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Venerabile Emilio Venturini Sacerdote oratoriano, Fondatore

.

Chioggia, Venezia, 9 gennaio 1842 - 1 dicembre 1905

Padre Emilio Venturini, sacerdote della Congrgazione dell’Oratorio di Chioggia, fondò le “Serve di Maria Addolorata” per l’educazione e l’assistenza dei più bisognosi. Uomo di squisita formazione umanistica, che traspare dallo stile dei suoi scritti ed è testimoniata anche dal rapporto con uomini di cultura del suo tempo, si dedicò ad una intensa attività di predicazione e di animazione cristiana della società. Era entrato nell’Oratorio nel 1858, e nel 1864 era stato ordinato sacerdote, ma il provvedimento di soppressione causato dalle leggi eversive che scioglievano nel 1868 la Comunità, lo costringe ad abitare nella propria casa di famiglia. Incomincia in quest’epoca il suo contatto con le zone più povere della città, coadiuvato dalla maestra Elisa Sambo, con la quale nel 1870 inizia l’opera di assistenza alle orfane che dà origine alla Congregazione delle Suore. I Padri dell’Oratorio rientrano in Casa nel novembre del 1883 ed anche P. Emilio si inserisce nella risorta Comunità, ma ormai le opere che ha iniziato sono in sviluppo e richiedono una costante cura. P. Venturini vi si dedica senza tralasciare le attività apostoliche che lo resero, nella sua città, uno dei più illustri esempi di sacerdote. Morì, quasi improvvisamente, nella notte tra l'1 e il 2 dicembre 1905, a soli 64 anni, invocando il nome di Gesù e Maria. Papa Francesco l'ha dichiarato Venerabile il 21 febbraio 2020.



Il Servo di Dio Emilio Venturini nacque il 9 gennaio 1842 a Chioggia (Italia). Nel 1858, entrò nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri della sua città natale. Il 24 settembre 1864, venne ordinato sacerdote. Fino al 1868, anno della soppressione dell’Oratorio da parte del governo, il Servo di Dio si impegnò in attività educative e pastorali all’interno della comunità, nel seminario e nel servizio dei poveri, emarginati e di quanti avevano bisogno di essere educati alla fede. Dopo la soppressione dell’Oratorio, visse in famiglia e continuò la sua attività pastorale ed educativa. Nel 1871, insieme alla maestra Elisa Sambo, fondò, l’Istituto delle “Orfanelle di S. Giuseppe” per prendersi cura delle bambine orfane o abbandonate. Nel 1873 l’Istituto si traferì in un edificio più grande e, per affiancare la maestra Sambo, il Servo di Dio diede inizio ad una comunità religiosa denominata originariamente “Congregazione delle Figlie di Maria Santissima Addolorata” e poi “Serve di Maria Addolorata”.
Nel 1893 morì il Superiore dell’Oratorio, P. Giuseppe Vianelli, e il Servo di Dio rimase l’unico sacerdote oratoriano a Chioggia. Pur continuando a vivere presso l’abitazione della sorella a causa delle pessime condizioni di salute, il Servo di Dio si diede da fare per lo ristabilimento degli oratoriani. Nel frattempo un giovane “formando”, Giuseppe Veronese, tentò di ripristinare il cammino dell’Istituto in modo inusuale e, pur senza avere i requisiti, si fece nominare dalla Curia vescovile come Rettore della chiesa del Patrocinio, retta dai Filippini. Nel 1902 la Congregazione per i Vescovi e i Regolari annullò tale decisione e nominò il Servo di Dio preposito dell’Oratorio con l’obbligo di osservare la vita comunitaria. Questa decisione portò quest’ultimo ad uscire dall’Oratorio, anche perché le condizioni igieniche della casa religiosa erano pessime. Rinunciò anche alla carica di Preposito e si dedicò alla Congregazione delle Serve di Maria Addolorata. Accolto nel clero diocesano di Chioggia, continuò a distinguersi per zelo e sapienza.
Morì il 1° dicembre 1905 a Chioggia (Italia).
Formato nella spiritualità oratoriana, il Servo di Dio visse una profonda fede, alimentata dalla preghiera e dalla celebrazione della Santa Messa. La Vergine Addolorata fu la figura che il Servo di Dio predilesse perché richiamava il mistero della croce, fondamento della virtù della fede. Fu un uomo pieno della virtù della speranza, fondata sulla totale fiducia nella Provvidenza Divina.
Il Servo di Dio si distinse nella virtù della carità, soprattutto verso le Suore della Congregazione da lui fondata e verso le persone indigenti. Per amore di Gesù Cristo abbracciò una vita povera e si dedicò ai poveri spirituali e materiali.
In un contesto socio-religioso contrassegnato da molteplici sfide, il Servo di Dio cercò di rispondervi con creatività evangelica. I tratti specifici della spiritualità oratoriana furono da lui vissuti in pienezza: una costante vita di grazia; uno spirito fervoroso di orazione; l’esercizio perseverante, generoso e volontario delle opere di misericordia; lo spirito di amore fraterno che si forma nell’ascolto quotidiano della Parola di Dio; la devozione profonda verso la Madre di Dio e la fedeltà alla comunione e missione della Chiesa.
Il Servo di Dio visse anche la virtù dell’obbedienza, soprattutto nei momenti più difficili della vita. In merito alla sofferta decisione di rifiutare la nomina a Superiore della Comunità degli Oratoriani da parte della Congregazione per i Vescovi e Regolari, il Servo di Dio non si sentì di riprendere la vita comunitaria per le sue critiche condizioni di salute. Non si trattò di un atto di disobbedienza nei confronti della Santa Sede, che per di più non gli imponeva una scelta ma precisava le condizioni nel caso volesse continuare la vita oratoriana. Dopo l’accurato discernimento, il Servo di Dio scelse di obbedire alla propria coscienza, anche per dedicarsi completamente alle opere di misericordia.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2020-02-23

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