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Beato Guglielmo di Monferrato

16 giugno

† 1237-1238


Di nobile discendenza, era parente prossimo, se non figlio di un marchese di Monferrato che l’imperatore mandò in legazione nel reame di Arles e a cui affidò la Quarta crociata.
Guglielmo abbracciò la vita ecclesiastica.
Recatosi a Roma nel 1217 per celebrare la quaresima, fu ospitato dal cardinale di Ostia Ugolino, erede dello spirito di Innocenzo III, collaboratore del vivente papa Onorio III e futuro papa Gregorio IX.
Qui vi conobbe san Domenico, che frequentava assiduamente il cardinale e rimase conquistato dal suo modo di fare: ne nacque una cordiale amicizia. Essi amavano intrattenersi su argomenti spirituali, sulla propria salvezza e su quella del prossimo.
Mai Guglielmo si era incontrato con un uomo così religioso, tra tanti di vita regolare con i quali era venuto in contatto. Soprattutto mai ne aveva visto un altro divorato, come Domenico, dalla sete delle anime.
A sua volta san Domenico predilesse quel giovane e gli aprì il cuore. Era uno dei tratti caratteristici del suo temperamento, questa confidenza affettuosa che istintivamente lo portava verso i giovani dal cuore puro e dalla generosità sorgiva. Domenico sapeva attrarli verso di sé senza mai opprimerli con la sua personalità, ma condividendo gli alti ideali di cui egli stesso viveva. E confidò a Guglielmo la sua nostalgia per le missioni tra i pagani e per il ministero immediato.
Certo, istituendo il suo Ordine, preparando una generazione di autentici apostoli, indirettamente lavorava alla salvezza delle anime: ma come avvertiva la pena di non poter personalmente attendere all’apostolato! Domenico voleva senz’altro ricominciare a predicare e soprattutto ai pagani.
Guglielmo lo capiva perfettamente: anch’egli lo desiderava e decise di seguirlo. Solo si rendeva conto dell’impreparazione intellettuale. Presero allora questa decisione: Guglielmo si sarebbe subito recato a Parigi e dopo due anni, terminata la teologia, avrebbe raggiunto Domenico.
Questi, avendo nel frattempo organizzato il suo Ordine, sarebbe insieme partito alla volta della Prussia e delle regioni del Nord per convertire i pagani. In quel periodo Domenico pare abbia lasciato crescere la barba, come conviene ai missionari.
Guglielmo partì alla volta di Parigi dove nel 1219 ricevette presso Saint-Jacques dalle mani di san Domenico l’abito dei predicatori. Guglielmo seppe far tesoro degli studi teologici e trascorsi i due anni previsti si affiancò a san Domenico nel ministero di salvezza, diventando suo confratello e, per quasi un anno, suo principale compagno di viaggio.
Lasciata Parigi si diressero a Bologna passando per il Sempione o il Gran San Bernardo. In seguito lo accompagnò da Bologna a Firenze e da qui a Viterbo per incontrare papa Onorio III. Il papà affidò a san Domenico un incarico a Roma e il beato Guglielmo lo accompagnò nuovamente, assistendo a diversi miracoli operati dal santo.
Il beato Guglielmo accompagnò san Domenico per più di un anno nei suoi viaggi, in cui compiva ogni giorno tappe di quaranta o cinquanta chilometri, sempre a piedi nudi, senza alcun riguardo nel vitto, spesso accontentandosi del tozzo di pane mendicato di porta in porta. Alla sera si ritiravano in qualche ospizio brulicante di poveri pellegrini.
Ma san Domenico, anziché coricarsi, andava in Chiesa a pregare, almeno fino a mattutino e quando finalmente cedeva al sonno si gettava vestito su un po’ di paglia e mai su un letto.
Il beato Guglielmo fu legato dall’amicizia con san Domenico, amicizia fatta di ammirazione e di rispetto, di comunanza di ideali, di sforzi condivisi lungo la medesima strada.
Il beato Guglielmo ottenne dal papa che l’Ordine dei Predicatori fosse esentato da qualsiasi compenso per gli atti emessi dalla cancelleria.
Sul finire del 1220 il papa inviò a Parigi il beato Guglielmo di Monferrato con lettere indirizzate all’Università di Parigi, ai benedettini e ai domenicani di Parigi.
Nel 1233 fu presente a Bologna all’apertura della tomba di san Domenico: fu presente a quando sollevato il coperchio furono avvolti da un intenso e soavissimo profumo, nonostante che il corpo di Domenico fosse ridotto alle sole ossa. Quel profumo, diverso per natura e intensità da ogni altro profumo, rimase a lungo nella fossa, sulle mani e sugli oggetti venuti a contatto con le reliquie del santo e si avvertì ripetutamente per oltre un anno nella Chiesa. Guglielmo depose anche per la causa di beatificazione di san Domenico.
In seguito predicò in Piemonte poi partì per le missioni d’Oriente ove si impegnò a fondo per l’unione della Chiesa greca con la Chiesa Cattolica.
Morì verso il 1237-1238. Era festeggiato il 16 giugno.


Fonte:
www.villaschiari.it

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Aggiunto/modificato il 2009-03-16

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