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Tredicina a Sant’Antonio di Padova

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Quando si dice semplicemente «il santo», il pensiero di molti fedeli corre spontaneamente a sant’Antonio di Padova, il taumaturgo per antonomasia, la cui festa si celebra il 13 giugno. La basilica a lui intitolata vede ogni anno l’afflusso di oltre cinque milioni di pellegrini, che affollano la sua tomba e chiedono la sua prodigiosa intercessione. Una specifica ricerca ha messo in luce che fra le invocazioni dei devoti prevalgono statisticamente quelle relative alla salute e al lavoro (rispettivamente al primo e al terzo posto per frequenza), mentre al secondo posto ci sono i ringraziamenti per la protezione sperimentata in occasione di un incidente.
La più antica devozione relativa a sant’Antonio è il cosiddetto Breve. La tradizione narra che una donna che intendeva suicidarsi si addormentò nella chiesa francescana di Santarem, in Portogallo, e sognò il santo che le diceva: «Alzati, figlia, tieni questo foglio e sarai libera dalle incursioni del maligno». Al risveglio ella si ritrovò fra le mani un foglietto con un testo in latino, che il Papa francescano Sisto V fece incidere  nel 1590 sull’obelisco in piazza San Pietro. In italiano dice così: «Ecco la croce del Signore! Fuggite, o nemici. Il leone della tribù di Giuda, il germoglio di Davide, ha vinto. Alleluia».
Tuttora molto diffusa è la novena cosiddetta «Tredicina», perché si svolge normalmente nell’arco di tredici martedì, il giorno in cui vennero celebrati i funerali del santo. Probabilmente però la preghiera più nota in onore di sant’Antonio è il Si quaeris, composto da fra’ Giuliano da Spira nel 1233. Una traduzione italiana recita: «Se cerchi i miracoli, fuggono la morte, l’errore, le calamità, il demonio e la lebbra; gli ammalati si alzano risanati. Mare e catene si aprono, i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano le forze e le cose perdute. Scompaiono i pericoli, terminano le difficoltà: racconti chi lo ha sperimentato, lo dicano i padovani».
 


Autore:
Saverio Gaeta

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Aggiunto/modificato il 2014-04-23

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