Le «giaculatorie», come documenta l’etimologia latina, sono invocazioni che «si lanciano (verso il Cielo)» per invocarne l’aiuto. Si tratta di una delle forme di preghiera più diffuse nel popolo cristiano. E anche il Manuale delle indulgenze ne sottolinea l’importanza, considerandole un significativo modo per «innalzare con umile fiducia l’animo a Dio». Il suggerimento è quello di utilizzare l’invocazione che meglio si adatta alle varie circostanze e ai diversi stati d’animo. Può venire spontaneamente in mente, o può essere scelta fra quelle entrate nell’uso. Diverse fra esse provengono direttamente dalla Bibbia, come per esempio: «Dio sia benedetto», «Sia lodato Gesù Cristo», «Venga il tuo regno». Altre fanno parte di una tradizione secolare: «Dolce Cuore di Gesù, fa’ ch’io t’ami sempre più», «Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento», «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia». Nei momenti del bisogno, sia spirituale che materiale, è spontaneo in molti devoti il ricorso all’intercessione di beati o di santi. Ma allo stesso modo si possono utilizzare le preghiere di invocazione ai servi di Dio, cioè quelle persone per le quali è stato avviato il processo di canonizzazione. Fra loro c’è anche papa Wojtyla, la cui orazione recita fra l’altro: «O Trinità santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della tua paternità, la gloria della croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore. Concedici, per sua intercessione, secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi». Anche fra i beati ci sono figure che hanno esercitato un enorme influsso sulla vita di moltissimi fedeli. Una fra tutte, madre Teresa di Calcutta. La preghiera per la sua intercessione si conclude così: «Tu che hai promesso di portare continuamente la luce dell’amore a coloro che sono sulla terra, prega affinché anche noi desideriamo saziare la sete ardente di Gesù con un amore appassionato, condividendo con gioia le sue sofferenze, e servendolo con tutto il cuore nei nostri fratelli e sorelle, specialmente in coloro che, più di tutti, sono “non amati” e “non voluti”».
Autore: Saverio Gaeta
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