Bohtiso, Isacco e Simeone caddero vittime di una delle feroci repressioni promosse da Sapore contro i cristiani sospetti di simpatia per l'impero romano. Le uniche notizie pervenute intorno a questo gruppo di martiri si ricavano dall'elogio inserito nel Menologio di Basilio II Porfirogenito, compendiato e alterato dal Sinassario Costantinopolitano. Secondo la prima di queste due fonti, Simeone, Isacco e Bohtiso furono denunziati a Sapore II (310-379), acceso sostenitore del mazdeismo. Citati in tribunale, si rifiutarono di sacrificare ai simulacri mazdeici, sole e fuoco, riconoscendo in essi solo creature del vero Dio. Sapore, giudicate insolenti le risposte, comandò che subissero l'amputazione delle mani e dei piedi. I martiri, dopo il supplizio, furono rinchiusi in carcere; vi rimasero sette giorni senza prender cibo e ne uscirono per essere sottoposti a nuovi tormenti ed essere infine decapitati. Secondo il Sinassario Costantinopolitano, invece, Isacco e Simeone, guidati da Bohtiso, meritarono la corona di martiri, consumandosi sul rogo approntato dai persiani. Il Martirologio di Rabban Sliba, il 15 magg. (ayyar), reca una breve menzione del gruppo, ponendovi a capo Bohsito. I Bollandisti, ispirandosi al solo Menologio di Basilio, considerano Simeone capogruppo. Nel Calendario Palestino - Georgiano del Sinaitico 34 (sec. X) la rubrica del 24 sett. porta un nome di difficile lettura : « bak' t'isi » [...]. Infatti tutte le altre fonti commemorano i martiri al 15 maggio.
Autore: Maria Vittoria Brandi
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