virtù che esercitò in tutta la vita. Il 16 lug. 1886 entrò nel noviziato di Vitoria delle Carmelitane della Carità, istituto nel quale si consacrarono altre tre sue sorelle. Al nome di battesimo aggiunse quello di Sacramento, in ricordo del fatto che era nata di giovedì santo. Emessi i primi voti il 27 lug. 1888, dopo una breve pausa nel collegio di Madrid, partì per l'Estremadura. Svolse l'attività di insegnante nel collegio di Trujillo (Càceres), e successivamente fu superiora delle comunità di Villafranca de los Barros (Badajoz) e di Siviglia, lasciando ovunque l'esempio edificante di educatrice preparata, di religiosa osservante e caritatevole. Nel 1909, durante la «settimana tragica» di Barcellona, fa chiamata alla casa madre di Vic (Catalogna), dove nel 1911 venne nominata membro del consiglio dell'istituto. Durante il decimo Capitolo generale, celebrato a Vic nel 1923, fu eletta superiora generale con voto L'attività da lei svolta nei 13 anni di governo fu straordinaria. Si registrarono ben venti nuove fondazioni dell'istituto, fondato dalla beata Gioacchina de Vedruna. La preoccupazione maggiore della serva di Dio fu la formazione spirituale e culturale delle suore. Nel governare si distinse per il suo spirito soprannaturale e per il completo abbandono alla divina Provvidenza, eroicamente vissuto soprattutto negli anni di turbolenza politica (1930-36). Era animata da una forte sensibilità ecclesiale, unita ad un amore particolare per il Papa. Moltiplicò i suoi viaggi a Roma, dove seguì la causa di beatificazione della fondatrice e di altre due religiose dell'istituto. Nel difficile periodo che precedette la persecuzione religiosa del 1936, nelle lettere che inviava alle sue suore insisteva perché si attenessero in tutto alle istruzioni impartite dai rispettivi vescovi. Lei stessa, fino allo scoppio della persecuzione, consultava il vescovo di Barcellona. Le tappe delle settimane precedenti il suo martirio sono le seguenti. Il 21 lug. 1936 i miliziani tentarono di introdursi nella casa madre di Vic, e il 2 ago. la Lizarraga fu costretta a rifugiarsi a Barcellona in casa delle cugine. Per timore di un'ispezione, tre giorni dopo si trasferì presso la famiglia Darner. Il 3 set. si recò dal vescovo di Barcellona e il giorno 6 la casa dei Darner fu sottoposta ad un'ispezione dei miliziani. Per non compromettere la famiglia, ritornò presso le cugine; ma in una seconda perquisizione in casa Darner (8 set. 1936) i miliziani notarono la sua assenza, e la famiglia fu costretta a denunciare il suo nuovo rifugio. Arrestata insieme alle cugine e rinchiusa nella sede del comitato rivoluzionario, detta «Torre della morte», dopo vari interrogatori, quella stessa notte, sentendo chiamare il suo nome si fece avanti con passo sicuro e uscì con i miliziani, in silenzio. Fu barbaramente martirizzata: il suo cadavere, fatto a pezzi, fu portato in un allevamento di maiali, in località S. Elias, oggi cripta della parrocchia di S. Inés.
Quanto alle religiose delle comunità del collegio di Cullera (prov. di Valenza) e della Casa di Misecordia a Valenza, erano tutte preparate da tempo all'eventualità del martirio. Le rispettive superiore, inoltre, erano due religiose di grande statura spirituale.
Dalla casa-collegio dell'Immacolata Concezione della cittadina sul mare di Cullerà, il 15 ago. 1936 furono portate via le nove Carmelitane della Carità che vi risiedevano e condotte, come prigioniere, nell'ospedale locale. Tre giorni dopo, all'alba del 19 ago 1936, furono fucilate dai membri del comitato anarchico della FAI nei pressi della salina. Ecco i loro profili biografici.
Torrentallé Paraire, Elvira. Era la superiora della comunità. Nacque il 19 giu. 1889 a Balsareny (Barcellona) ed entrò nel noviziato dell'istituto a Vic il 9 set. 1906. Le sue destinazioni furono Cullerà, il collegio del Sacro Cuore di Valenza e di nuovo Cullerà. Devota, modesta e operosa, uno dei suoi grandi amori fu l'Eucaristia. Andando verso la salina, luogo del martirio, incoraggiava le altre suore. Chiese di morire per ultima, e intonò il popolarissimo inno eucaristico Cantemos al amor de los amores, e lo cantò fino all'ultimo respiro.
Pedret Rull, Rosa (Consiglio). Originaria di Falset (Tarragona), dove era nata il 5 dic. 1864, era entrata nell'istituto il 4 mar. 1886. Aveva emesso la professione perpetua nel 1881. Terminata la formazione, fu mandata a Cullerà, unica destinazione della sua vita religiosa. Era la più anziana della comunità. Il responsabile del comitato della FAI, vedendola così anziana e dolce la invitò ad andar via, ma lei rispose: «No, andrò dove andrà la superiora, anche se fosse alla morte». A Cullerà, conosceva tutti e si interessava di ogni persona. Erano proverbiali la sua bontà e semplicità; fedele alla sua comunità, si mostrava sempre silenziosa e raccolta, unita totalmente a Cristo.
Calaf Miracle, Maria (Prudenzia). Nacque a Bonastre (Tarragona) il 18 dic. 1871. Molto buona di carattere, possedeva nello stesso tempo la tempra dei forti. Quando suo fratello andò a prenderla per metterla in salvo in famiglia, gli disse: «Ciò che sarà di una, sarà di tutte noi». Così fu. Morì fucilata nella salina con le altre otto suore della sua comunità.
Giner Sixta, Desamparados (Amparo). Era nata a Grao Valenza il 13 dic. 1877. Attiva, entusiasta, lavoratrice, dava tutta se stessa nel servire gli altri. Entrò nel noviziato di Vic il 2 giu. 1902. Destinata a Cullerà, rimarrà in quella comunità fino alla morte. Silenziosa e raccolta, amante della povertà, la sua passione era Gesù presente nel tabernacolo. Inoltre, suscitava nelle sue alunne un fervore mariano intenso. Riconosciuto uno dei suoi assassini, gli disse, con serenità: «Mi dai la cosa migliore, mi dai il cielo».
Amézua Ibaibarriaga, Francesca. Nacque ad Abadiano (Biscaglia) il 9 mar. 1881. Una vera basca, di famiglia solidamente cristiana, ereditò una fede pura e forte. Chiamata da Dio alla vita religiosa, entrò nel noviziato delle Carmelitane della Carità a Vitoria il 16 ott. 1900. Destinata lontano dalla sua terra natale, fu mandata dapprima al collegio di Oliva (Valenza), da dove passò, pochi anni dopo, al collegio della Concezione di Cullerà. L'incarico di cuoca l'aiutò molto ad esercitare la carità. Di carattere affabile ed allegro, ripeteva: «La mia cucina è un pezzetto di cielo, molto meglio di tutti i palazzi del mondo». L'accompagnò fino al momento del martirio un spirito di gaudio soprannaturale ammirato da tutti. Uscendo dalla casa per andare al martirio, ripeteva con fervore: «Sacro Cuore di Gesù. Nove martiri!».
Chambò y Palet, Teresa. Nacque a Valenza il 5 feb. 1881. Entrò nel noviziato di Vic il 21 apr. 1900. Dopo aver emesso i primi voti religiosi, fu destinata a Manresa, poi a Denia e quindi a Oliva, dove è ricordata per la bontà del suo carattere e per l'alta qualità del suo insegnamento. Passò infine al collegio per orfane di Cullerà. Sempre modesta e silenziosa, sentiva una grande attrazione per il raccoglimento e la preghiera. Nell'esumare i suoi resti, fu trovato l'anello della sua professione religiosa in una tasca: un simbolo della sua fedeltà a Cristo suo sposo per sempre.
Hernandez Amorós, Agueda. Originaria di Viilena (Alicante), dov'era nata il 5 gen. 1893, entrò nel noviziato di Vic il 27 nov. 1918. Dopo varie destinazioni, fu mandata a Cullerà. Attraeva tutti con i suoi modi affabili e la sua precisione. Cuoca delle alunne, era attenta e servizievole con tutte. Scoppiata la furia della persecuzione, la sua famiglia le offrì un rifugio sicuro, ma ella non volle lasciare la casa religiosa. Morì nella salina con le altre allo spuntare del giorno, il 19 ago. 1936.
Vidal Cervera, Dolores. Nacque il 31 gen. 1895 a Valenza del Cid. Divenuta suora tra le Carmelitane della Carità, la sua prima destinazione fu Saragozza. Passò poi a Gandia ed, infine, a Cullerà. Le alunne più grandi percepivano la sua ricchezza spirituale, e ne ammiravano la prudenza e la comprensione. Per tale motivo si rivolgevano a lei per parlare dei loro problemi. Le stesse alunne cercarono di metterla in salvo, ma ella rifiutò l'offerta, perché desiderosa di condividere la sorte della sua comunità.
Crespo Lopez, Maria della Neve. Nacque a Ciudad Rodrigo (Salamanca) il 17 set. 1897, ma poi con la famiglia si trasferì a Valenza. Entrò nell'istituto religioso l'11 set. 1922. Nell'educazione alle alunne del collegio di Cullerà, si distinse come eccellente pedagoga. Entrava nella vita delle allieve con soavità ed efficacia. Energica e ferma, rispose ad un miliziano che mai si sarebbe separata dalla comunità.
La Casa di Misericordia di Valenza, ente pubblico dipendente dalla Deputazione Provinciale, era retto dalle Carmelitane della Carità dalla metà del secolo XIX, ed esse, fino alla proclamazione della Repubblica nel 1931, avevano mantenuto ottime relazioni con le autorità civili. Da quella data cominciarono ad infiltrarsi nell'ospizio i sentimenti di odio e di persecuzione che si avvertivano al di fuori. Il 22 lug. 1936 vi si celebrò l'ultima messa; nel pomeriggio di quello stesso giorno furono bruciate le chiese della città e le religiose furono obbligate ad abbandonare la casa. Consigliate dalla superiora provinciale, varie suore si rifugiarono presso le rispettive famiglie. Dodici di loro rimasero unite in città in un appartamento a los Cambios. Sarebbe stato il gruppo scelto da Dio per essere testimoni di Cristo crocifisso. Furono infatti arrestate e, dopo una sosta nella sede del comitato (Grabador Estévez), furono rinchiuse nel carcere femminile di Alacuàs. Morirono martiri il 24 nov. 1936, fucilate nel maneggio di Paterna (Valenza), dove i loro corpi furono abbandonati. Le dodici martiri erano:
Plaja, Niceta (Prudenzia). Era la superiora della comunità, ed era nata a Torrent, provincia di Gerona, il 31 ott. 1865. Era entrata nell'istituto religioso a 17 anni. Dopo le destinazioni di Palafrugell e Llagostera, giunse alla Casa di Misericordia di Valenza nel 1886, dove rimase fino al martirio. Carattere forte e materno, soffrì in silenzio negli anni di tensione tra il 1931 e il 1936. Quando si scatenò la persecuzione religiosa, volle che le suore originarie di Catalogna e del Levante si rifugiassero in famiglia; lei invece, pur essendo catalana, rifiutò tale opportunità. Fu arrestata con le altre undici consorelle, e quando giunse il momento del martirio chiese di essere fucilata per ultima. Morì dicendo: «Tu me le hai affidate, Signore, ed io le riconsegno a te».
Campillo Paiuagua, Daria (Sofìa). Era nata a Viteria (Alava) l'8 set. 1873. Tutta la sua vita fu segnata dalla devozione mariana: ogni festività mariana era un'occasione per trasmetterla anche alle alunne. Oltre ad insegnare i lavori domestici, organizzava una specie di teatro per entusiasmare maggiormente le sue allieve. Persona distinta e gentile, suscitava in tutti allegria. Accolse il martirio in silenzio e semplicità.
Gosens Sàez de Ibarra, Antonia (Timotea). Nacque a Vitoria (Alava) il 17 gen. 1870, ed entrò nel noviziato di quella stessa città il 14 lug. 1887. Fu destinata all'ospizio di Valenza, poi a Castellón de la Plana e poco dopo alla Casa di Misericordia di Valenza, dove rimase per il resto della vita. Aiutava in vari uffici, sempre disponibile al lavoro. Allegra e simpatica di carattere, era un elemento pacificatore per tutta la comunità. Nel maneggio di Paterna, quando stavano per ucciderla gridò: «Vita Cristo Re!», e le altre risposero in coro: «Che muoia io per lui!».
Isla Alonso, Paola (Paolina). Nacque a Villalain Burgos) il 28 giu. 1863. Entrò nel noviziato di Vitoria il 12 nov. 1887. Dopo varie destinazioni giunse a la Casa di Misericordia di Valenza. Sue caratteristiche furono il lavoro, la vita di pietà e il silenzio. Dalla sua persona emanava pace e serenità, ma era sempre pronta a intervenire quando si parlava di cose spirituali.
Cunado Gonzàlez, Maria Consuelo (Sacramento). Nacque a Bilbao il 2 gen. 1884. Conobbe le Carmelitane della Carità, ed entrò nel loro noviziato di Vitoria il 28 giu. 1901, a soli 17 anni. Si distingueva per il suo carattere schietto e allegro, per l'intelligenza e la creatività. Da religiosa visse solo nella Casa di Misericordia, dove fu anche direttrice; e in tale funzione voleva che nella formazione delle alunne si andasse oltre la mera istruzione culturale.
Colino Vega, Erundina. Nata a Lagerejos (Saragozza) il 23 lug. 1883, entrò nel noviziato di Vitoria il 19 feb. 1915. Trascorse tutta la sua vita religiosa nella Casa di Misericordia. Semplice nel portamento e nel parlare, cercava sempre le occupazioni più umili e che richiedevano sforzo di volontà.
Uribe y Orbe, Feliciana. Nacque a Mugica (Bi-scaglia) l'8 mar. 1893, ed entrò nel noviziato di Vitoria il 22 gen. 1913. La sua unica destinazione fu la Casa di Misericordia, come infermiera. Si fece rispettare da giovani e anziani. Portava tutti, con soavità e fermezza, verso il meglio: all'ordine, alla religiosità e alla pulizia. Aveva sempre la parola giusta e opportuna.
Cayuso Gonzàlez, Candida. Era nata a Ubiarco (Santander), sulle ripide coste del mare Cantabrico, il 5 gen. 1901, ed era entrata in noviziato a Vitoria il 15 feb. 1921. Da suora fu sempre nella Misericordia di Valenza. Compiva responsabilmente i propri doveri. Aveva deciso di non rifugiarsi in famiglia quando scoppiò la persecuzione, e alla cugina che era andata a prenderla disse: «Di' a tuo a padre e ai miei fratelli che non soffrano per me, perché muoio contenta e offro con serenità la mia vita per Gesù».
Ezcurra Urrutia, Chiara. Nacque a Uribarri di Mondragón (Guipuzcoa), il 17 ago. 1896. Compiuto il noviziato a Vitoria, la sua unica destinazione da religiosa fu la Casa di Misericordia. Ripeteva spesso la frase: «Lavorare fino ad ammalarsi». Ma accanto al lavoro dava il dovuto spazio anche al riposo. Era sempre felice, e si notava. In tutta la vita mostrò allegria, dolcezza e bontà. Raccontava di aver sognato di essere martire.
Odriozola, Maria Concezione. Nacque ad Azpeitia (Guipuzcoa) l'8 feb. 1882. Il 10 feb. 1904 entrò nel noviziato di Vitoria, e dopo essere stata destinata altrove, giunse a Valenza, nella Casa della Misericordia, dove svolse mansioni diverse in guardaroba, infermeria, sagrestia e chiesa. Trovava tempo per tutti, senza mostrare mai nervosismo. Si notava in lei una profonda vita interiore che la portava ad agire con scopi soprannaturali. Da sagrestana riteneva una grazia immeritata il poter partecipare a molte celebrazioni liturgiche. La sua giaculatoria preferita era: «Tutto per voi, Gesù mio».
Mayza Goicochea, Giusta. Nata ad Ataun, provincia di Guipuzcoa, il 13 lug. 1897, entrò nel noviziato di Vitoria il 15 mag. 1920. Emessi i primi voti fu destinata alla Misericordia di Valenza, dove lavorò in stireria e nell'infermeria. Umile e nascosta, saranno questi i suoi tratti specifici. Efficace nel lavoro, aveva una gioia serena e costante. Sperimentava la certezza di sentirsi «guardata» dal Signore.
Rodriguez Fernàndez, Concezione. Nacque a S. Eulalia, nelle fredde regioni di Leon, il 13 dic. 1895. Entrò nel noviziato di Vitoria il 6 mag. 1916. Presto fu destinata alla Misericordia. Instancabile nel lavoro e nel sacrificio, seppe vedere sempre nella sua vita la mano misericordiosa e provvidente di Dio.
Furono uccise a Valenza anche le martiri:
93483 - Lloret Marcos, Ascensione. Nacque a Gandia il 21 mag. 1879. Il 6 dic. 1898 entrò nel noviziato delle Carmelitane della Carità di Vic. Dopo varie destinazioni, l'ultima fu Benejama. Si distinse per la sua discrezione: viveva nel nascondimento, sempre pronta a qualsiasi sacrificio. Il martirio la colse insieme a suo fratello religioso degli Scolopi nella proprietà di famiglia de la Maqueta (Valenza) dove si erano rifugiati, il 7 set. 1936.
Ximénez, Purificazione e sua nipote Del Rio, Maria Giuseppa, originarie rispettivamente di Tar-ragona e di Barcellona. La Ximénez era una religiosa ben nota tra le Carmelitane della Carità: possedeva qualità e spirito soprannaturale eccezionali. Dopo una perquisizione nella casa di sua sorella Sofia, dov'era rifugiata, fu arrestata insieme ai familiari il 23 set. 1936. I cadaveri della Ximénez, della sorella Sofia, del figlio di lei Luigi, e della nipote Maria Giuseppa, furono trovati all'incrocio di Campanar e Benicalap, a Valenza.
La Positio super martyrio inerente alle ventiquattro Carmelitane della Carità è stata depositata presso la Congregazione delle Cause dei Santi il 20 dic. 1999.
Autore: Maria Concepción Lopez
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