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Madonna del Divino Amore Venerata a Roma

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Miracolo del 1740


Le origini

Il santuario della Madonna del Divino Amore sorge sulla via Ardeatina, a circa 12 km da Roma, in una zona dell'Agro Romano denominata Castel di Leva. La località è nominata per la prima volta in una bolla di papa Gregorio VII nel 1081 con il nome di casale Castellione, come proprietà dell'Abbazia di S. Paolo.
Nel 1268 la tenuta diventa proprietà della chiesa di S. Sabina, poi passa agli Orsini e nel 1295 ai Savelli, i quali provvedono a costruirvi un castello circondato da un muro di cinta, intramezzato da sei od otto torri. La località prende quindi il nome "Castrum Leonis", volgarizzato poi, nel XV secolo, in "Castel di Leo o di Leone".
Con il tempo, la proprietà va sempre più degradandosi, finché, nei primi del Settecento, chiamata "Castel di Leva", dall'antico nome "Castel di Leo", appare desolata e fatiscente. L'antico complesso non è che un ammasso di rovine.
Unica nota vivace appare l'immagine della Madonna affrescata su di una torre del castello. La Madonna è raffigurata seduta in trono, con in braccio Gesù Bambino, con ai lati due Angeli e con la colomba, simbolo dello Spirito Santo, che discendente su di Lei.
Davanti a questa Immagine i pochi pastori, che durante l'inverno pascolano nei pressi le loro greggi, sono soliti riunirsi per recitare il santo Rosario.

Il fatto miracoloso

In questo ambiente accade il fatto miracoloso che sconvolgerà la vita della zona tutta e della tenuta in particolare.
In un giorno della primavera del 1740 un viandante, pellegrino verso Roma, giunto nei pressi della torre, è assalito da un branco di cani randagi inferociti. Il malcapitato, spaventato guarda la Sacra Immagine della Madonna, ed invoca il suo aiuto. Improvvisamente i cani, quasi frenati da qualcosa di invisibile, rabboniti si disperdono per la campagna.
Il pellegrino, com'è naturale, racconta il fatto a quanti incontra e la notizia si propaga immediatamente tra gli abitanti della zona, arrivando ben presto anche a Roma. Inizia allora un grande pellegrinaggio di fedeli, tanto che, come dice un cronista dell'epoca, "non si distingue più il giorno dalla notte e continuamente è un accorrere di pellegrini più devoti e numerosi che ricevono numerose grazie".
In conseguenza di ciò, il Vicariato di Roma decide di non lasciare più esposta alle intemperie la Sacra Immagine, che il 5 settembre 1740 è asportata dalla torre e trasferita nella chiesa di S.Maria ad Magos, presso la vicina tenuta della "Falconiana".
Viene quindi provveduto, con le offerte dei fedeli, alla costruzione di una chiesa, consacrata il 31 maggio 1750 dal cardinale Carlo Rezzonico, che diventerà papa con il nome di Clemente XIII, e la Madonna è ricondotta nella sua antica sede di Castel di Leva,
Da allora la devozione del popolo romano e delle campagne circostanti cresce sempre più, tanto che si decide di affidare il Santuario ad un custode eremita, il primo dei quali fu Pasquale Francesco.

Il declino e la rinascita del Santuario

Con la caduta dello Stato Pontificio, nel 1870 e l'incameramento dei beni ecclesiastici, inizia per il Santuario un periodo di abbandono e di degrado, anche se la devozione dei fedeli per la Madonna del Divino Amore non viene meno.
L'8 Dicembre 1932 il Santuario diventa Parrocchia e don Umberto Terenzi, nominato Rettore e primo Parroco, il 25 marzo 1942 fonda la Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore, e nel 1962, i Sacerdoti Oblati che da allora custodiscono il Santuario. I pellegrinaggi si moltiplicano, soprattutto dal lunedì di Pentecoste fino all'autunno.
Nel 1944 gli eventi bellici consigliano il Vicariato di Roma di trasferire, a scopo precauzionale, l'affresco della Madonna prima in S.Lorenzo in Lucina e poi nella chiesa di S. Ignazio: qui il 4 giugno 1944 il popolo romano invoca la salvezza della città, e fa voto di erigere un nuovo Santuario e realizzare un'opera di carità in suo onore.
La Madonna compie il miracolo e Roma è salva: l'11 giugno 1944 papa Pio XII si reca a pregare dinanzi all'Immagine della Vergine e, circondato da una folla immensa, rivolge, dal pulpito di S.Ignazio, le sue parole di ringraziamento alla Madonna e Le conferisce il titolo di Salvatrice dell'Urbe . Il 12 settembre 1944 la Madonna ritorna al Santuario, scortata da un alone di folla lungo tutto il percorso.
Il 1° maggio 1979 papa Giovanni Paolo II visita il Santuario e lo definisce il "Santuario Mariano di Roma"; vi torna il 7 giugno 1987 per l'apertura dell'Anno Mariano e il 4 luglio 1999 per la consacrazione del Nuovo Santuario, sciogliendo così il voto fatto dai romani il 4 giugno 1944.

Grazie ricevute

Tra i tantissimi Ex-voto che ricordano le grazie ricevute per intercessione della Madonna merita ricordare la "cuffia prodigiosa del radiotelegrafista Biagi che (come recita l'iscrizione situata sotto il quadro) per grazia della Madonna del Divino Amore salvò da terribile morte i naufraghi caduti sui ghiacci del polo dal dirigibile della disgraziata spedizione Nobile".
Il dirigibile "Italia" toccò il Polo Nord il 24 maggio 1928 e il quadro rappresenta tutta la storia della spedizione: al centro è situata la cuffia, in alto il primo volo glorioso del generale Nobile e il lancio sui ghiacci del Polo Nord della bandiera italiana e della croce d'oro donata dal papa; nel riquadro di sinistra la caduta del dirigibile e gli inutili tentativi dei superstiti di comunicare con la "Tenda Rossa"; a destra il disperato voto del telegrafista Biagi di donare la sua cuffia alla Madonna del Divino Amore se fossero riusciti ad uscire vivi da quella situazione disperata di morte sicura; nel riquadro in basso la radio, per 18 giorni rimasta muta, nonostante tutti i tentativi, all'improvviso inizia a funzionare, si ascoltano le prime voci di soccorso, arrivano gli aeroplani della salvezza, finalmente i naufraghi sono riportati in salvo grazie alla mano misericordiosa della Madonna.
Oggi il Santuario è meta di pellegrinaggi, come quelli che si svolgono ogni sabato, da Pasqua fino alla fine di ottobre, con partenza dal Circo Massimo, a piedi, anche scalzi, e in prossimità della chiesa anche in ginocchio, a dimostrazione della grande devozione che i romani ancora oggi ripongono nella Salvatrice dell'Urbe, dalla quale tante grazie hanno ricevuto.


Autore:
Don Mario Morra


Fonte:
Rivista "Maria Ausiliatrice"


Note:
www.santuariodivinoamore.it

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Aggiunto/modificato il 2013-03-04

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