Eduardo Laforet Dorda nacque il 18 giugno 1957 presso San Cugat del Vallés, vicino a Barcellona, secondo dei sei figli di Eduardo senior e Consuelo Dorda. Era un bambino buono e responsabile, bravo negli studi, ma capace alle volte di penitenze esorbitanti per la sua età, come quella volta che sua madre scoprì che indossava, sotto i vestiti, una cordicella annodata a mo’ di cilicio: «Gesù ha sofferto di più per me!», fu la sua risposta.
Il 1970 fu l’anno che ricordò in seguito come quello della sua “prima conversione”: folgorato dalla lettura di alcune note a margine segnate nella copia del libro “Teologia della perfezione cristiana” di Antonio Royo Marin, regalata a suo padre da uno dei suoi fratelli, decise di farsi santo a partire dalle indicazioni di quel testo. Iniziò, quindi, ad essere assiduo nella preghiera e a partecipare alla Messa feriale nella parrocchia di san Isidro a Madrid.
Tre anni dopo, al termine di una di quelle celebrazioni, fu avvicinato da un ragazzo, che l’invitò ad un incontro che si sarebbe tenuto in quella parrocchia: fu il suo primo incontro con la Milizia di Santa Maria, movimento fondato dal Servo di Dio padre Tomás Morales Pérez, gesuita, per la formazione della gioventù. L’anno successivo, alcune parole degli “Esercizi Spirituali” di sant’Ignazio lo sconvolsero a tal punto da far sorgere in lui il desiderio di mostrare al prossimo il senso della vita e, allo stesso tempo, di diventare sacerdote. D’accordo coi genitori, che appoggiavano comunque la sua scelta, intraprese temporaneamente gli studi di Veterinaria presso l’Università Complutense: visse quel periodo con la sua naturale gioia e, in parallelo, iniziò ad avvicinarsi alla sezione di laici consacrati della Milizia, i Crociati di Santa Maria.
Poco dopo, padre Morales prospettò ai suoi familiari un cambio di studi, affinché Eduardo potesse meglio prepararsi al sacerdozio. Per fargli capire che aveva accettato il volere di Dio su di lui, il padre gli porse la Bibbia, aperta sul passo della Genesi che racconta il sacrificio di Isacco: il giovane cadde in ginocchio.
Si trasferì quindi a Pamplona per studiare Filosofia: si appassionò a tal punto allo studio di san Tommaso d’Aquino che i suoi compagni lo soprannominarono “ambasciatore della trascendenza”. L’8 dicembre 1976 entrò ufficialmente nei Crociati di Santa Maria: sfruttò il periodo di preparazione ai voti, pronunciati lo stesso giorno di quattro anni dopo, per cercare di moderare quella che chiamava “perfezionite”, un altro modo per definire l’anelito alla santità. Nel febbraio 1978 cominciò a soffrire di mal di stomaco e a settembre subì un’operazione per appendicite: l’occasione gli permise d’iniziare ad intuire il valore redentivo della sofferenza.
Il 13 maggio 1981 avvenne l’evento che gli cambiò definitivamente la vita: l’attentato a papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Mentre pregava insieme ai confratelli nella cappella della loro residenza, gli sorse nel cuore un proposito, che espose subito al suo Superiore: offrire la propria vita per il Papa. Ottenuto il permesso, tornò davanti al Tabernacolo ed espresse la sua offerta.
Ad ottobre dello stesso anno passò agli studi di Teologia a Burgos. Fu un periodo d’impegno intenso e di prova, ma si sentiva accompagnato dalla Vergine Maria, da lui particolarmente invocata come Nostra Signora di Fatima, e dai santi, ad alcuni dei quali confidava i suoi dubbi mediante delle lettere, che ricevevano risposta mediante gli eventi della quotidianità, concretizzati da lui in vere e proprie risposte scritte.
Nel luglio 1983, a seguito di alcuni controlli medici prima di partire per un campo estivo con i giovani della Milizia, gli fu riscontrata una quantità elevata di globuli bianchi nel sangue: si trattava di leucemia. Eduardo interpretò la notizia come una prova che Dio aveva gradito la sua offerta, che concretizzò, sulla scorta di santa Teresa di Gesù Bambino, con la formula dell’Offerta all’Amore Misericordioso, l’8 settembre 1983.
Nel frattempo, i medici gli avevano prospettato un trapianto di midollo osseo. Il rischio che l’operazione comportava lo condusse a scrivere all’Arcivescovo di Madrid, cardinal Ángel Suquía: «Se dovessi dare definitivamente la mia vita, vorrei farlo come sacerdote». A dicembre ricevette gli Ordini Minori, in attesa della risposta del Cardinale, che non si fece attendere: l’8 marzo 1984 gli fu annunciato che sarebbe stato ordinato sacerdote due settimane dopo.
Come d’uso, il giovane si preparò agli Ordini Maggiori con una settimana di Esercizi Spirituali. Vale la pena di riportare alcune delle sue conclusioni: «Lasciare che lo Spirito Santo faccia di me una TRASPARENZA DI CRISTO [in maiuscolo e sottolineato nel testo manoscritto]. Che la luce di Cristo passi attraverso di me come per un cristallo purissimo. Essere un altro Gesù: che chi guarda me, veda lui». Finalmente, il 18 marzo divenne diacono e il 25, giorno dell’Annunciazione, sacerdote. Quello stesso giorno, a Roma, il Santo Padre compì un solenne atto di affidamento del mondo al Cuore Immacolato di Maria, durante il Giubileo delle Famiglie.
Il 20 aprile, Venerdì Santo, padre Eduardo si rivolse per la prima volta in maniera ufficiale ai membri della Crociata-Milizia, nell’omelia della celebrazione della Passione: «Il mio desiderio è affidarvi un messaggio che, per la misericordia di Dio, non so se sia programmatico o il mio testamento [...]. In definitiva, cari fratelli, ci viene chiesto di vivere la Redenzione essendo vittime piccolissime in mezzo al mondo. Ci viene chiesto di accettare tutto sorridendo, di lasciarsi amare da Dio per la salvezza degli uomini [...]. Io, da parte mia, non desidero altro se non rimanere nel momento presente unito alla Croce del Signore, con sua Madre, piangendo i peccati del mondo. [...] Voglio dire solo: “Padre, SIA FATTO in me secondo la tua parola”, e RESTARE fino alla fine ai piedi della Croce. Dio è mio Padre e nelle sue mani affido il mio spirito». Dopo la Settimana Santa, fu accompagnato in pellegrinaggio a Lourdes, dove si affidò nuovamente a Maria; al ritorno, celebrò matrimoni e battesimi, ma appariva molto provato.
Il trapianto fu fissato per il 18 giugno: «Non tutti ricevono in regalo del midollo nuovo per il proprio compleanno!», commentò col sorriso, anche se affrontava una dura lotta interiore. Uscito dalla clinica “Puerta de Hierro” di Madrid cinque settimane dopo l’intervento, il 24 agosto sintetizzò la propria esperienza spirituale firmando sul sepolcro di san Giovanni della Croce le “Regole dei Missionari della Croce” da lui composte, una vera e propria Regola di Vita applicabile a chi, come lui, aveva compreso come vivere la sofferenza unendosi a Cristo.
Ai primi di novembre ricominciò a sentirsi male e venne ricoverato nuovamente alla “Puerta de Hierro”: aveva la polmonite, provocata da un’infezione virale. Nonostante la preghiera continua dei confratelli Crociati, della Milizia e di numerosi monasteri di clausura, la sua offerta definitiva si compì il 23 novembre 1984.
Per approfondire:
Javier Laforet, Lourdes Redondo, José Antonio Benito, Martín Jaraíz, Por sus frutos, Ediciones Encuentro, Madrid 1998.
Cruzados de Santa Maria, Alpinista del espíritu, Ediciones Encuentro, Madrid 2009.
Feliciano Rodríguez Gutiérrez, La ofrenda de una vida. P. Eduardo Laforet, Editorial Edicep, Valencia 2009.
Autore: Emilia Flocchini
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