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Beati Martiri Spagnoli Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti) e di San Bernardo

Senza data (Celebrazioni singole)

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+ Spagna, 1936/1937

Papa Francesco in data 22 gennaio 2015 ha riconosciuto il martirio di Pio Heredia e 17 compagni e compagne, degli Ordini Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti) e di San Bernardo, uccisi in odio alla Fede, nel 1936, durante la guerra civile spagnola. Sono stati beatificati il 3 ottobre 2015.



Trentotto monaci di Viaceli, nella provincia di Santander, in Spagna, furono espulsi dal loro monastero l'8 settembre 1936 da agenti della Federazione degli anarchici iberici.
Imprigionati, furono rimessi in libertà: alcuni si dispersero in case private, altri raggiunsero Bilbao dove la religione non era perseguitata in modo violento, altri si raggrupparono a Santander, formando tre piccole comunità che cercavano di mantenere nascostamente la vita monastica.
Probabilmente a causa di qualche delazione, il 1° dicembre un gruppo che comprendeva soltanto fratelli conversi fu arrestato. La polizia marxista voleva sapere da dove prendevano i mezzi di sussistenza. Avendo dichiarato che era il padre priore che si occupava della cosa, fornirono forse agli agenti rossi il pretesto per arrestare un secondo gruppo, che comprendeva il priore e altri monaci sacerdoti.
Pío Heredia, il priore, non volle assolutamente dichiarare il nome di chi forniva loro degli aiuti. Dopo penosi interrogatori e maltrattamenti durante il processo istruito nella notte del 2 dicembre per dare una parvenza di legalità alla condanna dei religiosi, ma in realtà in odio alla fede e per cercare di impadronirsi del loro denaro o per sapere l'indirizzo dei benefattori, avvenne l'esecuzione.
Secondo la testimonianza di un oblato di quindici anni, che si trovava con i monaci e che fu poi rilasciato, i religiosi furono caricati su un autocarro in due gruppi separati, uno nella notte del 3 dicembre, l'altro nella notte successiva.
Non se ne seppe più nulla. Gettati in mare dalla scogliera a picco del faro di Santander o condotti in barca e sommersi nelle acque profonde della baia oppure, come risulterebbe da una testimonianza indiretta, fucilati vicino al cimitero della città? La prima ipotesi sembra la più probabile.
Il 29 dicembre un converso a voti temporanei, Leandro Gómez Gil (1915-1936), fu scoperto dai miliziani in una casa privata: apparteneva al gruppo di monaci studenti e fratelli conversi che si era prudentemente dissolto dopo la scomparsa del padre Pío e dei suoi compagni. Gli altri si rifugiarono a Bilbao, ma Leandro non osò farlo, dato che rientrava nella categoria per la quale era giunto l'ordine di mobilitazione. La polizia rossa lo maltrattò in modo orribile, fino a farlo tanto sanguinare dalla bocca, dal naso e dalle orecchie che un lenzuolo ne fu inzuppato. Il giorno successivo fu cacciato a forza in un'auto e scomparve per sempre. Anche lui fu forse annegato o fucilato. Si seppe in seguito chi lo aveva assassinato in odio alla fede e alla Chiesa: gli uccisori furono perdonati.
La passione di questi monaci fu preceduta da quella di due confratelli che erano rimasti al monastero. Infatti il giorno dell'espulsione i banditi marxisti avevano trattenuto con loro due sacerdoti, il segretario padre Eugenio García Pampliega (1902-1936) e il padre Vincenzo Pastor Garrido (1905-1936), probabilmente nella speranza di poter mettere le mani sul denaro dell'abbazia, che ritenevano ricca. Le loro investigazioni non dettero però alcun risultato.
Il 21 settembre gli anarchici offrirono ai due padri di accompagnarli in macchina a Santander, ritardando la partenza fino a notte inoltrata, ma a una ventina di chilometri dal monastero li uccisero a colpi di pistola, abbandonandone i cadaveri sul ciglio della strada. Ritrovati il giorno seguente, la gente del posto li seppellì nel cimitero di Rumoroso. Soltanto nel 1940, dopo essersi accertati di tutte le voci che correvano, i monaci di Viaceli esumarono le due spoglie (sepolte senza cassa, uno sopra l'altro) e le trasportarono al monastero, seppellendole nel chiostro della lettura dietro il seggio abbaziale.
Ecco l'elenco dei martiri del 3 e 4 dicembre:
- Pío Heredia Zubía (1875-1936), priore, sacerdote
- Giovanni Battista Ferrís Llopis (1905-1936), sacerdote 
- Amedeo García Rodríguez (1905-1936), sacerdote 
- Ezechiele Alvaro de la Fuente (1917-1936), converso a voti temporanei
- Antonio Delgado Gonzáles (1915-1936), oblato di coro
- Marcellino Martín Rubio (1913-1936), novizio di coro 
- Valeriano Rodríguez García (1906-1936), sacerdote 
- Eustachio García Chicote (1891-1936), sottomaestro dei conversi 
- Angelo de la Vega Gonzáles (1868-1936), converso 
- Alvaro González López (1915-1936), professo corista a voti temporanei
- Eulogio Alvarez López (1916-1936), converso a voti temporanei
- Benvenuto Mata Ubierna (1908-1936), novizio converso

Ai quindici martiri di Viaceli, uccisi nel 1936, bisogna aggiungere altri tre membri della comunità che perirono in circostanze differenti.
Santiago Raba Río (1910-1937), professo corista e suddiacono, all'inizio della guerra civile e nell'imminenza dell'espulsione e dispersione della comunità, fu rimandato in famiglia.
Mobilitato nell'esercito comunista, fu subito segnalato come monaco e, a causa di questo, minacciato di morte. Egli stesso confessava: "Io durerò poco. Certamente mi ammazzeranno, dato che sanno che sono religioso". In effetti nel maggio 1937, sul fronte di Vizcaya, fu trovato morto in una trincea, colpito alla nuca. Aveva ventisei anni. Suo fratello testimoniò che il capo sezione si era reso conto che 'il frate' non si trovava con gli altri e, cercandolo, lo trovò in preghiera: gli scaricò allora tutto il caricatore della pistola sulla testa.
Un destino quasi simile toccò al confratello Ildefonso Telmo Duarte (1912-1937), di ventiquattro anni, professo corista a voti temporanei. Allo scadere dei voti, date le circostanze, i superiori non osarono ammetterlo alla professione solenne, attendendo tempi migliori. Si rifugiò in casa della nonna materna, ma fu denunciato e arrestato. Furono prese delle informazioni e il Fronte popolare di Cóbreces, confermò che il giovane era effettivamente un religioso. Anch'egli lo confessò con coraggio.
Assegnato a un battaglione di disciplina, fu trattato durissimamente e il 30 aprile 1937 un guardiano, che era uno dei suoi torturatori, gli lanciò contro una bomba a mano, uccidendolo sul colpo. Fu sepolto in una fossa comune.  
José Camí Camí (1907-1936) era un sacerdote di ventinove anni, che desiderava entrare a Viaceli, dove era già stato accettato. Allo scoppio della guerra si trovava nel suo paese di Aytona, per salutare i familiari prima dell'ingresso in monastero.
Bloccato a causa delle ostilità, fu convocato davanti al comitato del popolo, ma fu poi rilasciato. Nella notte del 27 luglio 1936 fu cercato di nuovo: volevano 'il prete'. Fu legato con il vice-parroco di Aytona dietro ad un'auto, che partì a tutta velocità, trascinando i due sacerdoti per diversi chilometri. Giunti a un crocevia, i due ebbero ancora la forza di alzarsi, abbracciarsi e perdonare agli assassini.
Furono finiti a fucilate e schiacciati dalle ruote della macchina che passò diverse volte sui loro corpi. Un testimone oculare riferì i dettagli dell'uccisione alla sorella di José.

Il superiore del monastero di Huerta fu un'altra vittima della persecuzione avvenuta in Spagna durante la guerra civile che costò la vita a circa seimilacinquecento sacerdoti, religiosi e religiose.
Lorenzo Olmedo Arrieta aveva quarantotto anni. Entrato bambino a San Isidoro de Dueñas, a vent'anni fu inviato a Viaceli dove fu poi maestro dei novizi e cellerario. Nominato superiore della fondazione di Huerta, si era recato presso le monache di Brihuega, nella provincia di Guadalajara. Sorpreso lì dallo scoppio della guerra fu prelevato nascostamente, poi rilasciato e arrestato di nuovo.
Sembra che sia stato ucciso il 28 luglio 1936 nel cimitero di Guadalajara, alle cui porte furono trovati resti di un breviario cistercense.

Nel luglio del 1936 le monache di Fons Salutis, monastero di bernardine situato a Algemesí, vicino a Valencia, in Spagna, furono espulse dai comunisti.
La badessa, Micaela Baldoví Trull, molto amata dalle sue figlie, aveva esercitato il suo governo con molto spirito materno e profonda comprensione delle umane debolezze. Dopo l'espulsione si rifugiò in casa di sua sorella, ma tre mesi dopo furono entrambe arrestate e condotte al monastero di Fons Salutis, convertito in prigione. Durante la notte del 9 novembre furono tratte dal carcere e condotte al crocevia di Benifayó, sulla strada di Valencia, dove furono assassinate.
Al termine della guerra, dopo molti accertamenti per scoprire il luogo in cui era avvenuta l'uccisione, i loro resti furono esumati e si trovarono le due teste separate dal tronco, il che lascia supporre che le due sorelle furono decapitate.
Un'altra monaca di Fons Salutis, María de la Natividad Medes Ferris, dopo l'espulsione si rifugiò presso la sua famiglia, dove la raggiunsero due suoi fratelli, religiosi carmelitani. Arrestati assieme a un quarto fratello, furono tutti detenuti nel monastero di Fons Salutis. Nella notte del 10 novembre i quattro fratelli furono condotti in luogo imprecisato fra Alcira e Carlet e fucilati.

Di tutti questi martiri è stata introdotta la causa di beatificazione. Il processo diocesano è stato aperto nel 1996, a sessant' anni dal martirio. Papa Francesco ha promulgato il decreto che riconosce il loro martirio in odio alla fede in data 22 gennaio 2015.


Fonte:
Santa Sede

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Aggiunto/modificato il 2015-09-03

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