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Don Antonio di Savoia Abate

Testimoni

1620- 24 febbraio 1688

Nato nel 1620, Don Antonio di Savoia fu figlio illegittimo di Carlo Emanuele I e di Margherita di Roussillon de Châtelard, marchesa di Riva di Chieri. Antonio ricevette il titolo marchesale materno e nel corso della sua vita ricoprì numerose cariche: Decano della Savoia, abate commendatario di Hautcombe, di Fruttuaria e di Notre Dame d’Aulps, Governatore e Luogotenente Generale della città e del contado di Nizza. Nel 1646-48 è documentato a Parigi, mentre nel 1650, su incarico della reggente Cristina di Francia, risiedette a Roma. Nel 1651 Antonio fu nominato abate di Hautcombe dal nipote Carlo Emanuele II, poco più giovane di lui. Fruttuaria fu l’altra importante abbazia sotto la sua giurisdizione; per la vicina Montanaro fece inoltrerealizzare da Guarino Guarini il progetto per il Santuario di S. Maria di Loreto. Presso l’Archivio Arcivescovile e presso l’Archivio di Stato di Torino (mazzo 21, fascicolo s.n.) sono conservate numerose sue lettere in cui si legge delle problematiche relative alla gestione delle abbazie di cui aveva la responsabilità. Le missive, contraddistinte dalla prudenza, sono approntate a risolvere casi di disordini e malumori tra l’amministrazione locale e la corona. Nel maggio 1687, un anno prima della morte, scrisse da Chambery di voler rinunciare a tutti gli incarichi affidatigli; per volontà di Vittorio Amedeo II gli successe nella carica di abate di S. Michele il Principe Eugenio di Savoia- Soissons. Antonio morì a Chambery il 24 febbraio 1688 e fu sepolto nel chiostro dell’abbazia di Hautecombe. È talvolta impropriamente definito“Beato”, titolo mai confermato dalla Santa Sede.



Nato nel 1620, figlio illegittimo di Carlo Emanuele I e di Margherita di Roussillon de Châtelard, marchesa di Riva di Chieri, suoi fratellastri, nati dal matrimonio tra il padre e Caterina Michela d’Asburgo, furono, tra gli altri, i duchi sovrani di Savoia e le “venerabili infanti” Maria Apollonia e Francesca Caterina.Antonio ricevette il titolo marchesale materno, fu conte di Montanaro e ricoprì numerose cariche: Decano della Savoia, abate commendatario di Hautcombe, di Fruttuaria e di Notre Dame d’Aulps, Governatore e Luogotenente Generale della città e del contado di Nizza. Ebbe la commenda dell’abbazia di San Michele della Chiusa fin dal 1642. Nel 1646-48 fu a Parigi, mentre nel 1650, su incarico della reggente Cristina di Francia, risiedette a Roma. Era un Anno Santo e ricevette la sorellastra Maria, terziaria cappuccina.
Alla Sacra di San Michele era annesso un territorio e l’abate aveva le prerogative di un vescovo, sia in ambito materiale che spirituale. Il monastero benedettino, dopo sei secoli di vita, era stato soppresso nel 1622 e nessuno vi abitava. Le guerre avevano devastato quei territori e i locali erano in rovina. Nel 1661 don Antonio vi stabilì una cappellania, incaricò inoltre il suo segretario di recuperare i documenti attestanti i beni del monastero per ristabilirne i diritti. Erano ancora dipendenti dalla Sacra almeno 176 località. Nel 1651 Antonio fu nominato abate di Hautcombe dal nipote Carlo Emanuele II, poco più giovane di lui. Il titolo era vacante da undici anni e l’abbazia pativa un disordine materiale e spirituale. Fruttuaria fu l’altra importante abbazia sotto la giurisdizione di don Antonio e anche per l’antica abbazia canavesana il Savoia fu attento amministratore. Per la vicina Montanaro fece realizzare da Guarino Guarini il progetto per il Santuario di S. Maria di Loreto.
Presso l’Archivio Arcivescovile e presso l’Archivio di Stato di Torino sono conservate numerose sue lettere in cui si legge delle problematiche relative alla gestione delle abbazie di cui aveva la responsabilità. Le missive hanno toni cordiali e a tratti affettuosi, approntate a risolvere le necessità di cui viene informato. Sono contraddistinte dalla prudenza, si ricorre alla sua autorità in caso di disordini e malumori tra l’amministrazione locale e la corona.
Importante fu l’operato di don Antonio a Nizza, città di cui fu Governatore. Su suo incarico si realizzò un sistema difensivo cittadino. Antonio informa sulla penuria di viveri in cui è la città esui danni patiti dai contadini a causa del comportamento dei soldati di presidio al castello: fu di Antonio il ruolo di mediatore. In alcune lettere parla dell’espulsione dei protestanti- editto di Fontembleau - chiedendo di accordare loro una dilazione di tempo. Nel maggio 1687 da Chambery scrisse di voler rinunciare agli incarichi “per poter vivere il resto dei miei giorni in quiete”. Per volontà di Vittorio Amedeo II gli successe nella carica di abate di S. Michele il celeberrimo Principe Eugenio di Savoia- Soissons. Antonio morì a Chambery il 24 febbraio 1688 e fu sepolto nel chiostro dell’abbazia di Hautecombe.
Lo storico Gaudenzio Claretta dice che ebbe “singolare e veramente rara pietà e per l’esercizio d’ogni virtù più bella”. È talvolta impropriamente definito“Beato”, titolo mai confermato dalla Santa Sede. Nella Sala del Consiglio di Palazzo Reale a Torino (detta “Sala dei Beati”) vi è un suo ritratto, voluto da re Carlo Alberto, insieme a quelli di altri membri della dinastia morti in concetto di santità.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2017-06-01

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