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Franz Josef Otto von Habsburg

Testimoni

Reichenau an der Rax, Austria, 20 novembre 1912 – Pöcking, Germania, 4 luglio 2011

“Nella sua vita lunga e piena, l'Arciduca Otto è stato testimone della realtà mutevole dell'Europa”, ha scritto Benedetto XVI in occasione della morte di Otto. “Confidando in Dio ed essendo consapevole della sua importante eredità, è stato un europeo impegnato che ha lavorato instancabilmente per la libertà, l'unità dei popoli e la giustizia in questo continente. Il Signore lo ricompensi per le sue varie opere e gli dia la pienezza della vita nel suo regno celeste”, ha auspicato il Papa, inviando alla famiglia la sua benedizione apostolica.



Franz Josef Otto von Habsburg, noto in Italia come Otto d'Asburgo, nato il 20 novembre 1912, è morto il 4 luglio 2011 all'età di 98 anni.

Capo della Casa imperiale d’Asburgo dal 1922 al 2007, anno in cui ha abdicato in favore del figlio Carlo d’Asburgo-Lorena, era figlio del beato Carlo I, imperatore austriaco e re d’Ungheria, e della serva di Dio Zita di Borbone-Parma.
Essendo stato imperatore titolare (cioè non regnante) dal 1922 al 2007, Otto ha incarnato un primato storico assoluto: è stato il capo di Stato più longevo della storia, forte di 85 anni di carica.

Residente a Pöcking in Baviera, uomo discreto tanto quanto attivo, è stato membro del Parlamento Europeo eletto nelle fila della CSU tedesca (aveva cittadinanza tedesca, austriaca, croata e ungherese) nonché presidente dell'Unione pan-europea internazionale. Animato da una viva cultura europeista fondata sulle radici storiche cristiane del Vecchio Continente, in una intervista di qualche tempo fa rilasciata a Luigi De Anna, alla domanda: «L’Europa dei valori e delle tradizioni. Che significato ha per Lei l’eredità cristiana per l’Europa? Le radici cattoliche, ortodosse e protestanti non ci riconducono piuttosto alla divisione che all’unificazione?», il capo della Casa d’Asburgo rispose: «Senza dubbio la tradizione cristiana giocherà un ruolo decisivo nell’Europa futura. Quando visitiamo una qualsiasi città europea ci rendiamo conto che senza il cristianesimo la nostra cultura non esiste. Per me, uno dei gradi giorni della mia vita è stato quando dopo tre anni passati negli Stati Uniti a causa degli avvenimenti della seconda guerra mondiale, sono rientrato in Europa e ho rivisto dopo tanto tempo una città nel cui centro si trovava una cattedrale non una grande banca o un edificio amministrativo. La tradizione cristiana rappresenta certamente il fattore più importante dell’unificazione europea».

La vita terrena di Otto è del resto legata a doppio filo a quella del padre.
In Italia, a Brescia, ha sede un’associazione pubblica riconosciuta anche dalla Chiesa cattolica e denominata Gebetsliga Kaiser Karl, ovvero il “Movimento di preghiera del beato Carlo per la pace e la fratellanza tra i popoli” di cui il sottoscritto, parroco di San Gottardo, è assistente nazionale. Si occupa di promuovere convegni, pubblicazioni e manifestazioni, volti a far conoscere la vita e l'opera di un uomo, il beato Carlo d’Asburgo, che la Chiesa e molti studiosi anche laici considerano un eroe di pace e di fratellanza tra le nazioni.

Con la morte di suo figlio Otto si chiude dunque una grandiosa pagina di storia, epperò se ne aprono altre. La Gebetsliga sta infatti conoscendo ampia diffusione sia nel nostro Paese sia all'estero, proponendo una idea tutt’altro che ideologica di pace giacché basato sulla ricerca di quella comune identità cristiana per la quale il beato Carlo diede la vita e per cui suo figlio Otto - erede del suo titolo, ma soprattutto delle sue idealità - lo ha seguito nell'impegno sociale e politico, pur senza mai aver la pretesa di una restaurazione monarchica. A Otto interessava infatti costruire un’Europa nuova in quanto davvero unita, solidale e aperta alle varietà di popoli, lingue e religioni; insomma rivitalizzare, pur con modi nuovi, quella stessa tradizione che per secoli ha caratterizzato gli Asburgo.

Ora le spoglie dell’imperatore titolare Otto riposeranno a Vienna nella Cripta dei Cappuccini accanto a molti suoi avi. Alle esequie, accadrà che, come prevede il rito,  dopo il corteo per le strade di Vienna, la salma giunga alla porta della cattedrale di Santo Stefano trovandola chiusa. Un dignitario busserà con un baculo d'argento chiedendo che il defunto, al cui nome aggiungerà tutti i titoli, possa entrare. All’interno un frate cappuccino risponderà però: «Non lo conosco». La richiesta avverrà per altre due volte, sempre con la medesima risposta. Alla terza, il dignitario chiederà: «Fate entrare Otto, povero peccatore» e solo all’udire questo titolo le porte della chiesa si apriranno per dare con la sepoltura la pace eterna e l'abbraccio della divina misericordia al defunto. Tutti gli imperatori ed eredi al trono d'Austria sono stati sepolti così.


Autore:
Don Arnaldo Morandi


Fonte:
www.lanuovabq.it

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Aggiunto/modificato il 2014-12-31

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