Rio de Janeiro, Brasile, 15 settembre 1930 - 25 novembre 1939
Nacque a Rio de Janeiro il 18 febbraio 1931, da genitori portoghesi emigrati in Brasile. Nel 1939, la madre della Serva di Dio, rimasta vedova, sposò un ricco commerciante, che accolse la bambina e l’amò come se fosse sua figlia. La Serva di Dio ogni giorno partecipava con la madre alla Santa Messa e ogni sera recitava il rosario in famiglia. A cinque anni cominciò a frequentare il catechismo nel Collegio della “Imaculada Conceição”. Imparò così le verità della fede fino ad insegnare il catechismo alle figlie dei domestici di casa. Considerando la straordinaria maturità della Serva di Dio, il suo direttore spirituale, P. Alfonso Maria Germe, C.M., l’ammise alla Prima Comunione il 15 agosto 1937. La Serva di Dio fu a fianco della madre, mentre si dedicava alle opere di carità a servizio dei poveri della città. Ammalatasi di tifo il 1° ottobre 1939, la Serva di Dio, durante i 49 giorni di malattia, dimostrò una fortezza fuori dal comune; non si lamentò mai e sopportò con serenità e pazienza tutte le sofferenze. L’unica cosa che desiderava era di ricevere la Comunione quotidianamente. Negli ultimi giorni di vita ricevette anche i Sacramenti della Cresima e dell’Unzione degli infermi. Morì il 25 novembre 1939 a Rio de Janeiro. Papa Francesco in data 25 novembre 2021 l'ha dichiarata Venerabile.
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Odette Vidal de Oliveira nacque il 15 settembre 1930 nella città di Rio de Janeiro (Brasile), sua padre era Francisco Rodrigues de Oliveira e la madre era Alice Vidal de Oliveira, famiglia di ricchi commercianti. I genitori erano profondamente religiosi e soprattutto di grande carità verso i bisognosi. La bambina fin dalla più tenera età apprese dai genitori a recitare le preghiere e ad avere una tenera devozione per la Madonna e aveva un amore tutto particolare per la Santa Messa.
Normalmente i genitori frequentavano la chiesa di San Luigi, in Rio de Janeiro e una volta, aveva poco più di tre anni, al momento della consacrazione gridò verso la madre: «Mamma, vado a prendere il Bambino!». Spesso, ancora piccolissima, recitava questa di sovente la giaculatoria: «Gesù io ti amo» - che ripeté fino al momento della sua morte. Quando fu più grande ripeteva anche quest’altra giaculatoria: «O mio Gesù io ti amo molto e preferisco morire anziché offenderti».
All’età di cinque anni iniziò a frequentare il catechismo nel Collegio dell’Immacolata Concezione e l’apprendimento delle cose di Dio fu talmente rapido che era la stessa bambina a insegnare agli altri divenendo così catechista dei suoi compagni.
Ricevette la Prima Comunione il 15 agosto 1937. All’entrare in chiesa per la Prima Comunione la madre le chiese cosa vorrebbe chiedere a Gesù, e la bambina rispose: «mamma, se Gesù mi apparisse io gli darei un bacino con tutto l’amore del mio cuore e gli direi: Gesù io ti amo». Ormai nonostante la tenera età il suo cuore bruciava di un amore insaziabile per Gesù. Quando Odette passava davanti al Crocifisso diceva: «se io fossi stata là non l’avrei lasciato crocifiggere». Quando recitava la preghiera: «Eccomi qui o mio buon e dolcissimo Gesù...» - e più avanti, invece di dire - «hanno trapassato le mie mani e i miei piedi» - Odette alzava un poco le sue manine e diceva: «trapassa le miei mani e i miei piedi». Chiedeva, come già San Francesco di Assisi, di partecipare alle piaghe del Signore.
Il fervore del giorno della Prima Comunione non diminuì, ma aumentò sempre di più e ogni giorno partecipava della Santa Messa comunicandosi regolarmente e si preoccupava scrupolosamente di osservare il digiuno dalla mezzanotte. Chi la vedeva in grande raccoglimento e fervore prima di appressarsi alla Comunione restava meravigliato e l’ammirazione era talmente tanta che una persona le chiese: «bambina mia cosa dici a Gesù?» - ed ella rispose - «Ah! Questo è solo per noi due».
Una volta la madre le chiese: «Odette, che fai con il viso racchiuso nelle manine? Dormi?» – rispose – «No, mamma, ascolto Gesù, sono vicina a Lui e gli chiedo di portarmi in cielo! Andiamo, mamma, per il cielo! Andiamo!».
L’amore e la carità di Odette si riversavano su tutti senza eccezione. Per la festa del Natale chiedeva ai genitori che tutti i domestici della casa e gli impiegati sedessero alla stessa mensa per mangiare insieme. Nutriva un amore tutto particolare per una bambina che era orfana dei genitori e quando riceveva qualche regalo ne faceva partecipe questa bambina. Un’altra volta venne a sapere che il figlio di una impiegata della fattorie di famiglia non aveva ancora fatto la Prima Comunione, fu lei stessa ad insegnargli il catechismo. Successivamente, quando il bambino si ammalò, Odette si preoccupò di farle ricevere tutti i sacramenti ed anche si preoccupò personalmente, tramite i genitori, perché facessero celebrare il funerale.
Nel principio di ottobre del 1939 Odette fu colpita da una forte febbre, l’8 di ottobre, con grande fatica, assiste la Messa nella Cappella delle Suore Concezioniste, nel Collegio di San Marcello, inizia il martirio che durò 49 giorni. Fu colpita da una forma virulente di febbre tifoide, furono usati tutti i rimedi, ma la febbre persisteva sempre altissima. Rivelò una pazienza eroica durante l’infermità, mai una lacrima, mai un gemito. Quando le si chiedeva come stava rispondeva sempre bene. Qualche volta era come rapita in estasi e diceva: «Gesù è stato qui, ma non mi ha preso» – e ancora – «ma, mamma, ritornerà?». Non voleva procurare pene a nessuno ed era triste quando vedeva la madre con gli occhi arrossati dalle lacrime. Per molti giorni non parlò e quando si riprese le sue prime parole furono: «adesso, mamma, andiamo verso il calvario». I medici e le infermiere che si prendevano cura di Odette dicevano unanimemente che mai avevano visto una cosa simile. La bambina parlava frequentemente di una prossima grande festa della Madonna e che per l’occasione bisognava prepararle un vestito speciale, diceva: «Nostra Signora sta nel giardino e mi aspetta per la grande festa di sabato; preparami il vestito bianco». La sera del giorno che ricevette il sacramento dell’Unzione, recitò più volte i versetti del Salmo 22. Tutti furono meravigliati, compreso il sacerdote celebrante, di dove Odette avesse appreso le parole di quel Salmo.
All’alba del sabato del 25 novembre 1939, Odette non potendo più parlare fece capire con dei movimenti che voleva ricevere la Santa Comunione e il sacerdote che stava presente le disse, con le lacrime agli occhi, che non si poteva comunicare perché non riusciva ad ingoiare, ma lei insisteva coi movimenti della lingua e le diedero alcune gocce d’acqua che di fatto riuscì ad ingoiare. Il sacerdote, prontamente la comunicò con un piccolo frammento che lei riuscì subito ad ingoiare, in questo modo ricevette il viatico. Prima che perdesse la parola ripeteva di sovente queste giaculatorie: «Mio Gesù io ti amo, e chiedo di amarti per tutta l’eternità» - oppure - «Mio Gesù, mio Amore, mia vita, mio tutto!» - oppure rivolto a Gesù, guardando il cielo diceva - «Portami in cielo». Morì poco dopo aver ricevuto la Comunione.
I funerali furono un trionfo, mai si era vista una cosa simile a Rio de Janeiro, erano presenti molte suore di varie congregazioni e confraternite. Le suore Concezioniste e le suore della Carità portarono a spalla la cassa. Erano presenti diversi sacerdoti e la mamma di Odette, durante l’accompagnamento, guidò la recita del Rosario. Fu sepolta nel cimitero di San Giovanni Battista in un bel sarcofago di granito su cui fu posta la statua giacente in bronzo di Odette.
Il sepolcro, fino ad oggi, è continuamente visitato dai fedeli ed è sempre coperto da fiori. Davanti ad esso si riuniscono le persone e recitano il rosario con le parole dettate da Odette: «Mio Gesù, io ti amo! * chiedo di venire in cielo facendo il bene sulla terra * mio Gesù, benedicimi, santificami, riempi il mio cuore del tuo amore».
L’anniversario della morte viene puntualmente celebrato con grande concorso di popolo. È già stata predisposta la traslazione dei resti mortali nella Chiesa dell’Immacolata Concezione dove Odette ricevette la Prima Comunione.
Fonte:
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