Da umile famiglia, il 30 dicembre 1912, a San Giuseppe di Casto (Biella), nasce Guido Acquadro. Dai suoi genitori, riceve luminosa educazione cristiana. Sono gli anni della 1ª guerra mondiale e la sua fanciullezza è tutt’altro che facile. Il suo primo giorno di festa nella vita è il 16 aprile 1919, quando a sette anni, neppur compiuti, accoglie nella sua anima per la prima volta Gesù Eucaristico. Si era preparato a quel primo incontro, dice il suo biografo, come un angelo. Da allora, Gesù Eucaristico è il suo grande Amico: lo riceve sempre più spesso, e presto ogni giorno, preparato dalla Confessione frequente e regolare, dalla preghiera e da un’intensa vita cristiana. Nel medesimo anno, il 19 agosto, Guido, giovanissimo riceve la Cresima dal Vescovo di Biella, Mons. Giovanni Garigliano.
Nell’Azione Cattolica A scuola, in mezzo ai compagni e anche tra gli adulti che incontra, testimonia Gesù. Si affida alla Madonna e comincia a recarsi a pregarla intensamente al vicino Santuario di Oropa. Un giorno, scrivendo a un amico, tutto rinfrancato dalle due visite a Oropa, gli dirà: “Lassù ho pregato per te e ho pensato di portarti un piccolo Rosario. È il regalo migliore che io sappia fare a un amico caro. Impara, se non lo sai ancora, a recitare bene il Rosario, affinché la Madonna ti aiuti a vivere bene e a fare del bene e a morire bene, quando sarà la nostra ora. La preghiera, il Rosario, dà la forza per combattere e vincere le tentazioni e superare tutte le difficoltà”. Guido, il Rosario, ha imparato a dirlo fin da bambino e lo offrirà alla Madonna per tutta la vita. Il 1º novembre 1923, la famiglia di Guido ritorna a Prolungo S. Eurosia e vi si stabilisce. Prolungo sarà la parrocchia di Guido, il luogo del suo apostolato. Un pomeriggio di domenica del novembre 1923, sulla piazza della chiesa, incontra Alfonso Mosca, presidente del Circolo giovanile di Azione Cattolica “Contardo Ferrini”, che diventa suo amico e lo avvia all’apostolato nella vita e nell’associazione. Accolto nell’Azione Cattolica, si distingue per il suo stile di fede e di intensa operosità apostolica. Gli costa sacrificio, sempre di più, anche, perché finite le elementari, presto le sue giornate passano nel lavoro dal mattino alla sera. Sarà, come operaio, nel suo ambiente di lavoro, ciò che il suo conterraneo, Pier Giorgio Frassati, era stato nell’ambiente dello studio e della cultura. Nel novembre 1926, incontra per la prima volta, don Augusto Viotto, andato a predicare a Prolungo. Il futuro assistente diocesano di Azione Cattolica gli apre gli orizzonti nuovi di luce e di impegno e di santità nel mondo. Nel 1929, sarà il suo direttore spirituale. Di Guido Acquario, don Viotto scriverà la bella biografia, oggi introvabile, che lo delinea come giovane cattolico, ricco di fede, di preghiera, purezza, amore a Gesù Eucaristico e alla Madonna. A soli 16 anni, nel 1928, Guido è segretario dell’Associazione, impegnandosi in un attivo apostolato della parola, dell’azione, della preghiera e dell’esempio. Gli vengono affidati, nello stesso anno, i più piccoli, gli “aspiranti”: è catechista e trascinatore in mezzo a loro, alla sequela di Gesù. Si specchia nella loro innocenza e li forma al sacrificio per Gesù. I “suoi” ragazzi ne sono affascinati, nel vederlo tanto giovane – uno di loro in fondo – ma così slanciato verso le vette della santità.
Apostolato epistolare La sua biografia riporta stupendi brani delle sue lettere ai ragazzi, agli amici, a diverse persone. Dà vita così a un meraviglioso apostolato epistolare, che rivela la sua anima e il suo lavoro per portare Gesù ai fratelli: “Quando in fabbrica si tengono cattivi discorsi (era il suo ambiente di lavoro), io mi metto a canterellare qualche lode in onore della Madonna. Comunque, penso e prego il Signore e divento così assorto che non sento più nulla di quanto avviene attorno a me. Senza accorgermene, lavoro più in fretta e meglio”. “Sii sempre allegro e non lasciarti turbare quella gioia che rende così bella la vita. Sta’ con il Signore. Chi è con Lui, nella grazia, riceve tanta forza, per sopportare con gioia le avversità e non venir meno ai suoi doveri: e per questo è allegro”. “Cerca di farti dei meriti perché il tempo passa veloce e di giorno in giorno si avvicina sempre più l’ultima ora”. “Che c’è di più bello che vivere, lavorare e morire per il Signore?”. Allora i ragazzi venivano educati al senso della presenza continua di Dio, alla consapevolezza di dover rendere conto a Lui, all’impegno di evitare a tutti i costi il peccato – e l’inferno cui il peccato conduce – e a guadagnarsi il Paradiso. Così si educavano i santi. Guido sperimenta la precarietà della sua esistenza, anche se ha solo 20 anni. In una lettera di fine 1932, scrive: “Anche se mi sento un po’ malaticcio, tuttavia sono sempre sereno. Quando sono un po’ turbato, rivolgo la mente a Dio e provo un grande conforto”. Nella primavera del 1933, i reumatismi di cui soffre da qualche tempo, lo colpiscono con violenza.
Incontro a Lui Le cure del tempo sono scarse. Il 18 aprile 1933, si mette a letto, sicuro di non alzarsi più, anche se ha compiuto 20 anni solo da pochi mesi. È il cuore a essere intaccato e non ci sono molte speranze di guarigione. Unisce la sue sofferenze a quelle del Crocifisso. Prega continuamente con il Rosario alla Madonna. Vuole tutti i giorni Gesù Eucaristico nella Comunione, con grande fervore. Il 28 aprile 1933, vigilia della sua morte, Guido dice con semplicità di vedere la Madonna che viene a prenderlo, e esclama tutto in festa: “Maria, Madre mia!... Salve Regina... Aspettami... che prendo le ali anch’io... per venire con Te”. L’indomani, sabato 29 aprile 1933, chiama il Parroco per gli ultimi Sacramenti. Non smette più di pregare, invocando i Nomi santissimi di Gesù e di Maria. Quando scende la sera, verso le 19.30, Guido Acquadro, contempla Dio. Il 1º maggio 1933, inizio del mese della Madonna, Guido ha il suo primo trionfo sulla terra, nel suo funerale, in cui le lacrime si mescolano alla gioia, perché il Cielo ha un altro piccolo santo e i giovani un altro modello da imitare. Nella diocesi di Biella, è ancora conosciuto, amato, invocato. Ma merita farlo conoscere più lontano, accanto alla santità del Beato Pier Giorgio Frassati, al quale pure lui si è ispirato, e di altri giovani esemplari, per ammirare e rivivere anche nella nostra vita un’altra meraviglia di Gesù vivo nelle anime.
Autore: Paolo Risso
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