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Luigi Calabresi Laico

Testimoni

Roma, 14 novembre 1937 – Milano, 17 maggio 1972


Gli piaceva assai andare al cinema (a vedere films sani e buoni, ché il male lo detestava per natura), ma qualche volta gli capitava di non avere soldi sufficienti per pagarsi il biglietto. Che fare? Vendeva allora qualche bottiglia vuota, prendendola dalla cantina del padre commerciante in vini. Una marachella senza dubbio, ma chi non ne ha mai fatta qualcuna?
Ancora ragazzo si era dimostrato presto forte e allegro, pieno di vita e dotato già dai primi anni di una fede intensa e vivace, come gli era stata trasmessa dai genitori e dai primi maestri. Così era Luigi Calabresi, "Gigi" per gli amici, nato il 14 novembre 1937.

Innanzi tutto, la fede
Presso la sua casa a Roma, c’era un’Associazione Cattolica molto viva: Luigi, frequentandola, vi incontrò buoni sacerdoti e crebbe nella conoscenza e nell’amore a Cristo e nella fedeltà alla Chiesa; adolescente limpido, leale e diritto, che non tollerava volgarità, pieno di dignità e di gioia.
Al Liceo S. Leone Magno, studiava con profitto, maturando un’ottima cultura con principi forti e luminosi ideali di donazione a Dio e al prossimo. Ne uscì a 18 anni, giovane cattolico che, dovunque si fosse buttato, si sarebbe distinto. Ormai vedeva la vita, il mondo e ogni scelta solo alla luce della fede – la luce di Cristo – e ne faceva propria la mentalità in ogni momento.
Così scelse "giurisprudenza", con l’intento di fare della professione di domani un servizio alla società, con lo stile di Gesù.
Durante gli studi universitari entrò nel movimento Oasi, fondato il I° novembre 1950 dal gesuita P. Virginio Rotondi, impegnandosi con la meravigliosa promessa di consacrazione che trascriviamo intera:
"O Gesù, Re divino Salvatore del mondo, io ti rendo grazie per avermi scelto e chiamato a offrire a Te, per le mani di Maria Immacolata, tutta la mia giovinezza. Assumo l’impegno di conservare in essa immacolato il mio candore e di questo faccio voto oggi. Voglio meditare, visitarti e nutrirmi di Te ogni giorno. Voglio onorare Maria, tua e mia Madre con il Rosario quotidiano. Metto a servizio della Chiesa il mio tempo e le mie energie. Accetta in odore soavità questo mio olocausto e dammi la grazia di saper affrontare anche la morte per rimanere fedele a Te, o Re divino, Gesù Salvatore del mondo".
Così la vita diventò, ancora di più per Gigi, un continuo esaltante "sì" a Cristo e alla Chiesa, in intimità con Lui, nell’apostolato nella società, con disinvoltura e fierezza. Visse con generosità estrema questo stile di vita, entusiasmante, con "Gesù solo" al centro, con Gesù solo come vera passione d’amore.
In un suo quaderno di note dello spirito, scrisse: "Appartengo a un gruppo di giovani che vuol andare contro-corrente. In questo mondo neopagano, il cristiano continua a dare un’enorme fastidio, perché il fine che persegue, lo scopo che dà alla vita, non coincide con quello dei più… Sentiamo di vivere, tutto sommato, in un mondo non nostro, che tende a escluderci e a sopprimerci. Il mondo, così com’è, lo sentiamo ostile".
Gigi amava tutti con il cuore di Gesù, ma come Gesù sentiva di essere un esule, anzi un continuo tormento per il mondo del peccato e del rifiuto di Dio. Si laureò brillantemente con una tesi sulla lotta alla mafia. Pensando e pregando, capì che la sua strada sarebbe stata quella del matrimonio cristiano e di un servizio disinteressato al bene comune, da laico cristiano, cattolico vero.
Continuò pertanto a approfondire la sua cultura teologica, partecipando attivamente a incontri con altri giovani a studiare la Sacra Scrittura e a pregare insieme. Poi, la decisione per la carriera in Polizia, per essere in questa struttura, luce e fermento di Vangelo.
A Milano, si buttò prima nella preparazione, poi nel lavoro con competenza e umanità, con equilibrio: "Ciò che pretendo è solo il rispetto della Legge: la Legge garantisce le persone e anche chi avesse sbagliato è pers


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2009-06-28

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