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Servo di Dio Giovanni Ciresola Sacerdote

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Quaderni di Villafranca, Verona, 30 maggio 1902 - Quinto, Verona, 13 aprile 1987


Don Giovanni Ciresola nacque a Quaderni di Villafranca (Verona) il 30 maggio 1902 e morì a Quinto (Verona) il 13 aprile 1987. La sua esistenza attraversò quasi completamente il XX secolo, partendo dalle problematiche scaturite dall’unità d’Italia all’epoca della contestazione e del post-concilio. La sua attività pastorale, le sue idee di fondazione del Cenacolo della Carità e di Cenacoli sacerdotali, le difficoltà che incontrò trovano una piena spiegazione e collocazione nella realtà della vivace e feconda chiesa veronese.
Giovanni aveva sei anni appena compiuti quando il 15 giugno 1908 a soli 49 anni moriva la mamma Francesca, recitando la conclusione del Te Deum: «In te, o Signore, ho riposto ogni speranza». Questa perdita incise molto sul suo carattere che, da vivace − ricordava che in prima elementare la suora insegnante gli aveva legato la gamba al banco perché stesse fermo −, divenne timido e apprensivo.
Nell'autunno del 1916 venne accolto nel Seminario Vescovile di Verona come alunno esterno, perché la sua famiglia era molto povera e perciò non era in grado di pagare la retta. Essendo egli di salute molto precaria, non resse alla fatica del viaggio giornaliero e così la sorella Dorina non volle che continuasse gli studi. Rimessosi in salute, il 27 ottobre del 1919 venne accolto nell'Istituto Don Bosco in Verona. La vita e lo spirito salesiano gli piacevano moltissimo, così presentò domanda di ammissione al noviziato. Ma la sua salute molto precaria, ebbe duri colpi, e fu costretto a ritornare in famiglia. Frustrato dalle misere condizioni di salute, si rivolse per consiglio ad un uomo di Dio, fondatore di nuove congregazioni e punto di riferimento di sacerdoti e laici veronesi, don Giovanni Calabria. Don Calabria, dopo aver pregato, riflettuto e aver avuto numerosi altri incontri con lui, gli diede una risposta netta: si facesse sacerdote diocesano e si sforzasse di diventare un santo prete. Rientrò quindi nel Seminario Vescovile di Verona ancora come esterno.
Da allora il Ciresola rimase per tutta la vita nella più stretta direzione spirituale di san Giovanni Calabria.
Durante gli esercizi spirituali in preparazione dell’ordinazione sacerdotale, nel suo diario spirituale scrisse: “O prete santo, o nulla, Signore! Oh sì! Ch’io sia nel numero dei pochi!”. La domenica 10 luglio 1927, nella cattedrale di Verona per mano di mons. Cardinale, don Giovanni divenne presbitero, coronando così un sogno coltivato sin da bambino.
Mandato in varie parrocchie come curato si occupò sempre della cura dei giovani. In questo periodo, don Calabria, gli andava ripetendo: “Sento che il Signore ha dei speciali disegni sopra di te, stai attento a quanto senti nel tuo cuore”.
La domenica 28 agosto 1932, don Ciresola fece il suo ingresso come parroco nella parrocchia di Cancello di Mizzole. Qui l’attività catechetica e pastorale svolta con assiduità e dedizione non tardò a dare frutti con fiorire sempre più intenso di vita cristiana, nei singoli e nelle famiglie. Ci fu, tuttavia, un settore che più degli altri si distinse, quello delle giovani. Esse erano, nella quasi totalità, iscritte all'Azione Cattolica e fu qui dove il giovane parroco trovò un campo inaspettato di lavoro e di grazia. Egli provò ad indirizzarle in vari conventi, ma le porte di tutti conventi parevano chiudersi, per cui quelle giovani rimasero nelle loro famiglie, loro malgrado, conducendo una vita sempre più virtuosa.
Il 25 marzo 1936, un gruppo di quelle giovani si consacrarono a Gesù con il voto di castità, ognuna però nel segreto del proprio cuore. Don Ciresola cominciò a porre in atto quanto gli aveva imposto don Calabria; così scrisse un Regolamento e il 31 maggio, Pentecoste, diede avvio al Cœnaculum Charitatis. A differenza di altre congregazioni sorte per alleviare la sofferenza del prossimo, le cenacoline dovevano essere le spose di Gesù, che si sarebbero immolate per la santificazione dei ministri del suo Sangue Prezioso. Il carisma di fondazione era compendiato nella preghiera di Gesù, riportata dall’Evangelo di Giovanni: “E per loro (gli apostoli = i sacerdoti) sacrifico e santifico me stesso, perché essi pure siano santificati nella verità” (Gv 17, 19).
Intanto il 3 dicembre 1939 don Giovanni fu nominato parroco di Poiano e qui trascorse tutte le traversie della guerra stando vicino ai parrocchiani e curando la comunità incipiente. Finalmente il 1° dicembre 1948, cinque cenacoline davano inizio alla vita comune del Cenacolo.
Don Ciresola riprese e focalizzò meglio anche la sua idea del Cenacolo Sacerdotale, facendo riferimento a un impulso sentito nel 1931, ma dopo una serie di incontri con altri sacerdoti, rimase un sogno.
Il decreto di erezione canonica del Cœnaculum Charitatis e il decreto di approvazione delle Costituzioni furono firmate l’8 dicembre 1958, dal prossimo patriarca Urbani, allora amministratore apostolico di Verona. In quella stessa data ebbe luogo anche l'apertura della Casa Generalizia di Quinto.
La salute sempre più precaria avevano indotto don Ciresola a dimettersi da parroco di Poiano. Il 6 giugno del 1961 scrisse nel Diario: “Il sacrificio è compiuto. Questa mattina alle ore 11.30 circa ho firmato l'atto di rinuncia alla parrocchia”. Su invito dell’Ordinario si ritirò a Quinto presso la casa generalizia dell'Istituto in un appartamento a parte.
L’attività di don Giovanni a Quinto consisteva nel seguire spiritualmente le sue “figlie” a tempo pieno con ritiri mensili, esercizi spirituali, istruzioni, catechesi, conferenze. Diceva loro: «Non guardare se il Padre sta bene o sta male, se hai bisogno di me, chiedi, sarò io che deciderò sul da farsi».
I primi anni trascorsi a Quinto corrisposero anche al periodo fervido di novità e di apertura ecclesiale universale che caratterizzò l'evento conciliare del Vaticano II.
L'idea di aprire l'istituto alla missione fu sempre un punto forte nella spiritualità di don Ciresola, discepolo del Mazza e di Don Bosco. L’occasione venne data da mons. Jackson Berenguer Prado, vescovo di Feira de Santana, Bahia (Brasile), che si trovava in Italia per i lavori del concilio. Il 4 giugno 1965 partirono le prime quattro Povere Ancelle  per l'avvio della missione.
Don Ciresola stabilì che punto fermo delle Cenacoline in missione fosse l'unione di intenti con la Chiesa locale, di modo che la loro attività si concretizzasse nella catechesi in preparazione ai sacramenti, pastorale vocazionale, cura e attenzione ai bambini delle favelas, educazione allo sport, corsi di promozione umana. La particolare attenzione ai poveri, la comprese anche nella denominazione della Congregazione "Povere Ancelle del Preziosissimo Sangue - Cenacolo della Carità". In terra brasiliana, la gente povera chiama le suore Irmàs da rua (le suore della strada).
Le precarie condizioni di salute, che segnarono la vita di don Ciresola, lo portarono negli anni 1982-1987 a frequenti ricoveri in ospedale. Dal 21 ottobre 1986 non poté più celebrare. Negli ultimi mesi della sua vita, alle figlie spirituali che gli facevano visita e gli chiedevano una parola, ripeteva: “Vogliatevi bene, amatevi nel Signore e per il Signore!”.
Il lunedì santo 13 aprile 1987 alle ore 16,15 rese la sua bell'anima nelle mani di Dio.
La fama di santità che godeva si espresse nei giorni seguenti. Dal momento della morte fino al giorno delle esequie è stato tutto un susseguirsi di sacerdoti, di suore, parenti, ex parrocchiani, conoscenti che venivano a venerare la salma ed il discorso di tutti era: È morto un santo!
Il giovane Ciresola negli anni ’20 aveva annotato: “Forse pienamente non lo comprendo, ma lo sento dentro me stesso che la vera vita si vive tra il Tabernacolo e il Calvario”. L'indomani dopo una visita al Santissimo Sacramento tornò ad annotare: “La santità, la via della perfezione per noi dovrà stare tra il Cenacolo e il Calvario”.
Furono parole che compendiano fisicamente e spiritualmente la sua esistenza terrena.
Circondato da un alone di santità in vita, di cui si scherniva, − “Chi lo ha conosciuto o ha avuto da lui un esempio o un insegnamento o un episodio qualsiasi lo considerava Santo”, ha testimoniato P. Carlo Zanini −, dopo la sua morte la fama di santità è cresciuta spontaneamente al punto da indurre le autorità religiose ad avviare il Processo di canonizzazione.
I suoi resti mortali riposano nella Cappella della Casa Madre in Quinto di Verona.


Fonte:
www.postulazionecausesanti.it


Note:
Per maggiore informazioni: [email protected]

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Aggiunto/modificato il 2014-11-17

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