A soli 15 anni Santino Calabrò è andato incontro a Cristo. Lineare la sua breve parabola umana. Lo si poteva trovare, sbarazzino e furbo con il perenne sorriso sulle labbra, nei pomeriggi di tutti i giorni nelle sale dell’Oratorio Salesiano di Barcellona a giocare a ping-pong, oppure in teatro per le tante prove delle recite, che lo vedevano appassionatamente impegnato, o dei canti dove eccelleva con la sua bella voce (aveva vinto il festival oratoriano con la canzone “Torero Camomillo”), ma anche e soprattutto in chiesa a stare con il suo amico Gesù, quasi estatico davanti all’Eucarestia, o davanti alla bella statua di Maria Ausiliatrice, che ogni anno passa per le vie di Barcellona a benedire tutta la città “salesiana”, o a quella di Don Bosco con accanto due ragazzi a simboleggiare ogni categoria di giovani.
La definizione di sé la dava tranquillamente lui stesso: “Io sono molto vivace, non riesco mai a star fermo… però voglio anche essere molto studioso perché non debbo farmi battere da nessuno…”. A scuola riusciva, infatti, benissimo perché si applicava con costanza ed era molto puntiglioso. Era un vulcano di idee e di attività in perenne eruzione. Una ne realizzava e a mille già pensava. Faceva parte del gruppo folk siciliano e nonostante la “ciccia”, era un po’ grassottello, ballava con tanta grazia.
In un quaderno di appunti di quinta elementare scrive: “Noi dobbiamo aiutare il prossimo, specialmente quello che soffre e quello che muore, perché in lui c’è Dio, in lui c’è l’amore. Amare Dio non significa solo andare a messa la domenica, ma amare chi mi sta vicino”. Da qui la sua disponibilità non teorica, ma pratica, a compiere il bene attraverso piccoli gesti con i compagni, con papà e mamma, con la nonna e la sorellina, così come il patrono del gruppo di cui era parte attiva il Savio Club. Ministrante, innamorato della preghiera davanti a Gesù, felice di poter essere vicino a Lui durante la celebrazione dell’Eucarestia. Tante volte scendeva giù nella cappella a pregare sprofondandosi nel silenzio di Dio, presentando all’amico Gesù tutto quello che aveva nel cuore e tutte le parsone che avevano bisogno dell’aiuto del Signore.
A casa e con gli amici era sempre pronto a raccontare barzellette, a scherzare, con una perenne esplosione di gioia, che a casa si trasformava in una guerra a suon di cuscino con il papà e con la mamma a fare da arbitro. Si voleva mettere a servizio dei più piccoli nell’Oratorio chiedendo di poter partecipare al campo estivo per i nuovi giovani animatori. E’ diventato animatore assieme al suo Domenico Savio. Giovane animatore a 15 anni, andato incontro al suo amico Gesù nell’estate del 1986 travolto con il suo scooter in incidente stradale. Era pronto a cantare le lodi di Dio con la sua bella voce e ad accompagnarsi con la sua tastiera.
Autore: Serena Manoni
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