A Montelier, in Francia, la casa dei signori Chausset è circondata da un grande giardino. Intorno si stende la campagna e in lontananza si scorge la cima frastagliata dei monti. Lì tutto è pace, calma e serenità. Maria Lucia vi sorride per la prima volta il 27 gennaio 1920. Vi trascorre sei anni riempiendo tutto della gioia che brilla dagli occhietti color del cielo e vi chiude i suoi giorni il 24 marzo 1926. Maria Lucia è una figlia della luce, un'amante della vita e di tutte le sue manifestazioni: la natura, le erbe, i fiori, gli animali... A sei mesi giace nella carrozzella infiorata, mentre sfila la processione del Corpus Domini. La mamma, quando passa Gesù, guida la piccola mano della bimba, piena di pratoline e Lucia getta i suoi primi fiori a Gesù. Un po' più tardi quella stessa manina porgerà l'elemosina ad un mendicante. Maria Lucia darà a Gesù i fiori della sua bontà, specialmente della sua obbedienza che le costa tanto e amerà sempre i poveri, dando generosamente il suo, senza rimpianti. Fra le prime parole che impara a pronunciare troviamo: "papà, mamma, gioia, Gesù, Angelo". Vivace e chiacchierona le usa non sempre a proposito. "Gioia papà, gioia mamma", ripete spesso. - Buongiorno, Gesù!" - saluta ogni mattina. _ Fischia... come un Angelo - dice, sentendo il fischio di un tram che si avvicina. La mamma le ha detto di essere educata, di salutare, domandare scusa se urta qualcuno. E la piccola Lucia obbedisce, senza molto distinguere fra persone, animali o cose. Così saluta la "Signora Luna", dà il "Buongiorno alla lampada" quando viene accesa la sera, domanda scusa alla porta e al cane quando deve passare... Lucia ha un animo di poeta. Parla spesso con le sue bambole, ma esse la stancano presto. Il suo piccolo animo è fatto per ciò che è vita: parla con gli uccelli, accarezza gli agnellini, si intrattiene con le formiche a cui dà le briciole dei suoi biscotti. - Oh, come canta il prato! - dice felice un giorno in cui sente i grilli cantare nel prato. Poi osserva le bianche margheritine che spuntano in mezzo al verde del prato e tutta felice, saltellando e battendo le manine esclama: - Com'è buono Gesù che ha messo nel prato, per me, questi nuovi fiorellini! Evviva la gioia! E con i fiori da portare a casa raccoglie un pizzico di terra che conserva gelosamente come ricordo della passeggiata. Il nonno è musicista. Lucia ha imparato da lui una breve strofa che ripete con soddisfazione: "Sia Benedetto il piccolo Gesù che mi dà l'erba, sia benedetto il piccolo Gesù che mi dà le rose, sia Benedetto il piccolo Gesù che mi dà la gioia". Ama gli uccelli, ma predilige le rondini perché "sono gentili e la salutano prima di partire". Ne vorrebbe una in una gabbia "alta come il cielo", ma intanto parla al suo piccolo passero: - Chi ti ha creato? Il passero cinguetta: - Cip! Cip! - Dio! Dio! ha detto Dio! Bravo! Bravo! Le piacciono le belle storie, ma preferisce quelle del Vangelo e del Vecchio Testamento che la mamma le racconta spesso: - Vedi, mamma - osserva un giorno, dopo aver ascoltato attentamente la narrazione di un episodio della Bibbia - ai bambini non si dovrebbero raccontare tante sciocchezze, tante cose che non sono vere, altrimenti possono pensare che anche il buon Dio sia stato inventato per divertire i piccoli. Un giorno la mamma le aveva narrato la storia della creazione del mondo. Lucia aveva ascoltato attentamente. Qualche tempo dopo la mamma la sorprende in giar- -dino. Ha un po' di polvere nella mano e vi soffia sopra a-nimatamente e ripetutamente, ma la polvere si disperde nell'aria. - Ah, io non posso creare! - dice sospirando e scrollando la testina. - Non puoi creare? - domanda, incuriosita, la mamma. - Ma sì! Volevo fare come il buon Dio, ma non mi riesce. Speravo di fare uscire dalla polvere, se non un uomo, almeno una bestiolina. Una volta la mamma le aveva parlato di Gesù che era stato inchiodato sulla croce. - Mamma, - dice Lucia - picchiami sulle mani per vedere come facevano al buon Gesù quando gli conficcavano i chiodi. Un'altra volta mentre provava un vestitino: - Non importa se mi pungi con uno spillo. - dice alla mamma - Offrirò la mia sofferenza al buon Gesù. A sera ripensa alle belle cose che le hanno fatto piacere e implora su tutte le benedizioni di Gesù: "Bambin Gesù, benedici gli uccelli del giardino, i passeri del tetto, le mie bambole e... anche la mia tartaruga". Poi ringrazia Gesù che gli ha dato la mamma e il papà, si fa tracciare un segno di croce sulla fronte dal suo babbo e si addormenta serena. Le fanno pena i bambini orfani. - Mamma, - prega la sera - dimmi almeno se qui tutti i . bambini hanno la mamma. - Ma sì! Ma sì - risponde la mamma. - Oh! Così vado a letto volentieri, altrimenti, come potrei dormire? Maria Lucia ama tutte le cose belle, ma ha messo un ordine nei suoi affetti. - A chi vuoi più bene, Lucia? - A Gesù Bambino, a papà, alla mamma e poi alle bestiole... Trova la notte troppo lunga perché "non si può vedere la mamma", e pensa "come festeggiare l'onomastico del babbo". Ma specialmente vuol fare contenti papà e mamma diventando sempre più buona. Non le piace la minestra e una volta non riesce a mandarla giù. Gira e rigira con il cucchiaio attorno al piatto, ma in bocca non porta quasi nessuna cucchiaiata. Ad un tratto, ridendo di cuore, dice: - Il mio Angelo Custode mi suggerisce che bisogna lasciare tutta la minestra alla mamma! È di cuore generoso, ma certi sacrifici le costano u-gualmente. Desiderava tanto avere un asinelio e un agnellino per il suo presepio. Un giorno era andata con la mamma in città a far la spesa e aveva ottenuto in dono le due care statuine. Di ritorno, in treno, non finiva più di guardarle, ma un povero bambino malato che le era vicino, dimostrò il piacere di averli. Lucia glieli imprestò volentieri. - Lasciaglieli - suggerì la mamma. - Oh, no, - rispose pronta Lucia, e se li riprese, ma nel suo piccolo cuore la voce buona suggeriva il sacrificio. - Prendi, sono tuoi - disse, con un dolce sorriso, porgendo al bimbo le due statuine. Aveva vinto ed era contenta. - In Cielo, Gesù me li renderà più belli! La mamma le ha detto che in chiesa, dietro la porticina del Tabernacolo, abita Gesù che desidera tanto uscirne per entrare nei cuori degli uomini e in particolare dei bambini. Maria Lucia, da allora, fissa sempre amorosamente il Tabernacolo. - Quando il parroco apre la porticina dorata io guardo attentamente e vedo un po' la casa di Gesù Bambino. Ma questo non le basta. Lei desidera Gesù, lo vuole nel suo piccolo cuore. - Perché lo desideri? - domanda la mamma. - Per farlo contento - risponde Maria Lucia. Il mattino del 15 agosto 1921, Lucia è in chiesa con la mamma. Le piace tanto pregare vicino all'altare. Ha solo quattro anni ed è ancora troppo piccola per fare la prima Comunione. Quando la mamma si dirige alla balaustra per ricevere la santa Comunione, Lucia la segue con passo risoluto. È trattenuta, respinta e ritorna mortificata al suo posto. Ma quando è a casa prega la mamma: - Lasciami vedere il tuo Gesù, mamma. - Non posso, è nascosto nel mio cuore. - Ah! Si nasconde come gli uccellini nel nido? Volevo accarezzarlo... ed io quando potrò averlo nel mio cuore? - Quando farai la prima Comunione. - Se è così, voglio farla subito. - Ma prima devi sapere bene il catechismo - conclude la mamma. Maria Lucia si mette a studiare con decisione il catechismo per impararlo bene e nella settimana di Natale domanda alla mamma: - Il parroco mette il vero Gesù Bambino nella mangiatoia? - No, mette un Bambino di cera - risponde la mamma. - Dovrebbe mettere il vero. - Ma come è possibile? - chiede la mamma, incuriosita. - Oh! È tanto semplice! Dovrebbe mettervi un'Ostia consacrata, così io andrei a prenderla, la inghiottirei e avrei fatto la prima Comunione. Ma desiderare Gesù, sapere bene il catechismo non basta per ricevere la Comunione. Bisogna anche vincersi nei propri difetti e Lucia si vince con l'aiuto della mamma. Non le piace studiare il pianoforte, né scrivere le vocali, tanto che una volta, indispettita, si rotola a terra. Preferisce ridere e saltare, ma per obbedire alla mamma e meritare di ricevere presto Gesù, mette tutto l'ardore nei suoi piccoli e sgraditi doveri. Nel marzo del 1925 due padri cappuccini predicavano le missioni in parrocchia. La mamma presentò Lucia ad uno di essi. Dopo averle rivolto alcune domande il padre trovò che la piccola era ben preparata per la prima Comunione e gli diede il permesso di riceverla. - Maria Lucia, domenica farai la tua prima Comunione, sei contenta? - gli dice la mamma. La bimba era felice, ma quando, poco dopo, il buon padre cappuccino le volle far inghiottire, per prova, un'ostia non consacrata, Lucia si rifiutò: - No, non la voglio. Questa non è il piccolo Gesù. Sabato 28 marzo fece la sua prima Confessione. - Mamma mia, - disse - come sono contenta! Ho l'anima tutta bianca! - E quando Gesù Bambino verrà nella tua anima tutta bianca, che cosa gli domanderai? - Oh, che vi resti per sempre! La mattina della prima Comunione, Lucia aveva tanta sete. Chiese da bere, ma fece subito il sacrifìcio per Gesù che, sulla Croce, aveva sofferto anche la sete. Ascoltò la Messa con devozione, si unì con tanto amore con il suo Gesù e si intrattenne a lungo con lui. A casa accostò l'orecchio al cuore della mamma. - Che fai, Lucia? - Ascolto Gesù Bambino che è nel tuo cuore. Mi dice che vuole bene a Lucia. Anche tu, mamma, ascoltalo ora nel mio cuore. È tanto lieta che dimentica di fare colazione. - Ho Gesù Bambino nel mio cuore e mi basta – dice. Il giorno seguente voleva ripetere la Comunione, ma non le fu permesso. - I grandi - disse, lamentandosi dolcemente - possono comunicarsi tutti i giorni e i piccoli non possono andare. Perchè? Il buon Dio ama molto di più i bambini. Dopo pochi giorni Lucia insistette ancora. - Ebbene, - le disse la mamma - scrivi a Gesù Bambino. - No, non scriverò a Gesù Bambino. - Vuoi scrivere alla Madonna? - Scriverò a san Francesco d'Assisi che amava gli uccellini. Quindi detta una lettera alla mamma: "Mio caro san Francesco d'Assisi, domani io vorrei fare la Comunione e voi dovete accordarmi questo favore. Dite al buon Dio che avrei desiderio di comunicarmi una seconda volta. Caro san Francesco, voi conoscete i bambini e li benedite... io amo le povere anime del Purgatorio e desidero che vadano tutte in Paradiso. Dite al buon Dio e alle Anime purganti che domani mi facciano andare alla Comunione. Oh, caro san Francesco d'Assisi. Per scrivervi ho preso l'ultimo foglio della bella carta. Io voglio ubbidire sempre, ma non al diavolo. Aspetto la vostra risposta. Se fosse un no, ne proverei molto dispiacere". La risposta fu un bel sì che san Francesco trasmise alla piccola per bocca di papà e Maria Lucia ne fu felicissima. Dal giorno della prima Comunione, Lucia si migliora visibilmente. Offre a Gesù tanti bei fioretti, prega sempre le Anime del Purgatorio per le quali nutre una tenera devozione e dona a tutti la gioia che sempre gli riempie il cuore. Anche lei, però, dovrà soffrire prima di spiccare il volo per il Paradiso, ma non si tratterà di molti mesi. Per prepararla alla festa di Pentecoste la mamma le scrive su dei foglietti i doni dello Spirito Santo e gliene fa tirare uno a sorte: la prima volta viene estratto "il timor di Dio". La mamma le spiega: - Vuol dire che non devi offendere Dio con il peccato. Maria Lucia comprende bene: - Sì, io non farò mai nessun peccato. Un giorno, a passeggio, saltella vicino alla mamma. A un tratto dice con un tono serio e risoluto: - Vorrei che il buon Dio mi facesse soffrire tanto, per farmi santa. - Puoi cominciare subito con l'essere molto buona e molto ubbidiente. - E mi farò santa? Allora incomincio subito. E incomincia davvero. Quando sta per ribellarsi all'obbedienza, basterà ricordarle il proposito e Lucia obbedirà prontamente, allegramente. Ha delle antipatie, ma si vince, sorride ed ama tutti. Le piace tanto dormire fino a tardi, ma si alza senza neppure stropicciarsi gli occhi, specialmente quando si tratta di andare in chiesa. Alla domenica, poi, non vuole assolutamente mancare ai Vespri e va ad ogni istante a guardare l'orologio del babbo per assicurarsi di non essere in ritardo. È sensibilissima, eppure, se la si contraddice e le si procura qualche pena, come quando qualche bimbo le rompe uno dei suoi giocattoli, il suo piccolo cuore si gonfia, ma Lucia sorride: "È per Gesù, per farmi santa". In parrocchia era morto un buon vecchio. La mamma di Lucia disse: - Poverino! - Perché poverino? Egli è in Cielo! È così bello il Cielo! Lucia si sentiva prossima a raggiungere quel Cielo che invidiava a quel fortunato vecchio. Nel gennaio del 1926 Lucia prese un raffreddore che diventò tosse canina. Non guariva e il 29 gennaio il dottore che la visitò per la terza volta disse che si trattava di una polmonite doppia. Maria Lucia aveva la febbre e soffriva molto. In un momento di più acuta sofferenza, sospirò: - Oh, mamma! Non voglio più farmi santa. Si sente troppo male! Si ricordò allora del suo desiderio di santità e si riprese subito: - Oh, no, sono contenta! - Offri le tue pene al piccolo Gesù - le dice la mamma. - Non ne ho delle pene, mamma - risponde la bimba, dominando il dolore. Passano i giorni e le settimane. Sono già quasi due mesi e Lucia non migliora. Sopporta volentieri le iniezioni e non fa mai i capricci per prendere le medicine. - Vuoi aiutare un po' le anime che sono in peccato, perché si confessino in questa Quaresima e facciano la Comunione pasquale? - chiede la mamma. - Sì - risponde Lucia. Il 24 marzo, verso le ore 18, Lucia chiama : - Papà, vieni vicino a me... mamma, prendimi fra le tue braccia... sulle tue ginocchia. Ah! Io sono tanto contenta! Ho il babbo e la mamma... La voce si affievolisce. Il babbo corre a chiamare il parroco, mentre la mamma prega incessantemente. Lucia alza verso il cielo gli occhi che brillano e li richiude per sempre. È andata a godere quel Paradiso che aveva detto "essere tanto bello". Piccolo Gesù che ti sei deliziato dell'amore della tua piccola Lucia, accendi la stessa fiamma nel cuore di tutti i bambini!
Autore: Maria Cecilia Calabresi
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Come fiori per Gesù
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