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Beato Tullio (Marcello) Maruzzo Sacerdote dei Frati Minori, martire

1 luglio

Arcugnano, Vicenza, 23 luglio 1929 - Quiriguá, Guatemala, 1 luglio 1981

Padre Tullio Maruzzo è nato a Lapio, frazione di Arcugnano e in provincia di Vicenza, il 23 luglio 1929, col nome di Marcello. Ha professato tra i Frati Minori il 15 luglio 1951 insieme al fratello gemello Daniele (diventato fra Lucio): entrambi sono stati ordinati sacerdoti il 21 giugno 1953. Partito missionario per il Guatemala nel 1960, padre Tullio ha iniziato un’opera evangelizzatrice che, per forza di cose, passava per l’istruzione e la cultura, in modo che gli indigeni sapessero difendersi dai latifondisti che s’impossessavano delle loro terre. All’occorrenza, lui stesso interveniva, sempre però con uno stile capace di annunciare, mai di denunciare, come dichiarava chi lo conobbe. La sera del 1° luglio 1981, mentre tornava da una riunione dei Cursillos de Cristiandad nella località di Los Amates, fu assassinato da alcuni guerriglieri assieme al suo catechista, Luis Obdulio Arroyo Navarro. La loro causa è stata voluta dalla Provincia Veneta dei Frati Minori e si è svolta dal 30 gennaio 2006 al 22 luglio 2008 presso il vicariato apostolico di Izabal. Ricevendo il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il 9 ottobre 2017, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Tullio e il catechista Luis Obdulio sono stati riconosciuti ufficialmente martiri. La loro beatificazione è stata fissata al 27 ottobre 2018 a Morales, presso Izabal.



Il carattere di padre Tullio Maruzzo è mite, ma la parola è ferma e la testimonianza limpidissima, tanto che disturba la sua sola presenza. Dato che senza tante prediche riesce a conquistare e ad avere un seguito, pensano di eliminarlo, crivellandolo di proiettili: così fanno di lui un martire, che disturba più da morto che da vivo. È questa, in sintesi, la sua vicenda umana e pastorale.
Arriva dal vicentino, dov’è nato nel 1929 in una famiglia di poveri contadini e realizza la sua vocazione, insieme al fratello gemello Daniele, vestendo il saio francescano: da allora lui si chiama fra Tullio, mentre il fratello cambia nome in fra Lucio. Insieme sono ordinati sacerdoti il 21 giugno 1953 dal cardinal Roncalli, poi papa Giovanni XXIII e oggi santo, ma soltanto nel 1960 i superiori lasciano partire padre Tullio per la missione: destinazione Guatemala, dipartimento di Izabal.
Si trova di botto in una zona di forte emigrazione, caratterizzata da una povertà estrema, in cui la terra viene strappata lembo per lembo alla foresta tropicale e che una volta disboscata, fa gola ai latifondisti, che usano tutti i mezzi per appropriarsene a danno dei campesinos.
La sua prima destinazione è Puerto Barrios, dove comincia a conoscere la triste situazione di quella terra centramericana, in cui regna la “giustizia-fai-da-te”, trionfa la violenza, i poveri subiscono e i ricchi la fanno da padrone.
Poi lo trasferiscono in altre località del circondario, in parrocchie di nuova istituzione, in cui è tutto da inventare e tutto da costruire: in ogni comunità stupisce il suo modo di accostarsi alla popolazione, imparando a conoscerla a fondo, chiamando tutti per nome.
Gli riesce facile stabilire nuovi rapporti, girando da un villaggio all’altro a dialogare con le persone, per far capire a loro i propri diritti e far leva sulle loro potenzialità. Si è accorto, infatti, che i latifondisti si impadroniscono delle terre dei poveri spacciandosi per legittimi proprietari, sulla base di documenti fasulli, che i campesinos non sono in grado di leggere perché analfabeti.
Convinto che il riscatto di quella popolazione passi innanzitutto attraverso la lotta all’analfabetismo, comincia a insegnar loro a leggere, a scrivere e a renderli consapevoli dello sfruttamento di cui sono vittime. Con l’aiuto della Caritas locale distribuisce ai più poveri generi di prima necessità, soprattutto garantisce loro l’assistenza legale di cui hanno bisogno per far valere i loro diritti.
Come prevedibile, la sua azione di promozione umana non è per niente gradita ai latifondisti, che cominciano a vederlo come fumo negli occhi. Semplice come un bambino, gioioso e serio nello stesso tempo, non è un gran predicatore a parole, piuttosto con la vita. La gente è ammirata nel vedere il parroco che lavora come loro, senza tirarsi indietro davanti a nessuna incombenza, anche la più faticosa.
È generoso fino all’inverosimile e dopo la morte i confratelli si accorgono che non si è mai tirato indietro, sempre il primo a lavorare, sempre disponibile a prendere il posto di un altro o ad assumersi gli impegni più gravosi. «Non denunciava, annunciava»: è il complimento più bello che arriva da un parrocchiano sensibile e attento.
Non tardano ad arrivare i primi “avvertimenti” e le prime intimidazioni, come anche il tentativo di infangarlo con le accuse più assurde, la più innocente delle quali è di essere un “prete comunista”. Di fronte a questa escalation di violenza nei suoi confronti i superiori ne dispongono il trasferimento, ma le accuse e le minacce lo seguono anche nella nuova sede: perché lui non muta atteggiamento, quando si tratta di essere coerente nell’annuncio del vangelo e stare dalla parte dei poveri.
Il 1° luglio 1981 gli tendono un’imboscata, mentre torna, di sera, da un incontro di catechesi: viene crivellato di proiettili insieme a Luis Obdulio Arroyo, un giovane catechista e terziario francescano che non si stacca mai da lui, pur sapendo essere estremamente pericoloso farsi vedere in sua compagnia.
La gente del posto lo considera martire e santo e lo seppellisce in chiesa, conservando come un tesoro le sue ultime parole di perdono agli assassini, che uno di questi ultimi, alcuni mesi dopo, in preda ai fumi dell’alcool, ammetterà di aver sentito dall’agonizzante padre Tullio.
Per lui e per il suo catechista il Vicariato apostolico di Izabal, sostenuto dalla Provincia Veneta dei Frati Minori, ha aperto la causa di beatificazione, la cui inchiesta diocesana è durata dal 31 gennaio 2006 al 15 luglio 2008. La loro “Positio super martyrio” è stata presentata nel 2014 ed esaminata dai Consultori teologi il 31 maggio 2016.
Ricevendo il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il 9 ottobre 2017, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Tullio Maruzzo e il catechista Luis Obdulio Arroyo Navarro sono stati riconosciuti ufficialmente come martiri per la fede. La loro beatificazione è stata celebrata il 28 ottobre 2018 a Morales, presso Izabal.


Autore:
Gianpiero Pettiti ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-05-13

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