Infanzia e famiglia
Gaetana Tolomeo, detta Nuccia, è nata il 19 aprile 1936 a Catanzaro Sala da Salvatore e da Carmela Palermo. Sul certificato di battesimo, celebrato il 12 luglio 1936, risulta che la data effettiva di nascita fu il 10 aprile, venerdì santo. Papà Salvatore gestiva un’impresa di autotrasporti ed economicamente stava bene. La mamma, casalinga, piena di fede, buona, paziente, si dedicò con amore e dedizione alla figlia.
Quando cominciò a muovere i primi passi, Nuccia si reggeva con difficoltà in piedi: un male oscuro, allora pressoché sconosciuto, l’aveva colpita inesorabilmente. Il padre, non accettando la malattia dell’unica figlia, si ubriacava, bestemmiava e diventava violento.
Nacque un fratellino, Giacinto, che morì a quattro anni, mentre Nuccia stava ad Asti, durante la guerra, ospite di una zia. A nove anni si accostò alla prima comunione e nello stesso giorno, presumibilmente, ricevette la cresima.
Frequentò la scuola primaria fino alla quarta elementare. Crebbe in casa, attorniata dall’amore e dall’affetto delle cugine Anna, Ida, Teresa e Silvana Chiefari.
L’inizio del suo percorso spirituale
Aiutata e sostenuta dalla mamma, dalle suore, dai sacerdoti, contemplando il Crocefisso, Nuccia iniziò un percorso di sequela Christi che durò tutta la vita. Percorso duro, che comportò momenti di angoscia e di mestizia (sono parole sue), perfino momenti di disperazione, ma anche di luce e di liberazione, che raggiunse il culmine negli ultimi anni della vita con il Testamento spirituale e i messaggi: C’è anche gioia nella sofferenza e La sofferenza è il trionfo dell’amore.
Quel rosario, costantemente legato alle mani di Nuccia, come si vede in tutte le foto, era il segreto del suo cammino verso Gesù, che considerava suo sposo. La sua indole docile, remissiva e affabile, la portava a fare sogni, anche romantici.
Personalità forte e decisa, amava la musica, il ricamo, il lavoro a maglia, leggeva volentieri. Molte persone venivano a trovarla e le suore paoline le portavano libri di spiritualità. Aveva circa 15 anni quando andò a Lourdes con il “treno bianco”. Al passaggio di Gesù Eucaristia, scrisse: «Mi offrii vittima e pregai per la conversione dei peccatori».
Il suo senso di appartenenza alla Chiesa
Fino a 30 anni la domenica partecipò sempre alla Santa Messa nella vicina chiesa del Rosario, portata sulle braccia. Era anche iscritta all’Azione cattolica. Amava il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti. Si sentiva parte viva della Chiesa, la difendeva e ad essa orientava tutti.
Aveva 31 anni quando scrisse una lettera a un sacerdote in crisi: «Non faccio altro che pregare e offrire per voi […]. Sto seduta su una poltrona a rotelle e starei per altri 50 anni per aiutare le anime, per aiutare voi. Andate a Gesù, piangete ai suoi piedi; le vostre lacrime sembreranno perle, sembreranno rugiada che cade nel deserto del mondo e lo fa rifiorire». In quella circostanza si offrì ancora una volta vittima per la santificazione dei sacerdoti.
Tra difficoltà e consolazioni
Il 1966 fu un anno duro per Nuccia: il padre ebbe un crac finanziario e lei rischiò la cancrena alle gambe. Scrisse: «Voglio abbandonarmi completamente a Gesù».
Negli anni ’70 la sua casa ricevette due ospiti illustri: Padre Mariano di Torino e Natuzza Evolo. Con Padre Mariano spesso si intratteneva in lunghe telefonate spirituali. Anche con Natuzza si sentiva spesso. Questa le diede un’emografia eucaristica, che la rafforzò nella convinzione che Gesù la voleva vittima con Lui sulla croce per la redenzione degli uomini.
Il 1976 nacque il gruppo folk «Dei due mari – Città di Catanzaro» e la casa di Nuccia diventò il cuore pulsante di tutto il gruppo, di cui divenne la guida spirituale. In quegli anni, in cui era di moda l’adesione alle idee rivoluzionarie di Mao, Nuccia con la sua dolcezza parlò a lungo con tante teste calde, e seppe indurle a pregare e a confrontarsi con il Vangelo. Attraverso le forme dell’arte stimolava i giovani a cantare la vita e lodare Dio.
«Crocifissa per amore»
Verso il 1980 Nuccia scrisse: «Alla vista della mia vita stroncata, di una vita che non doveva più essere per me che sorgente di amare delusioni, sono stata turbata di abbandonarmi a pensieri spaventosi! Nel mio prepotente bisogno di amore e di protezione, mi sono rivolta al Crocefisso. Vicino a Te, Gesù, ringrazio l’Amore di avermi crocifissa per amore».
Intanto le sue carni compresse sul lato sinistro avevano creato una piaga emaciata, che Nuccia sopporterà nel silenzio per alcuni decenni fino alla morte. Scrisse: «In me vive e soffre Gesù, sono il suo tabernacolo vivente».
Lutti in famiglia e la visita dell’arcivescovo
Il 30 dicembre 1980 il padre di Nuccia, già ammalato e sofferente di prostata, morì dopo tante preghiere e suppliche della figlia per la salvezza della sua anima. Povertà, dignità e sobrietà s’intrecciarono e Nuccia diventò il perno su cui tutto girava in quella casa. Si prese particolarmente cura dei due figli della cugina Anna: Cristina e Gabriele.
Nell’aprile 1989 l’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Antonio Cantisani, nell’ambito della visita pastorale in parrocchia, andò a trovare Nuccia, la quale gli rivelò che da quando era venuto a Catanzaro, aveva pregato ogni giorno per lui. Il 20 novembre 1993 morì la madre e Nuccia ne soffrì tantissimo.
I suoi messaggi su Radio Maria
I primi mesi del 1994 incontrò Federico Quaglini e iniziò con lui un’intensissima azione missionaria a Radio Maria. I suoi messaggi letti da lei nel programma “Il fratello” e nella rubrica “Beati gli ultimi” sono colmi di umanità e di sapienza, una piccola biblioteca di spiritualità, nata dal suo animo pieno d’amore per gli ultimi, i poveri, i sofferenti, i giovani.
Tantissime erano le persone che le telefonavano o le scrivevano da tutta Italia. Soprattutto con i fratelli ristretti (i carcerati) ebbe una intensa corrispondenza.
Il Testamento spirituale
Il suo Testamento spirituale (novembre 1995), è un inno di grazie, un magnificat per tutto quello che il Signore le aveva dato: la fede, la sapienza della croce, le meraviglie della natura, la gioia, la vita, la mamma, gli amici. Ringrazia il Signore per aver fatto di lei il suo corpo, la sua dimora, l’oggetto prezioso del suo amore compassionevole.
Raggiunge l’apice quando dice: «Voglio ringraziarti in modo particolare per il dono dell’immobilità, che è stato per me una vera scuola di abbandono, di umiltà, di pazienza e di gratitudine... State lieti nel Signore... Siate custodi dei vostri fratelli e insegnate loro l’amore con la vostra stessa condotta. Siate saldi in tutto, coerenti al Vangelo, pieni di zelo e d’amore per tutti. Ricordate che dall’amore riconosceranno che siete di Cristo; solo dalle opere buone molti saranno indotti a credere in Dio Amore. Solo l’amore salva... Sorridete sempre. Ogni volta che sorriderete, io sorriderò con voi».
La morte e l’ultima preghiera
Sorella morte la colse venerdì 24 gennaio 1997. Tutti piansero la sua dipartita, ma anche ringraziarono Dio per le meraviglie operate dalla grazia nella sua serva fedele.
La sera delle sue esequie Federico Quaglini lesse a Radio Maria il suo Testamento e l’ultima preghiera che Nuccia gli aveva mandato: «O mio Signore, non mi hai chiesto di fare grandi cose, ma di amare e di soffrire per Te, con Te, in Te. […] Voglio pregare, pregare molto e soffrire per tutti loro (i peccatori), perché sono sicura che, mentre io prego e soffro, Tu li guarisci e li liberi; mentre io li amo, Tu, o Dio, manifesti il tuo amore nei loro cuori. Sono sicura che ogni barriera, ogni resistenza crolla per lasciare posto a Te, che sei il liberatore, il salvatore, per lasciare posto alla conversione, alla gioia che non hanno mai provato, alla fiducia che non hanno mai avuto, alla speranza, alla luce, che prima non poteva entrare. Grazie, Signore, perché il fratello era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato».
Nel Testamento e in questa preghiera è sintetizzata tutta la spiritualità di Nuccia, chiamata ad essere in Gesù e in Maria «vittima d’amore per l’umanità sofferente» con tutta la gioia del suo cuore.
La Causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La Causa di beatificazione, iniziata il 31 luglio 2009 dopo quattro convegni diocesani, sulla base di una solida fama di santità in vita, in morte e dopo morte, è stata conclusa il 24 gennaio 2010.
Il 1° novembre 2010 i resti mortali di Nuccia sono stati collocati nella cappella del Crocifisso della Chiesa del Monte in Catanzaro, dove tanti fedeli si ritrovano per pregarla e invocare grazie.
Il 2012 è stata depositata presso la Congregazione delle cause dei Santi la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis. Il 6 aprile 2019 Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche di Gaetana Tolomeo, proclamandola Venerabile.
Il miracolo per la beatificazione
Il miracolo che ha portato Nuccia Tolomeo alla beatificazione riguarda la situazione della signora Ida Carella, di Crotone, protagonista di una gravidanza extrauterina, allocata in sede istmica (cervice dell’utero), il cui esito sarebbe stato infausto, secondo la scienza medica. L’11 febbraio 2014, dopo che la signora aveva invocato Nuccia Tolomeo, il ginecologo, nel praticare l’ecografia, notò che la gravidanza stava seguendo “inspiegabilmente” un percorso regolare, giunto a compimento il 5 agosto 2014: nulla è impossibile a Dio (cfr. Lc 1,37).
Il 22 settembre 2020 il Collegio dei Cardinali e Vescovi consultori ha espresso il voto favorevole sul miracolo ottenuto per intercessione di Gaetana Tolomeo. Il 29 settembre 2020 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo, che ha portato la Venerabile alla Beatificazione.
La beatificazione
Domenica, 3 ottobre 2021, alle ore 16 nella Basilica dell’Immacolata Sua Eminenza Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione dei Santi, a nome di Papa Francesco, ha proclamato il Decreto di beatificazione di Gaetana Tolomeo.
Il giorno del culto liturgico alla neo Beata è stato stabilito dalla Congregazione per il culto divino il 19 aprile, giorno della nascita di Nuccia, come risulta dall’anagrafe civile.
PREGHIERA
Grazie, o Trinità Santissima,
per aver donato a queste nostre terre generose e forti
il candido fiore di Nuccia
che rigoglioso sbocciò nell’amore di Dio.
Tanti di noi la ricordano
fin da quando, bambina, non poté camminare.
Tanto dolore, una famiglia distrutta!
Ma dopo la Prima Comunione
ella interamente a Cristo si votò
in quella sua sequela che durò finché si spense.
“La sofferenza - diceva - è il trionfo dell’amore…”.
Questo amore lei seppe dare attorno a sé
con gesti, con parole, anche scrivendo,
a gloria di Cristo, suo dolce sposo.
Quand’ella morì, già da tempo aleggiava
la fama della sua santità.
O Padre, per la sua intercessione,
concedici la grazia che ti imploriamo. Amen.
Autore: Padre Pasquale Pitari OFMCap, vicepostulatore
Note:
Per approfondire: www.nucciatolomeo.it
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