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1831 – Qingyan, Guizhou, Cina, 29 luglio 1861
Giuseppe Zhang Wenlan, seminarista del Vicariato Apostolico del Sichuan Orientale, morì per decapitazione nel corso della persecuzione religiosa esplosa in Cina nel 1861, insieme al compagno di studi Paolo Chen Changping e ai laici Giovanni Battista Luo Tingyin e Marta Wang Luoshi. È stato beatificato, come i suoi compagni di martirio, il 2 maggio 1909 e, inserito nel gruppo dei 120 Martiri Cinesi, canonizzato il 1 ottobre 2000.
Martirologio Romano: Nella città di Qingyan nella provincia del Guizhou in Cina, santi martiri Giuseppe Zhang Wenlan, Paolo Chen Changpin, seminaristi, Giovanni Battista Lou Tingyin, amministratore del seminario, e Marta Wang Louzhi, vedova, che, rinchiusi in una cava calda e umida, subirono atroci torture, morendo, infine, decapitati per la fede di Cristo.
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Giuseppe Zhang Wenlan, nativo della contea di Ba, nella regione cinese del Sichuan, nacque nel 1831, in una famiglia cattolica. Studiò a Moping, non lontano dalla città di Chongqing, dove imparò alcune nozioni di latino in Seminario, da cui venne espulso per violazioni delle regole. Pentitosi delle sue azioni, anche se non era stato uno studente brillante, ricevette da padre Gu l’incarico d’insegnare il catechismo ai bambini. Con l’aiuto del medesimo sacerdote, che riconobbe la sua attenta religiosità, domandò di essere riammesso in Seminario e, a venticinque anni, ci riuscì. Nelle materie scolastiche era mediocre, ma in compenso era di buona condotta. Dopo un anno di studi filosofici, venne inviato ad assistere padre Giovanni Meng.
Nel 1859, due anni dopo il martirio di Agata Lin Zhao, Girolamo Lu Tingmei e Lorenzo Wang Bing, padre Meng comandò a Giuseppe di occuparsi dei loro resti mortali, mentre lui si dirigeva a Maokou per visitare i parrocchiani del luogo. Dopo aver compiuto quell’atto, il giovane espresse un desiderio: un giorno, anche lui sarebbe diventato un martire.
L’inverno successivo, Giuseppe venne ufficialmente ammesso nel Seminario Maggiore di Yaojiaguan. Benché non si concentrasse molto sugli studi, era sempre gentile e umile. Dato che conosceva la medicina, spesso gli veniva chiesto di curare i bambini malati del posto, così prese a portare sempre con sé la cassetta del pronto soccorso.
Nel 1861 scoppiò una nuova, terribile persecuzione religiosa, che obbligò i seminaristi a sfollare a Yangmeigao. L’unica persona ad essere catturata nel Seminario fu l’amministratore, il laico Giovanni Battista Luo Tingyin. Anche Giuseppe e il suo compagno Paolo Chen Changping vennero arrestati, di ritorno da un giro di spese in città.
I tre vennero imprigionati in un tempio abbandonato, diventato una cava, sottoposti a numerose torture e tenuti in condizioni miserande, motivo per cui Giovanni Battista si ammalò. Benché minacciata dalle guardie, la responsabile delle cucine del Seminario, la vedova Marta Wang Luoshi, forniva loro del cibo e portava degli abiti puliti; s’incaricò inoltre di far arrivare al loro vescovo alcune lettere.
Il 29 luglio 1861 arrivò la notizia di un’amnistia da parte dell’imperatore, ma il magistrato incaricato di seguire la loro sorte ignorò il decreto e ordinò che venissero giustiziati in segreto. Mentre venivano condotti lungo le strade principali, verso il luogo dell’esecuzione, la cuoca Marta li vide passare mentre lavava i panni sulla riva di un fiume. Li seguì e, quando i soldati le dissero che le avrebbero tagliato la testa se avesse proseguito, rispose: «Se loro possono morire, allora posso farlo anch’io». Quindi i quattro prigionieri pregarono continuamente, con i volti raggianti di gioia, fino al luogo dove vennero decapitati.
Giuseppe Zhang Wenlan e i suoi tre compagni vennero inclusi nel gruppo di 33 martiri dei Vicariati Apostolici di Guizhou, Tonchino Occidentale e Cocincina, il cui decreto sul martirio venne promulgato il 2 agosto 1908. La beatificazione, ad opera di san Pio X, avvenne il 2 maggio 1909. Inseriti nel più ampio gruppo dei 120 martiri cinesi, capeggiati da Agostino Zhao Rong (dei quali fanno parte anche i già citati Agata Lin Zhao, Girolamo Lu Tingmei e Lorenzo Wang Bing), vennero infine iscritti nell’elenco dei santi il 1 ottobre 2000, da san Giovanni Paolo II.
Autore: Emilia Flocchini
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