Paolo Angelo Ballerini nasce a Milano il 14 settembre 1814. Orfano di padre, frequenta le scuole pubbliche di Sant’Alessandro e il Seminario arcivescovile a Monza. Veste l’abito talare nel 1828. Nel 1829 con la madre e il fratello si trasferisce nella canonica della parrocchia di San Michele a Cantù e completa gli studi nel Seminario arcivescovile fino all’ordinazione presbiteriale (1837). Inviato al Frintaneum di Vienna (prestigioso Istituto superiore di studi religiosi), rientra in patria nel 1840 laureato in teologia e viene inserito nel corpo insegnanti del Seminario di Milano.
Nel 1850 diventa redattore responsabile de «L’Amico Cattolico». Molto vicino all’arcivescovo Romilli, sul periodico ecclesiastico dà vita a una rubrica intitolata «Cronaca Religiosa». Alla vigilia dei moti del 1848 giornalisticamente si schiera e rivendica ai sacerdoti il diritto di opinione sul principio del riscatto italiano. La sua carriera è in ascesa: nel 1855 diviene Provicario e due anni dopo Vicario generale. Ma le sue prese di posizione contro l’operato del Governo austriaco gli costano la candidatura a vescovo nelle sedi di Bergamo, Como e Pavia.
Data la grave malattia dell’arcivescovo Romilli, Pio IX considera Ballerini il successore in pectore e nel 1859 lo nomina prelato domestico. Dopo la morte di Romilli - in forza del Concordato in vigore in Lombardia - il Papa prende in considerazione la designazione dell’imperatore Francesco Giuseppe (7 giugno 1859) e con motu proprio nel Concistoro del 20 giugno preconizza Ballerini Arcivescovo di Milano.
Ma sentendosi inviso ai milanesi - che considerano la sua nomina un’imposizione degli austriaci, ritiratisi dalla città dopo la battaglia di Magenta (4 giugno) - Ballerini si ritira a Cantù e il 1° agosto presenta al Segretario di Stato cardinale Antonelli le sue dimissioni, respinte da Pio IX. La sua consacrazione ad Arcivescovo avviene segretamente nella Certosa di Pavia nella notte tra l’8 e il 9 dicembre 1860. In questo periodo la Diocesi di fatto viene retta da monsignor Carlo Caccia Dominioni, Vicario capitolare di fronte allo Stato italiano e Vicario generale di fronte alla Santa Sede. Solo nel 1867 Pio IX accetta le reiterate dimissioni da Arcivescovo di Milano di Ballerini, «in esilio a Vighizzolo di Cantù», nominandolo Patriarca di rito latino di Alessandria d’Egitto in partibus infidelium.
Il Pontefice lo chiama poi a Roma, dove l’8 dicembre 1869 Ballerini è presente alla cerimonia d’apertura del Concilio Vaticano nei banchi riservati ai Patriarchi posti alla sinistra del Papa. Nel 1878 la Santa Sede lo invia in missione a Verrès, Arnaz e Antey, per riferire di alcune situazioni anomale. Viene anche indicato dal Pontefice come arbitro de «L’Osservatore Cattolico», per risolvere le diatribe sorte tra il giornale e alcuni vescovi lombardi.
Il Ballerini si mette a disposizione degli arcivescovi di Milano Luigi Nazari di Calabiana - subentratogli nel 1867 - e di Andrea Carlo Ferrari, supplendoli nelle ordinazioni e nell’amministrazione della Cresima nella Diocesi ambrosiana e in quelle limitrofe. Eleva a sede patriarcale la chiesa prepositurale di San Giuseppe a Seregno, da lui consacrata il 21 settembre 1881. In questo tempio - promosso al rango di Collegiata da Pio XI e a Basilica Romana Minore da Giovanni Paolo II - sono conservate le sue spoglie dopo la morte avvenuta a Seregno il 27 marzo 1897: è l’unico arcivescovo di Milano che non è sepolto nel Duomo. Dal 1995 è in corso il processo diocesano per la causa di beatificazione.
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