Nell’anno della persecuzione di Calles, il 1927, Carlo Betanzos di soli otto anni, si preparava a ricevere la Prima Comunione. Suo padre, fervente cattolico, fu arrestato e gettato in prigione. Alcuni giorni dopo, rifiutatosi di rinnegare la Fede, in un processo sommario, fu condannato a morte. Con l’aiuto di una guardia, riuscì a far giungere un messaggio alla sposa e al figlioletto: “Procura che Carlo faccia la Comunione e prega che qualcuno la porti anche a me. Sono nelle mani di Dio. Non preoccupatevi di me”. Nella sala di un palazzo, a Città del Messico, in modo clandestino, venne celebrata la S. Messa: gli inviati sono pochissimi, per non dare nell’occhio ed evitare le rappresaglie della “polizia” di Calles. Il piccolo Carlo riceve Gesù Eucaristico e chiede la grazia di poter portare lui stesso la Comunione al papà che in carcere attende la morte. Egli sa che, in caso estremo di necessità come quello, può essere concesso anche a un bambino come lui, in via del tutto straordinaria, di poter portare Gesù Pane di vita eterna, ai condannati nelle prigioni. Al tempo dei primi cristiani, verso il 250 d.C. l’aveva fatto il giovanissimo Tarcisio ed era morto martire piuttosto che cedere alle mani profanatrici dei pagani, il più prezioso Tesoro che teneva stretto al cuore, Gesù Eucaristico. Al termine della Messa di Prima Comunione, il Sacerdote celebrante consegna Gesù-Ostia al piccolo Carlo, che è sicuramente la persona più indicata per evitare ogni sospetto e sfuggire al controllo delle guardie carcerarie. La mamma gli raccomanda: “Bacia papà anche per me e digli che siamo orgogliosi di avere un martire… Che preghi per noi e ci attenda in Paradiso”. Il Sacerdote chiude l’Ostia santa in una piccola custodia e la nasconde sul petto del bambino, che parte raggiante di gioia per la sua singolare missione. Giunto alla prigione, le sentinelle non vogliono lasciarlo passare: “E’ proibita ogni visita!”. Carlo insiste: “Ma io voglio vedere il mio papà!”. Gli dicono che occorre un permesso del direttore del carcere: “Ma è tempo sprecato, quello ti mangia vivo, solo a vederti!”. “Io non ho paura, fatemi entrare!” ribatte Carlo. Si deve accontentarlo. Il direttore, esecutore degli ordini di Calles, cinico e crudele, lo accoglie sprofondato nella sua poltrona. -Che cosa vuoi marmocchio? -Voglio vedere ancora una volta il mio papà- -Chi è tuo padre? -Luigi Betanzos. -Ah, quell’uccellaccio del malaugurio. Ma non gracchierà più! -Lo so, ma per questo vi prego di permettermi di dargli l’ultimo bacio. -Beh, lo vedrai… e ringrazia il diavolo che oggi ho voglia di divertirmi un po’. -Grazie! -Un momento, vieni prima qua che devo disinfettarti… Il direttore lo afferra per un braccio, palpando le sue spalle. Carlo trema, temendo che scopra il Santissimo Sacramento che porta sul petto. -Non tremare, che ora ti devo fare una carezza. Con un ago, gli fa una puntura al braccio, che gli strappa un grido di dolore. -Ora puoi andare che ti ho sistemato per bene… per evitare che diventi come tuo padre. Carlo entra nella cella del padre, commosso a quella visita così inaspettata, lo accoglie tra le braccia e lo bacia. -Presto, papà, stamane ho ricevuto la Prima Comunione e ora porto Gesù anche a te. Estrae con delicatezza dal petto l’Ostia santa, dicendo: -Presto, papà, che io non sto bene… Recitiamo insieme l’atto di dolore. Ricevuta la Comunione, padre e figlio si stringono in preghiera, in un abbraccio che vorrebbe essere senza fine. Luigi Betanzos sente che il suo Carlo trema come una foglia. Lo guarda: le vene del collo gli si sono ingrossate: “Che cosa è successo?”. -Il direttore del carcere mi ha fatto una puntura…Addio papà. Un istante dopo, il piccolo Carlo muore: era stato ucciso con un potente veleno. Anche lui, martire per Gesù Cristo: come Tarcisio, Pancrazio e Agnese,nell’antichità cristiana; come Joaquim, Manuel, Josè, Tomas, nel suo “Messico martire”.
Autore: Paolo Risso
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