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San Maurizio Imperatore di Bisanzio

28 novembre (Chiese Orientali)

Arabisso, Cappadocia, 539 - Nicomedia, 602

Maurizio Tiberio fu imperatore bizantino dal 582 alla sua morte. Egli viene tradizionalmente ritenuto l'autore del trattato militare Strategikon, che viene considerato negli ambienti militari come la prima ed unica teoria sofisticata sull'impiego combinato di diverse tipologie di soldato, prima della seconda guerra mondiale. Il regno di Maurizio venne funestato da guerre praticamente incessanti su tutti i confini e, nonostante le sue eccellenti qualità di regnante, egli poté prevenire solo temporaneamente la disintegrazione del grande impero di Giustiniano. Ad ovest riorganizzò i domini bizantini in Italia ed Africa come esarcati, presiediuti da governatori militari detti appunto esarchi. La riforma nei territori italiani risale all'anno 585, quando li ripartì in sette distretti, strettamente controllati e governati dall'esarca di Ravenna, Smaragdo, al suo primo mandato. Poco dopo la sua ascesa, interferì con successo nella guerra di successione Persiana e conquistò l'Armenia. Ma le province dei Balcani furono completamente devastate dagli Slavi durante il suo regno e non si ripresero più. Gli Slavi penetrarono fino al Peloponneso, e diverse campagne, di successo ma logoranti, dovettero essere dirette contro di loro. Maurizio venne ucciso nel 602, con i suoi sei figli, a seguito di un ammutinamento dell'esercito bizantino, i cui mercenari si rifiutarono di combattere ancora nelle terre desolate del Danubio. Gli successe Foca. In alcuni sinassari il “pio imperatore bizantino Maurizio” viene commemorato al 28 novembre.



Apparteneva a una famiglia della Cappadocia che si diceva discendente dall'aristocrazia dell'antica Roma. Entrato da giovane al servizio dello stato, fu prima notarius della corte, poi capo della guardia del corpo. Nel 578 fu nominato comandante in capo degli eserciti d'Oriente. Ristabilì la disciplina, già molto rilassata, fra le truppe e riportò sui Persiani una serie di successi affermandosi come il più valente generale dell'impero. L'imperatore Tiberio, che allora era in precarie condizioni di salute e senza discendenti, lo scelse come suo successore. Il 5 agosto 582 Maurizio fu creato Cesare, e fidanzato con Costantina, figlia di Tiberio; il 13 successivo fu incoronato e il giorno seguente, morto Tiberio, assunse il potere.
L'impero si trovava in difficili condizioni. All'interno il popolo era inquieto per la crisi economica che lo travagliava sin dal tempo di Giustiniano; all'esterno imperversava la guerra su tutte le fronti: in Asia con i Persiani, sul Danubio con gli Avari e con gli Slavi, in Italia con i Longobardi, in Spagna con i Visigoti. L'erario pubblico, d'altra parte, era esausto e lungi dal pensare a nuovi balzelli era necessario alleggerire quelli esistenti. Maurizio affrontò con energia la situazione. Le cure principali furono rivolte alla guerra, alle cui spese sopperì con una politica finanziaria di rigide economie. Per l'Occidente, dove il pericolo era meno grave, egli adottò una politica di pace e di difesa. Col re dei Visigoti Recaredo I conchiuse un trattato che garantiva l'incolumità dei possessi bizantini in Spagna. Quanto all'Italia, dapprima sperò di poterne cacciare i Longobardi spingendo contro questi il re franco Childerico al quale versò un sussidio di 50.000 solidi aurei. Childerico scese in Italia nel 584, ma la sua spedizione si ridusse a una razzia e non diede il risultato sperato. Da quel momento l'imperatore adottò una politica difensiva, affidando il compito di fronteggiare i barbari principalmente a milizie locali. Per rendere più efficace la difesa, Maurizio modificò il regime creato da Giustiniano nella penisola accentrando tutti i poteri nelle mani di un capo militare (esarca). Questa innovazione, introdotta anche nell'Africa, fu il primo passo verso quella riforma generale dell'amministrazione dello stato che portò al regime dei temi. I rapporti col papato non furono sempre cordiali nonostante la politica di tolleranza religiosa seguita da Maurizio. Con Gregorio I scoppiò un vero e grave dissidio quando, col consenso dell'imperatore, il patriarca di Costantinopoli prese il titolo di "ecumenico", cioè universale, dissidio che nocque alla stabilità del governo bizantino in Italia.
Gli sforzi principali, dal punto di vista militare, furono diretti contro i Persiani; ma dissensi fra Maurizio e il generale Filippico, suo cognato, indebolirono l'esercito, sì che i Persiani poterono riportare una serie di successi e nel 590 s'impadronirono di Martiropoli e invasero l'Armenia e la regione del Caucaso dipendente da Bisanzio. Il generale Romano, inviato nella Caucasia, sconfisse l'esercito persiano, mandato da Bahrām Cōbīn nella regione dell'Arasse; ma più che questo successo giovò all'impero bizantino la rivolta di Bahrām Cōbīn contro il suo re e la guerra civile che ne seguì in Persia. Deposto e ucciso Ormizd IV, il trono di Persia passò al figlio Khusraw II. Ma questi non si poté sostenere contro il generale ribelle e fu costretto a fuggire. Si rifugiò a Circesium in territorio romano e da qui chiese protezione a Maurizio promettendo, ove avesse recuperato il trono, la cessione della Persarmenia e la restituzione di Dara e di Martiropoli. Maurizio accordò gli aiutì richiesti: ricuperato il trono, Khusraw mantenne le promesse e conchiuse con l'impero una "pace eterna" (591).
Maurizio volse allora le sue forze contro gli Avari e gli Slavi della penisola illirica col proposito di ristabilire il confine del Danubio e porre un freno alle incursioni degli Slavi spintisi fino a Tessalonica. Le operazioni ebbero vicende varie: nel 602 la situazione divenne molto favorevole ai Bizantini per l'attacco degli Anti contro il cagan degli Avari e per la defezione di una parte degli Avari che passarono nel campo imperiale. Maurizio pensò di trarre profitto da ciò e, nonostante la stagione avanzata, ordinò che le truppe svernassero sulle posizioni conquistate oltre Danubio. Quest'ordine e una riduzione di stipendî provocarono una rivolta. Le milizie innalzarono sugli scudi un loro centurione di nome Foca e sotto la sua guida marciarono verso la capitale. L'esercito domandava che Maurizio abbandonasse il potere lasciandolo a suo figlio Teodosio o a Germano suocero di questo. Maurizio cercò di resistere all'imposizione e tentò anche di arrestare Germano, sospettato di essere in rapporto con i rivoltosi; ma di fronte all'atteggiamento ostile della popolazione, irritata contro di lui per le imposte e i sacrifici a cui era stata sottoposta, s'imbarcò clandestinamente per passare in Asia (22 novembre 602). Una tempesta l'obbligò a sbarcare presso Proenete a cinquanta stadî da Costantinopoli. Qui avendo appreso che Foca era stato frattanto acclamato imperatore, spedì il figlio Teodosio per chiedere aiuti a Khusraw e con la moglie e i figlì si rifugiò nella chiesa di S. Autonomo. Ma pochi giorni dopo la sua incoronazione Foca lo fece arrestare e condurre insieme con i suoi nella baia di Eutropio sulla costa asiatica. Qui Maurizio fu ucciso dopo avere visto cadere i suoi figli.


Autore:
Angelo Pernice


Fonte:
www.treccani.it

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Aggiunto/modificato il 2021-09-29

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