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Maria Isabel Acuna Arias Adolescente

Testimoni

1941 - 1954


Ci trasferiamo in Spagna per conoscere un altro piccolo-grande miracolo che si è materializzato nella persona di MariaIsabel Acuña Arias, dolce fiore sbocciato dal giardino del Signore il 5 marzo 1941.
Uno splendido fiore, Maria Isabel. Delicati e preziosi i suoi petali, e così radicata in “terra buona” da renderla vigorosa come una quercia che non conosce le scosse del tempo! La sua esistenza è avvinta a due date: l’8 dicembre 1950 giorno in cui riceve la prima comunione e il 15 agosto 1954, quando la sua vita volò via… verso altri lidi. E l’attento lettore intuisce che non si tratta di semplici numeri: essi segnano due ricorrenze dell’anno liturgico che si legano al culto della Vergine, cui Maria Isabel aveva indirizzato tutto l’amore di cui era capace.
La sua solarità, il suo animo particolarmente incline all’allegria che riversava sulle compagne nelle pause ricreative, coesistevano con un’interiorità fatta di silenzio e preghiera, profondamente vissuta e testimoniata. La malattia che precocemente la colpì -un tumore al cervello - non scosse né turbò la sua fede e il suo tenero “attaccamento” a Maria. Riuscì nel suo calvario a trasformare la fede che l’animava in un’arma di salvezza per la ri/conversione di suo padre che da una decina di anni era diventato un convinto evangelista. Quando Maria Isabel venne ricoverata all’ospedale di Seguro a San José, per sottoporsi ad accertamenti, ricevette la benedizione di Maria Ausiliatrice da parte del direttore del Don Bosco, e quei disturbi così dolorosi, accusati in quella prima fase e che tanto l’avevano invalidata, sembrarono scomparire. Disse infatti al direttore: “Yo estoy mucho mejor, pero no me curaré, moriré, porqué he ofrecido mi vida a Nuestro Senor, por la conversion de mi papá”. Il miracolo si compì: il padre ritornò alla “casa paterna” regalando alla figlia quella serenità che le permise di lasciare questo mondo e questa vita in perfetta tranquillità di spirito.
Ecco come espresse al direttore del collegio salesiano la sua rinnovata gioia: “Soy inmensamente feliz, qué mas puedo desear? Sono immensamente felice, che cosa posso desiderare di più?”. Nulla, infatti, avrebbe potuto più desiderare… tutto si era compiuto secondo le sue aspettative e il disegno di Dio. Di lì a poco la malattia riprese in tutta la sua virulenza, senza più lasciare spazio alla speranza, che veniva di volta in volta spezzata dalla tragica realtà degli accertamenti. Visse i suoi ultimi istanti come una festa che esprimeva nella gioia dell’Eucarestia e nella lode alla Vergine. Che l’accolse il 15 agosto 1954, festa dell’Assunzione. Non esistono commenti capaci di esprimere contemporaneamente tragedia e meraviglia: le azioni di Dio restano avvolte nel mistero. D’amore! Ecco alcuni passi di una composizione lasciata da un’alunna del collegio compagna di Maria Isabel:“… tu hai sofferto con grande rassegnazione e il tuo esempio ha dato alle nostre anime una nuova luce… Mi vergogno nel paragonarmi a te, tu così buona umile e generosa, ubbidiente e rassegnata alla morte”. E ancora: “Marisa nella sua breve vita fu come le violette; piccola e umile all’apparenza ma grande e bella per la sua innocenza e bontà di cuore”.


Autore:
Serena Manoni


Fonte:
www.sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2008-08-27

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