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Emma Mariani Fanciulla

Festa: Testimoni

Lucca, 6 novembre 1911 – 26 luglio 1916


Emma Mariani fu proprio come una primula di primavera: spuntò e sorrise di bellezza, profumò soavemente intorno al Tabernacolo di Gesù, poi chinò il capo, languì rapidamente e appassì.
Vide la luce a Lucca, nella patria della Beata Gemma Galgani, la vergine stigmatizzata, il 6 novembre 1911 e vi morì il 26 luglio 1916.
Furono ambedue figlie predilette della grazia, benché in modo assai diverso!
Dal tabernacolo santo Gesù attirava a sé la bambina con un prodigio veramente mirabile. Aveva poco più di due anni, quando cominciò ad accompagnare alla chiesa la zia Cesarina. Le chiesine e le cappelle dei conventi, il più delle volte, non danno nell’occhio, passano inosservate, ma Emma le distingueva con un istinto soprannaturale e, passando vicino, subito esclamava: «Sento il profumo che viene da Gesù!».
«Gesù dev’essere vicino... Dove sarà mai?.. Non vedo nessuna chiesa!».
«Là v’è una chiesa delle Suore del convento,» disse un giorno qualche passante che sentì «ma è chiusa».
Nella cappella era esposto all’adorazione il SS. Sacramento. Emma si avanza, s’inginocchia, adora Gesù, gli tende le manine piene di baci, poi prega sommessamente. La zia Cesarina le dice pian piano che è ora di alzarsi e di tornare a casa; ma la piccola Emma non sente, è come in estasi. Lancia ancora una volta le manine piene di baci verso il Santissimo, fa un profondo inchino, bacia il pavimento e dice alla zia: «Perché te ne stai così immobile? Perché non t’inginocchi e non baci il pavimento?».
«L’ho già fatto... e poi perché baciare il suolo?».
«Ma non sai che Gesù è presente? non lo vedi? non lo senti tu?... Via, inginocchiati!... Non sai che Gesù è Dio?... Sì, un Dio grande, e noi siamo così piccini!...».
Così dicendo, abbassa le sue manine fin quasi al suolo e dice: «Guarda, così piccini noi siamo! Ma Gesù è grande, molto grande... ». E, alzando le manine sopra il capo in punta di piedi, soggiunge: «Vedi, egli è così grande da toccare il cielo! Dunque inginocchiati!».
La zia si mostra impaziente e tronca subito: «Andiamo, è tardi!».
Allora Emma sospira dal fondo del suo piccolo cuore: «Povero Gesù!... ma io ti amo con tutto il mio cuore!».
Quando le domandavano chi mai le avesse insegnate tutte queste cose, rispondeva: «Nessuno, io sento tutto qui dentro;» e metteva la manina sul cuore «Gesù me lo ha detto, Egli mi dice tante, tante cose».
Un giorno le chiesero: «Dio vede tutto?».
«Certamente, tutto... il suo sguardo penetra nei cantucci più segreti, anche qui dentro». E mise la mano alla fronte.
«Che cosa hai là dentro?».
«Che avrò mai? Ci ho tutti i miei piccoli pensieri».
«Sono tanti?».
«Io ho un solo pensiero: penso a Gesù».
Dopo un po’ di riflessione aggiunse: «No, anzi ne ho molti! Penso a Gesù, al cielo, alla Madonna, ai cari Angioletti, ai Santi...».
E diceva sempre: «Ho tante cose nel mio cuore, cose tutte mie, delle quali parlo solo a Gesù!».

La piccola penitente
Grande era il suo desiderio di ricevere la S. Comunione: sentiva addirittura fame del Pane celeste. E venne questo giorno sospirato a portarle la gioia più grande della sua piccola vita: fu il 18 novembre 1914. Emma aveva tre anni. Il suo visino raggiava di beatitudine, ma nello stesso tempo era devota e raccolta come un angelo.
Vivace per natura, anch’ella giocava e scherzava volentieri come tutte le bambine; ma quando si metteva in ginocchio davanti al Tabernacolo, dimenticava tutto ciò che prima la divertiva. Gesù viveva in lei, ella viveva con Gesù.
Emma andava spesso alla S. Comunione, ma una volta le venne il desiderio di confessarsi. Si fece coraggio e con tutta disinvoltura entrò in sacristia, dove appunto si trovava il Can. Francesco della Santina e gli chiese umilmente e con bel garbo:
«Signor Canonico, vorrebbe ascoltare la mia confessione?».
«Oh! sì, bambina mia. Attendi un po’ che finisca la funzione al S. Cuore dì Gesù».
«Grazie!».
Dopo la funzione Emma si presentò al confessionale del buon Canonico.
«Cara bambina» le chiese «hai piacere di ricevere la prima santa Comunione?».
«Oh! Padre, la prima S. Comunione l’ho già ricevuta, ma non mi hanno permesso di fare la confessione».
«Vai di frequente a comunicarti?».
«Ogni giorno, se posso».
«Ci vai volentieri?»
«Molto volentieri, Padre!».
Da quel giorno Emma andava spesso a confessarsi, e aveva gran cura di osservare quanto le veniva suggerito.
La prima volta il confessore le disse di recitare l’atto di dolore, ma la piccina osservò: «Padre, non lo so».
«Allora lo reciterai con me, vero?». Ed essa ripeté le parole del confessore con visibile compunzione di cuore. «Bambina mia, devi imparare a memoria l’atto di dolore: ci arrivi bene».
«Oh! sì, Padre, la prossima volta lo saprò a memoria!».
E fu proprio così. Il sabato seguente, quando tornò a confessarsi, tutta giuliva e soddisfatta: «Padre,» disse «le assicuro che questa volta so l’atto di dolore».

Il Bambino Gesù e la bambina Emma
L’amore di Emma per Gesù Bambino era commovente.
Ogni sera faceva una visita alla chiesa di S. Simone, dove era esposta alla venerazione dei fedeli una graziosa statua del Bambino Gesù. Gli mandava baci a piene mani e con infantile confidenza gli diceva:
«Tu lo sai, caro Bambino, che ti voglio tanto tanto bene!... Io ti dono il mio cuoricino, ma anche Tu devi donarmi il tuo!».
E le pareva di udire la voce di Gesù: «Presto ti prenderò in paradiso con gli angeli santi».
L’amore a Gesù Bambino destò in lei una grande pietà per i piccoli pagani, tanto che sul letto della sua malattia pregava con insistenza i familiari:
«Tutto il denaro che dovreste spendere per me, donatelo pure ai poveri bambini pagani, perché anch’essi imparino a conoscere e ad amare Iddio!... Non è vero che me lo promettete?».

La morte
Emma s’ammalò ed ebbe molto a soffrire. Quando col pettine le ravviavano i capelli, provava dolori così acuti da non poter trattenere qualche gemito di lamento. La zia, mentre la pettinava, le parlava dei dolori di Gesù, specialmente dello strazio che Gli cagionò la coronazione di spine. Allora Emma riusciva a vincersi e soffocava ogni espressione di dolore.
La salute della piccina deperiva a vista d’occhio. Il 10 luglio 1916 andò in chiesa a ricevere la santa Comunione; ma il giorno seguente dovettero portarla a braccia, tanto era debole! Quando fu in chiesa, domandò che la mettessero in terra perché voleva andare da sé, senza appoggio di alcuno, fino al suo divino Amico.
Dal 15 luglio non poté più lasciare il suo letticciolo. Quale dolore per la piccina! Piangeva amaramente, non già per il male che la consumava, ma perché non poteva ricevere Gesù. Le promisero che la Comunione le sarebbe stata portata in casa; bastò questo per calmarla.
«Sta bene!» disse. «Per oggi farò un piccolo sacrificio a Gesù».
Solo il 25 luglio fu esaudito il desiderio della devota bambina. Gli ultimi tre giorni si mostrò insensibile a tutto; pareva non vedesse e non udisse nulla delle cose esteriori, ma tranquilla e paziente aspettava l’angelo che. la portasse in paradiso. Il 26 luglio 1916 l’angelo scese a cogliere la primula del Tabernacolo.
La sua vita fu breve, ma ricca di contenuto, piena di Gesù. Un solo amore riempì e scaldò quel piccolo cuore: l’amore a Gesù. Uno solo il desiderio vivissimo e sospirante della sua piccola vita: unirsi a Gesù in cielo.
Beati i pargoli che amano Gesù! Beati questi fiorellini dei focolari, che crescono e profumano all’ombra del Tabernacolo!


Fonte:
www.vocechegrida.it

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Aggiunto/modificato il 2009-06-25

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