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San Giovanni Battista Lou Tingyin Martire

29 luglio

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Qingyan, Cina, 1825 – 29 luglio 1861

Giovanni Battista Luo Tingyin, convertitosi al cristianesimo mentre esercitava la professione medica, attirò alla fede anche tutto il suo casato. Una volta cessata la sua attività, venne incaricato di occuparsi dell’amministrazione economica del Seminario maggiore di Yaojiaguan. Catturato in quel luogo durante la persecuzione religiosa del 1861, venne imprigionato insieme ai seminaristi Giuseppe Zhang Wenlan e Paolo Chen Changpin. Lungo la via del patibolo, a loro si unì la cuoca del Seminario, la vedova Marta Wang Luoshi. I quattro, decapitati il 29 luglio 1861, sono stati beatificati il 2 maggio 1909 e, inseriti nel gruppo dei 120 Martiri Cinesi, canonizzati il 1 ottobre 2000.

Martirologio Romano: Nella città di Qingyan nella provincia del Guizhou in Cina, santi martiri Giuseppe Zhang Wenlan, Paolo Chen Changpin, seminaristi, Giovanni Battista Lou Tingyin, amministratore del seminario, e Marta Wang Louzhi, vedova, che, rinchiusi in una cava calda e umida, subirono atroci torture, morendo, infine, decapitati per la fede di Cristo.


Luo (o Ló) Tingyin nacque intorno al 1825 da una famiglia benestante. Oltre a ricevere una buona educazione generale, apprese anche delle conoscenze di medicina, che gli permisero di aprire una piccola clinica. La sua sincerità e gentilezza, insieme al comportamento amichevole che aveva verso tutti, gli valsero una buona reputazione. Convertitosi al cristianesimo e assunto il nome di Giovanni Battista, coinvolse nella nuova fede anche la moglie, i genitori e tutto il suo casato. Inoltre, approfittava dell’attività medica per battezzare i bambini.
Dopo aver rinunciato alla medicina, si diede a coltivare i campi di sua proprietà, ma anche, su richiesta, quelli della Chiesa. Ammirandolo per la sua onestà e buona condotta, padre Bai, il rettore del recentemente inaugurato Seminario maggiore di Yaojiaguan, gli chiese di occuparsi degli affari economici dell’istituzione.
Nel 1861 scoppiò una nuova, terribile persecuzione religiosa, che obbligò i seminaristi a sfollare a Yangmeigao. L’unica persona ad essere catturata nel Seminario fu proprio Giovanni Battista. Due allievi, Paolo Chen Changping e Giuseppe Zhang Wenlan, vennero invece arrestati mentre tornavano da un giro di spese in città.
I tre vennero imprigionati in un tempio abbandonato, diventato una cava, sottoposti a numerose torture e tenuti in condizioni miserande, motivo per cui Giovanni Battista si ammalò. Tuttavia, quando venne a trovarlo sua moglie, le raccomandò di restare salda nella fede, perché doveva badare ai loro due figli. Benché minacciata dalle guardie, la responsabile delle cucine del Seminario, la vedova Marta Wang Luoshi, forniva loro del cibo e portava degli abiti puliti. Fece anche in modo di consegnare delle lettere da parte dei seminaristi al loro vescovo.
Il 29 luglio 1861 arrivò la notizia di un’amnistia da parte dell’imperatore per tutti i cristiani, ma il magistrato incaricato di seguire la loro sorte ignorò il decreto e ordinò in segreto che venissero giustiziati. Mentre venivano condotti lungo le strade principali, verso il luogo dell’esecuzione, Marta li vide passare mentre lavava i panni sulla riva di un fiume. Li seguì e, quando i soldati le dissero che le avrebbero tagliato la testa se avesse proseguito, rispose: «Se loro possono morire, allora posso farlo anch’io». I quattro prigionieri pregarono continuamente, con i volti raggianti di gioia, fino al luogo dove vennero decapitati.
Giovanni Battista Luo Tingyin e i suoi tre compagni vennero inclusi nel gruppo di 33 martiri dei Vicariati Apostolici di Guizhou, Tonchino Occidentale e Cocincina, il cui decreto sul martirio venne promulgato il 2 agosto 1908. La beatificazione, ad opera di san Pio X, avvenne il 2 maggio 1909. Inseriti nel più ampio gruppo dei 120 martiri cinesi, capeggiati da Agostino Zhao Rong, vennero infine iscritti nell’elenco dei santi il 1 ottobre 2000, da san Giovanni Paolo II.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2015-02-06

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