Egli era venuto il 5 novembre 1924 dalla sua nativa Ischia di Castro dove era nato il 29 giugno l912, alla nostra Casa di Lugnano per compiervi i primi anni di ginnasio, facendosi notare per la sua docilità e mitezza: trasferito poi a Genova e quindi a Roma per ultimare il suo aspirandato confermò la buona impressione che di lui avevano avuto i Superiori che lo ammisero al noviziato il 7 settembre l929.
È stato in questo periodo che egli dimostrò la serietà dei suoi intendimenti e rivelò la non comune disposizione a corrispondere alla grazia grande dalla vocazione religiosa: vocazione che gli si era manifestata fin dalla fanciullezza e si era irrobustita nel sano ambiente, cristianamente esemplare della sua famiglia, sotto la scuola di un piissimo sacerdote che gli fu nei teneri anni guida e maestro: ora che si trovava nel noviziato e vedeva avvicinarsi il giorno della sua consacrazione a Dio, vi si veniva preparando con la piú attenta ed intensa serietà.
Docilissimo ai Superiori, pronto ad ogni lavoro, pieno di carità verso i compagni, a loro di esempio nelle pratiche di pietà che espletava tutte con edificante devozione, faceva presagire che sarebbe diventato un buon Figlio di Maria, e anche se le doti intellettuali non avevano nulla di straordinario, avrebbe portato nel campo assegnatogli dalla Provvidenza il suo utile contributo.
Ben diversi però erano i disegni di Dio! Alieno come era dal manifestare le sue indisposizioni, credendole cose passeggere, gli ultimi del febbraio 1930 aveva sentito un dolore alla spalla sinistra e non disse nulla fino al principio del marzo nel quale al dolore sopraggiunse la febbre che lo costrinse a letto. Il male si presentava sotto forma di ascesso: fu necessario un intervento chirurgico e rivelatosi questo insufficiente, dopo consulto, fu consigliato e deciso il suo trasporto all’ospedale del Littorio. Ed è stato in questo ambiente di sofferenza e dolore che il nostro Panichelli ha rivelato la sua fortezza d’animo e la bellezza della sua anima.
Entratovi il 16 aprile 1930 e rimastovi per oltre un anno non fu mai inteso uscire dal suo labbro una parola di lamento sia per le molteplici dolorosissime operazioni, sia per le quotidiane medicazioni, sia per l’assistenza, sia per il vitto. Il letto di Pietro, è divenuto ben presto una scuola per coloro che lo assistevano e per i confratelli ed i Superiori che in tutto l’anno della sua degenza mai hanno tralasciato di portargli il conforto del loro premuroso affetto e dello loro assidua presenza.
Il P. Marino Moneta, Camillino, Superiore dei Cappeliani dell’ospedale, che con affetto paterno lo assistette fino all’u1timo, diceva che il suo giudizio sopra Panichelli lo poteva esprimere in queste poche parole: ”Pietro era un santino, e l’odore di questa sua virtù lo fece sentire a tutti”. Il suo esempio la sua eroica rassegnazione a tanti gravi patimenti furono occasione a più di un ammalato di pensare ai casi suoi, di rientrare in se stesso e di tornare all’amore dl Dio.
Nonostante i ripetuti interventi chirurgici mai si riuscì a liberarlo dalla febbre che consumò lentamente e inesorabilmente il suo organismo al punto di ridurlo ad un’ombra e nell’impossibilità di reagire al male.
Vedendo i Superiori che ogni umana speranza era perduta, nelle sedute del Consiglio Superiore tenutosi a Pasqua decisero di non lasciare senza ricompensa tanta virtú e di ammetterlo in extremis ai Voti religiosi che emise con la sua cameretta piena di fiori, con immensa gioia del suo animo tra la comune esultanza e commozione di confratelli, cappellano, suore, ammalati e infermieri la mattina del 14 aprile dopo aver premesso alcuni giorni di preparazione. Fu a tutti spettacolo di provata virtù. Ci fu chi al solo vederlo, ritornò a Dio dopo 30 anni d’abbandono della pratica cristiana. Dopo soli 9 giorni che si era cosi consacrato al Signore e alla Vergine Immacolata. con Gesù nel cuore si avviò sui sentieri del cielo.
La mattina del 23 aprile dopo aver ripetutamente ricevuto i SS. Sacramenti, la Benedizione Apostolica, si addormentava serenamente nel Signore, che, in forma di Viatico, due minuti prima dell’ultimo respiro si era posato dolcemente sul suo labbro, anticipandogli il sorriso del Cielo.
Ebbe nella Casa di Roma decorosi funerali ed ora la sua salma benedetta riposa nella pace del Campo Verano in attesa della finale risurrezione.
Fonte:
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