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Mons. Mattia Pei Shangde Vescovo di Pechino

Testimoni

1918 - 24 dicembre 2001


Il pomeriggio della vigilia di Natale, 24 dicembre, alle ore 14,30 è morto all'età di 83 anni, il vescovo non ufficiale di Pechino, mons. Mattia Pei Shangde.
Mons. Pei è deceduto nell'ospedale Shengxing di Zhangjiakou (provincia dell'Hebei), dove era stato ricoverato da mesi per disfunzioni renali.
Dall'aprile 2001 era agli arresti domiciliari.
La polizia lo aveva sotto controllo anche in ospedale, piantonando il suo letto durante il giorno.
Pur essendo gravemente malato (doveva essere sottoposto periodicamente a dialisi), egli non ha mai smesso di occuparsi della pastorale nella zona di Pechino ed Hebei, promuovendo la comunione con la Chiesa universale.
Per i suoi funerali celebrati il 2 gennaio 2002, nel suo paese di origine, nella parrocchia di Zhangjiapu (distretto di Zhuo Lu), i fedeli del villaggio hanno preparato una cerimonia solenne con canti e musiche.
La polizia ha invece ordinato un funerale di basso profilo, vietando la partecipazione ai molti fedeli dell'Hebei e di Pechino in quanto non residenti nel villaggio.
Mons. Mattia Pei Shangde era nato nel 1918 da una famiglia cattolica di sei figli, originaria di Zhangjiapu (distretto di Zhuo Lu, provincia dell'Hebei).
All'età di 13 anni, entra nel seminario della congregazione dei Discepoli del Signore (congregazione cinese, fondata dal primo delegato apostolico della Santa Sede presso Pechino, il card. Celso Costantini. Oggi questa congregazione è diffusa in diverse parti dell'Asia).
Ordinato sacerdote il 30 maggio 1948, insegna nella scuola media cattolica Geng Xin della diocesi di Pechino.
Nel 1950, dopo la presa di potere del comunismo in Cina, è obbligato - come tutto il personale religioso - a lavorare in una fabbrica di medicinali, la Beijing Zhiyaochang.
Durante la Rivoluzione Culturale, mons. Pei, come tutti i cattolici cinesi fedeli a Roma, subisce una prova lunga e dura.
Condannato a 10 anni di rieducazione attraverso i lavori forzati, nel 1980 esce dalla prigione e torna a Pechino.
Nel 1989 è consacrato segretamente vescovo di Pechino.
La sua fede semplice e il suo carattere mite lo rendono amico di molti sacerdoti della chiesa ufficiale.
Tutti apprezzavano la sua dedizione nonostante la grave malattia che lo affliggeva.
Commentando per Fides il Messaggio del Santo Padre del 24 ottobre scorso, sulla missione di Matteo Ricci in Cina, egli aveva dichiarato: "Quando ho sentito la notizia [delle parole del Papa], mi è venuto il forte desiderio di inginocchiarmi davanti alla sua persona. Vorrei tanto ringraziarlo per il profondo e paterno amore che ci ha donato attraverso il messaggio del 24 ottobre. Il Santo Padre ci ha fatti riunire [ufficiali e non ufficiali]: solo lui ha questa forza, coraggio e questa capacità di rendere vivo lo spirito del cristianesimo, cioè l'amore e la verità. Come ha detto lui nel suo messaggio, noi non abbiamo paura della verità storica e di riconoscere i nostri errori. Tutto questo, anzi, ci servirà per migliorare la nostro missione nel futuro".
La stima per mons. Pei fra i fedeli della Chiesa ufficiale, si era accresciuta ultimamente, per il desiderio crescente di esprimere il legame con Roma.
Nello stesso tempo sono cresciute le critiche al vescovo patriottico di Pechino, mons. Fu Tieshan, dopo la sua partecipazione alle consacrazioni episcopali illegali del 6 gennaio 2000 e la sua dura reazione alle canonizzazioni dei martiri cinesi (1° ottobre 2000).


Fonte:
Fides 04.01.2002

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Aggiunto/modificato il 2013-04-09

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