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Nostra Signora del Suffragio

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La pietà cristiana, da sempre, ha dedicato il mese di Novembre alla preghiera di suffragio per le Anime del Purgatorio. Grandi Santi si sono prodigati nel diffondere la devozione alle Anime dei fedeli defunti: la preghiera e l’offerta di opere buone, come le indulgenze, aiutano le anime dei defunti, che ancora si trovano in Purgatorio, a purificarsi per raggiungere presto la gioia del Paradiso.

Un atto eroico


Anche Don Bosco, che ha sofferto molto in occasione della morte della Mamma Margherita, era tormentato dal pensiero che ella non fosse andata subito in Paradiso, ma si trovasse qualche tempo tra le sofferenze del Purgatorio. Per questo pregava e faceva pregare i suoi giovani per le Anime dei defunti.
Ad alcuni più impegnati consigliava addirittura “l’Atto eroico di carità” per i fedeli defunti, che consiste nell’offrire, a favore delle Anime del Purgatorio, il valore espiatorio di tutte le nostre opere buone e anche i suffragi che potremo avere dopo morte.
Quel giorno, quando, rientrando dal Santuario della Consolata, gli appare Mamma Margherita che lo assicura di essere finalmente in Paradiso, Don Bosco è rasserenato e cessa di piangere la mamma.
In Torino, in Borgo San Donato, è sorto ai tempi di Don Bosco (1863-1876), ad opera del Beato Francesco Faà di Bruno, non ancora sacerdote, un Santuario dedicato a Nostra Signora del Suffragio. Militare a 23 anni, Francesco Faà di Bruno è accanto al re Carlo Alberto nella triste notte della disfatta di Novara.
Rimane profondamente impressionato dal grande numero di giovani soldati caduti sul campo di battaglia, e si pone la domanda: “che ne è di loro? Di quelli morti nella indifferenza religiosa, lontani da Dio?” Scriverà più tardi:
«Le anime del purgatorio in questi tempi sono assai abbandonate. L’egoismo si concentra in noi, e dimentichiamo chi soffre nell’altro mondo. Dopo alcune condoglianze di cerimonia, dopo un po’ di lutto negli abiti, dopo un articoletto cronologico in qualche giornale, il debito nostro ci pare soddisfatto. Intanto il povero defunto... si trova nel più straziante abbandono e per uscire dal doloroso carcere non avrà che a soffrire e continuamente soffrire».
Lo addolora profondamente la morte del fratello Emilio avvenuta nella battaglia di Lissa (1866), nelle acque dell’Adriatico. L’ammiraglio in capo Persano abbandona all’ultima ora la nave ammiraglia, lasciando il comando supremo ad Emilio Faà di Bruno, non all’altezza della grave situazione. Nello scontro del 20 luglio, la nave ammiraglia austriaca, comandata da Tegethoff, si avventa contro la Re d’Italia e l’affonda.
Il comandante Emilio Faà di Bruno, fedele alla prassi del cosiddetto onore militare, non conforme alla morale cattolica, affonda con la propria nave.
Il fratello Francesco già si era preoccupato di Emilio giovane a causa della sua vita frivola; questa tragica morte è causa per lui di ansietà di coscienza sulla sua sorte eterna.
«Ma fiducioso sempre nella misericordia di Dio, reagì nella maniera migliore, quella di affrettare la costruzione di un centro di preghiera per il suffragio dell’anima cara del fratello e degli altri caduti di guerra, nonché di tutte le anime purganti. Fu così che decise, sulla fine del 1866, di iniziare i lavori della sua chiesa».

Un disegno originale

Il disegno della chiesa è opera del conte Arborio Mella, ma il Faà di Bruno vi fece dei tagli e delle modifiche, e riservò a sé il disegno del campanile, una costruzione curiosa, più geometrica che artistica, alta 75 metri dal suolo, dominante il panorama di Torino. Sul campanile venne issata la statua in rame dorato, alta 5 metri, raffigurante l’Arcangelo san Michele, con le ali spiegate nell’atto di chiamare i morti al giudizio.
Nostra Signora del Suffragio è rappresentata, sull’Altare maggiore, da un gruppo di marmo di Carrara, alto 5 metri, opera dello scultore Antonio Tortone. La Vergine, in alto su un cumulo di nubi, ha le braccia distese verso le anime del Purgatorio, gli occhi rivolti al cielo, quasi a chiedere a Dio pietà per le sottostanti anime sofferenti.
Ai suoi piedi, due angeli genuflessi; uno presenta a Maria la Croce, supplicandola che, per virtù del sacrificio di Gesù sulla Croce, ottenga il perdono e la liberazione delle anime purganti; l’altro angelo tiene in mano un calice, nell’atto di versare sulle anime sottostanti il Sangue preziosissimo di Cristo, fonte di salvezza. In basso è simboleggiato il Purgatorio, con varie persone tra le fiamme, in atteggiamento sofferente.
Ai lati del Presbiterio, due grandi dipinti del pittore Gonin, rappresentano l’uno la discesa di Gesù al Limbo, e l’altro Giuda Maccabeo che manda a raccogliere denaro per offrire un sacrificio a Gerusalemme in suffragio delle anime dei soldati caduti in battaglia. Le cinquanta vetrate istoriate, di opera francese, rappresentano scene della vita della Madonna.
La devozione per le Anime del Purgatorio del Beato Francesco Faà di Bruno non si esaurisce nella costruzione del Santuario di Nostra Signora del Suffragio, ma si esprime particolarmente in due monumenti viventi: la Pia Associazione di Nostra Signora del Suffragio e la Congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio. Entrambi hanno come scopo principale quello di offrire a Dio un’espiazione continua per i cari defunti.
«Sarà cura dei soci avere una viva e grande devozione a Maria, soprattutto con l’imitarne le virtù nel proprio stato, al fine di ottenere da lei una protezione speciale in vita ed in Purgatorio, dopo la morte; zelare in ogni modo la causa delle anime del Purgatorio, offrendo a loro suffragio i propri meriti e promuovendo presso gli altri la medesima devozione; schivare non solo i peccati mortali, ma pur anche i veniali per evitare un lungo Purgatorio».
«Le preghiere, le azioni e le sofferenze delle Suore Minime devono giungere al cielo per mezzo di Nostra Signora del Suffragio e farsi voce per chi non ha più voce per se stesso.
Per questo, ogni sera, dallo svettante campanile della chiesa di Nostra Signora del Suffragio, in Torino, il campanone suona lenti rintocchi e le Suore Minime, ovunque si trovano, si inginocchiano e pregano il De profundis per tutti i morti».


Autore:
Don Mario Morra


Fonte:
Rivista "Maria Ausiliatrice"

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Aggiunto/modificato il 2013-03-04

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