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Beati Martiri Spagnoli Missionari del Sacro Cuore di Gesł Beatificati nel 2017

29 settembre

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† Serińį, Spagna, 29 settembre 1936

I padri Antonio Arribas Hortigüela, Abundio Martín Rodríguez, José Vergara Echevarría e José Oriol Isern Massó, insieme ai fratelli coadiutori Gumersindo Gómez Rodrigo, Jesús Moreno Ruiz e José del Amo y del Amo, facevano parte della comunità di Canet de Mar, vicino Barcellona, dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, congregazione fondata dal Servo di Dio Jules Chevalier nel 1854. Vennero fucilati il 29 settembre 1936 a Pont de Ser, sulla strada per Seriñá, nei pressi di Girona; avevano tra i venti e i ventotto anni. Sono stati beatificati a Girona il 6 maggio 2017, sotto il pontificato di papa Francesco.



I Missionari del Sacro Cuore di Gesù in Spagna
La congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, fondata da padre Jules Chevalier (per il quale è in corso il processo di beatificazione) nel 1854, giunse in Spagna nel 1880. Nove anni dopo fu acquistato un fabbricato a Canet de Mar, una città costiera a quaranta chilometri da Barcellona, dove fu impiantata la cosiddetta Piccola Opera. Nel 1915, divenne sede di una Scuola Apostolica, ossia la struttura dove venivano ospitati bambini e ragazzi per verificare la propria vocazione, come anche del Seminario Minore e del noviziato per la Spagna. Tutto sorgeva all’ombra del santuario della Madonna della Misericordia, che sovrastava un vasto parco.

Nella guerra civile spagnola
All’epoca del sollevamento militare del 18 luglio 1936, che diede inizio alla guerra civile spagnola, la comunità di Canet de Mar contava dodici religiosi, otto dei quali sacerdoti, mentre gli altri quattro erano fratelli coadiutori. Erano anche presenti sei novizi nella fase finale della formazione, una decina di postulanti e circa sessanta allievi della Scuola Apostolica.
I Missionari del Sacro Cuore seguivano con apprensione l’avanzare dell’insurrezione, preparandosi all’eventualità del martirio. Per facilitare la fuga, il superiore della casa aveva acquistato abiti secolari per sé e per gli altri.

La comunità prigioniera
Il 21 luglio 1936, nel pomeriggio, i membri della comunità videro sollevarsi del fumo dal centro della città: era stata data alle fiamme la chiesa parrocchiale. Il Padre superiore ordinò quindi che tutti i religiosi indossassero gli abiti da lui comprati allo scopo e consumassero le ostie consacrate, per evitare profanazioni; allo stesso scopo, fece nascondere nel giardino della casa i vasi sacri. Padre Antonio Arribas Hortigüela, che era anche l’economo della comunità, diede a ciascun confratello una piccola somma di denaro, per far fronte alle prime necessità.
Non tardò molto perché arrivasse alla porta della Piccola Opera un drappello di miliziani comunisti, i quali iniziarono a sparare per aria allo scopo di segnalare la propria presenza. Un rappresentante del Comitato rivoluzionario locale si presentò alla porta, con l’ordine di far sgombrare il convento. Alcuni tentarono la fuga immediatamente, mentre altri furono catturati. Alla fine si ritrovarono tutti nel parco del santuario della Madonna della Misericordia, diventato una sorta di campo di prigionia. Di sera erano condotti tutti, religiosi e ragazzi, in una residenza in città per dormire, ma dopo le proteste degli abitanti, impietositi da quella quotidiana processione, furono collocati nell’albergo annesso al santuario.

La fuga dei Missionari
Questa situazione durò fino al 3 agosto 1936, quando una guardia avvisò il direttore della scuola che il Comitato aveva deciso la loro uccisione per quella stessa notte. Dovevano quindi cercare di scappare; ai ragazzi, invece, non sarebbe successo nulla.
A quel punto, i Missionari si divisero in due gruppi: il primo era formato dal superiore della comunità, dal direttore della scuola e da padre José María Ordóñez Sánchez. Del secondo, invece, facevano parte i padri Antonio Arribas Hortigüela, Abundio Martín Rodríguez, José Vergara Echevarría e José Oriol Isern Massó, insieme ai fratelli coadiutori Gumersindo Gómez Rodrigo, Jesús Moreno Ruiz e José del Amo y del Amo. Avevano tra i ventotto e i vent’anni.

Un cammino difficile
I giovani religiosi s’incamminarono nei boschi, ma furono sorpresi da un violento temporale. Per circa quindici giorni furono ospitati dagli abitanti del luogo, spostandosi da una casa all’altra. Quando fu chiaro che non potevano tornare a Canet de Mar, decisero di muoversi in direzione del confine tra la Spagna e la Francia, che distava duecento chilometri, anche per non far correre il rischio di essere uccisi a coloro che li avevano accolti.
Evitando di passare per i paesi, così da non essere sorpresi dai miliziani, viaggiarono per più di un mese, quasi sempre di notte. Il 28 settembre arrivarono nella valle di Begudá e chiesero ospitalità nella masseria della famiglia Devesa, profondamente cristiana; erano in uno stato pietoso.

L’arresto e l’interrogatorio
Dopo che si furono sfamati ed ebbero avuto le indicazioni per proseguire, si persero di nuovo e dovettero nuovamente bussare a una porta. Non sapevano, però, che lì abitava uno dei capi del Comitato locale. Furono quindi indirizzati in un luogo chiamato La Ginella, ma là erano attesi da un gruppo di miliziani, che li catturarono all’istante.
Furono quindi condotti alla sede centrale del Comitato, a Sant Joan de les Fonts. Lungo il tragitto, le guardie domandarono loro se portassero armi e se fossero frati o sacerdoti. Replicarono che di armi non ne avevano, ma erano dei religiosi; tanto bastò per segnare la loro fine terrena.

Il martirio
La sera del 29 settembre 1936, i sette Missionari furono caricati su di un autobus requisito dai miliziani, legati a due a due, mentre l’ultimo aveva le mani legate dietro le spalle. Il veicolo, preceduto da un’automobile, si fermò in un punto della strada verso Seriñá, sul ponte del fiume Ser, dove sorgeva una piccola casa in rovina.
Furono spinti fuori dall’autobus i primi quattro condannati, mentre uno dei Missionari supplicava: «Non uccideteci, che male abbiamo fatto?». Vennero quindi allineati contro il muro in rovina e fu loro ordinato di voltare le spalle.
A quel punto, si udì la voce forte e chiara di padre Arribas: «I codardi muoiono di spalle, e noi non siamo né codardi né ladri. Voi ci uccidete perché siamo religiosi. Viva...!». Plausibilmente stava per gridare: «Viva Cristo Re!», ma la sua professione di fede fu troncata da una scarica di mitragliatrice. Uccisi i primi quattro, furono fatti scendere dal mezzo gli altri tre, che ebbero la stessa sorte.
I corpi dei Missionari, verso sera, furono raccolti e portati all’obitorio. L’indomani, 30 settembre, furono seppelliti in due fosse vicine, quattro in una e tre nell’altra. Rimasero in quel punto fino al 30 marzo 1940, quando la sepoltura venne debitamente identificata e le ossa vennero traslate in una nicchia del cimitero di Canet de Mar.

La fama di martirio
Nella congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù fu sempre viva la memoria dei confratelli di Canet de Mar. Il 31 dicembre 1947, padre José María Ordóñez Sánchez, che faceva parte del primo gruppo di fuggitivi ed era sopravvissuto alla guerra, fu incaricato dai suoi superiori di iniziare le prime ricerche storiche sull’accaduto, interrogando testimoni e raccogliendo documenti.
Il risultato della sua ricerca fu pubblicato nel settembre 1961, nel venticinquesimo anniversario dell’uccisione dei sette confratelli. Le indagini portarono anche all’identificazione dei loro nomi esatti.

Il processo di beatificazione
La causa fu quindi intitolata a Antonio Arribas Hortigüela e sei compagni; il nulla osta per l’avvio del processo diocesano porta la data del 5 luglio 1995. L’inchiesta si è quindi svolta nella diocesi di Girona, sotto cui cadeva la località dell’asserito martirio, dal 14 luglio 1995 al marzo 1999 ed è stata convalidata il 25 febbraio 2000.
La “Positio super martyrio”, consegnata nel 2007, è stata esaminata dai consultori teologi il 30 aprile 2015 e, in seguito, anche dai cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, l'8 luglio 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che li dichiarava ufficialmente martiri.
Il rito della beatificazione si è svolto il 6 maggio 2017 nella cattedrale di Girona, presieduto dal cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato del Santo Padre.

L’elenco dei martiri
Accanto al nome di ciascun martire è riportato il numero della scheda biografica a lui dedicata. Per l’unico di origine catalana è stata adottata la versione castigliana del nome proprio, per una questione di uniformità. Nei titoli delle singole schede, invece, i nomi propri sono italianizzati, come sarebbe sul Martirologio Romano.

97308 - Antonio Arribas Hortigüela, sacerdote, 28 anni
97307 - Abundio Martín Rodríguez, sacerdote, 28 anni
97312 - José Vergara Echevarría, sacerdote, 28 anni
97311 - José Oriol Isern Massó, sacerdote, 27 anni
97313 - Gumersindo Gómez Rodrigo, fratello coadiutore, 25 anni
97309 - Jesús Moreno Ruiz, fratello coadiutore, 21 anni
97310 - José del Amo y del Amo, fratello coadiutore, 20 anni


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-05-05

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