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Luciano Guarnier Fanciullo

Testimoni

1953 - 1962


Luciano Guarnier, una meteora, piccola ma luminosissima, che ha attraversato il cielo della terra lasciando un segno indelebile del suo passaggio su quanti hanno potuto conoscerlo, avvicinarlo, apprezzarlo e amarlo.
Nasce il 14 gennaio 1953, terzo di cinque (l’ultimo nascerà con un parto cesareo urgente 4 giorni dopo la sua morte) e cresce nutrendosi dell’amore della sua famiglia dalla quale assorbe i fondamenti di una fede genuina, talmente solida che diventa sostegno di ogni pensiero e di ogni azione, vero “pane quotidiano” per tutta la famiglia Guarnier. Una fede che si fa esperienza giornaliera nella vita del piccolo Luciano e si concretizza in momenti spirituali vissuti con incredibile intensità. Dall’animo sensibile e dal temperamento vivace, egli con spontaneità passava dalla gioia ludica dell’arrampicarsi come uno scoiattolo sugli alberi, alla sofferenza quasi fisica per tutti coloro che vedeva soffrire a causa di malanni o disgrazie. Diligente a scuola, era straordinariamente concentrato durante le lezioni di catechismo e si applicava alla preghiera con una serietà e devozione che non lasciavano posto a distrazione alcuna, perché doveva parlare con il Signore e ringraziarlo per il dono della vita.
Per non parlare della gioia intima che esternava senza remore, ogni volta che l’insegnante di catechismo lo invitava a fare il chierichetto; una soddisfazione immensa, perché, diceva, sarebbe stato “più vicino al Signore”. Nel racconto che la mamma fa di Luciano, un episodio merita di essere riportato che arricchisce ancor più il ritratto di un ragazzo al top, solido nelle convinzioni, limpido nelle manifestazioni. Scrive la mamma: “La casa dove abitavamo allora d’inverno era fredda. L’unico posto riscaldato era la stalla. Lì si passava la serata, prima di andare a letto. Quando ci si metteva sotto le coperte, il freddo e l’umido le faceva sembrare bagnate. Ebbene Luciano, a un certo punto si alzava, salutava e saliva in camera prima di noi. Scaldava bene il suo posticino e quando arrivavamo ci diceva, spostandosi, di mettere Beppino (il fratello più piccolo) al suo posto, sennò lui frigna perché sente le coperte fredde”.
I ricordi di mamma Irma non sono sfocati, nonostante sia passato ormai tanto tempo. Essi, anzi, trovano nella dolorosa ricostruzione della troppo breve esistenza del suo Luciano, una spiegazione a quello strappo così improvviso e inaspettato che non si è più ricucito. Di fronte a tragedie di questo tipo tutti s’interrogano, anche quando la fede è tanta. Anzi, forse proprio per questo il dolore è più forte e, di conseguenza, la domanda più angosciosa. Quel 27 aprile del 1962, come sempre, il piccolo era partito di casa per recarsi a scuola assieme a suo fratello. Mamma li seguiva dalla finestra. Voltandosi per salutarla, Luciano lo fece per l’ultima volta. Doveva attraversare i binari della ferrovia, percorso che faceva tutti i giorni. Quella volta… “Quale destino lo portò – scrive la mamma – ad attraversare proprio nel momento in cui stava passando la littorina?”. Finiva così la vita appena sbocciata di un fiore, piccolo ma fragrante, colto da questa terra perché già maturo per il giardino di Dio.


Autore:
Serena Manoni


Fonte:
www.sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2008-08-27

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