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Beato Teofilo Matulionis Vescovo e martire

20 agosto

Alantos, Lituania, 22 giugno 1873 – Seduva, Lituania, 20 agosto 1962

Teofilius Matulionis, nato in Lituania da una famiglia di contadini, studiò per diventare sacerdote: fu ordinato il 17 marzo 1900. Destinato alla parrocchia del Sacro Cuore del Salvatore a San Pietroburgo, si oppose alla confisca della chiesa parrocchiale che aveva fatto costruire: fu quindi condannato a tre anni di prigione. Ordinato vescovo il 9 febbraio 1929, fu arrestato nuovamente il 24 novembre dello stesso anno: la condanna a dieci anni di lavori forzati fu commutata in carcere, sotto isolamento, nel 1933, ma dopo pochi mesi fu liberato. Nel 1943 fu nominato vescovo titolare di Kaišiadorys, ma l’anno seguente fu nuovamente arrestato e incarcerato per sette anni; in seguito, fu esiliato a Seduva. Il 9 febbraio 1962 fu nominato dal Papa san Giovanni XXIII arcivescovo “ad personam” (la sua diocesi, quindi, non diventava un’arcidiocesi) per la sua testimonianza di fede. Morì il 20 agosto 1962, nel corso di un’abituale perquisizione nel suo appartamento. È stato beatificato il 25 giugno 2017, sotto il pontificato di papa Francesco. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta della cattedrale della Trasfigurazione a Kaišiadorys.



Primi anni e vocazione
Teofilius (in italiano Teofilo) Matulionis nacque il 22 giugno 1873 ad Alantos, presso Moletai, oggi in Lituania ma all’epoca parte del Regno di Prussia. Era il secondo dei tre figli di Jurgis Matulionis e Ona Juočeptė, contadini; alla morte di lei, il padre si risposò ed ebbe altri sette figli.
Teofilius studiò ad Antalieptė dal 1887 al 1892 e poi a Daugavpils, oggi in Lettonia. Terminati gli studi secondari, iniziò quelli di Teologia a San Pietroburgo, in vista del sacerdozio. Tuttavia, ebbe un periodo di dubbi circa la vocazione: sospese gli studi e per un breve periodo si dedicò all’insegnamento. Alla fine ricominciò a studiare: apprese anche il lettone, il polacco e il russo, per poter avere una miglior relazione con i fedeli. Fu ordinato sacerdote il 17 marzo 1900.

Primo incarico e prima prigionia
Il suo primo incarico pastorale fu a Latgale in Lettonia; da lì, nel 1910, fu destinato alla parrocchia del Sacro Cuore del Salvatore a San Pietroburgo. Il suo grande impegno portò alla costruzione di una nuova chiesa parrocchiale: tuttavia, nel 1923, il governo comunista emanò un decreto che ordinava la confisca di tutte le chiese e che andava controfirmato dai parroci.
Don Teofilius si rifiutò di apporre la sua firma: venne dunque arrestato insieme ad altri religiosi e condannato a tre anni di prigione. Fu scarcerato nel 1925, per intervento dei suoi parrocchiani; divenne quindi parroco del Sacro Cuore.

Vescovo «Per Crucem ad astra»
Il 28 dicembre 1928, con il consenso di papa Pio XI, venne clandestinamente nominato vescovo titolare di Matrega e coadiutore dell’amministratore apostolico di San Pietroburgo, rinominata Leningrado. Fu ordinato vescovo, ancora una volta in maniera clandestina, il 9 febbraio 1929. Come motto episcopale, assunse la frase «Per Crucem ad astra», «attraverso la Croce, verso le stelle».

Seconda prigionia
Pochi mesi dopo, il 24 novembre, monsignor Matulionis fu nuovamente arrestato: l’accusa era di avere contatti con persone dall’estero. Fu condannato a dieci anni di lavori forzati sulle isole Solovki, nel Mar Bianco. Doveva, ad esempio, tirare fuori dei tronchi dall’acqua gelata e trascinarli fino alla sua abitazione. Nel cuore della notte, però, si alzava per celebrare la Messa e, quando poteva, distribuiva l’Eucaristia tra i suoi compagni di prigionia.
Nel maggio 1933, a causa della sua salute che andava peggiorando, la sua condanna fu commutata in isolamento forzato in carcere a San Pietroburgo. Tuttavia, qualche mese più tardi, fu liberato quando il governo lituano firmò un accordo con l’Unione Sovietica per uno scambio di prigionieri.

Vescovo titolare
Dal 1934 al 1936, monsignor Matulionis risiedette negli Stati Uniti d’America e visitò anche Il Cairo e Gerusalemme. Nel marzo 1934 fu ricevuto in udienza privata da papa Pio XI in Vaticano: «È un onore per la Lituania avere un simile eroe», commentò il Pontefice.
Ritornò quindi in Lituania: fu nominato vescovo ausiliare di Kaunas e cappellano supremo dell’Esercito. Tuttavia, rivestì quell’incarico per poco tempo: nel 1940, infatti, l’esercito sovietico invase il suo Paese. Tre anni dopo, nel 1943, papa Pio XII lo nominò vescovo titolare di Kaišiadorys.

Terza prigionia
Ancora una volta, però, monsignor Matulionis subì l’arresto l’anno seguente, a causa dei contenuti di una sua lettera pastorale. Quando uscì dal carcere, sette anni dopo, aveva ancora più problemi di salute, oltre a quelli causati dall’avanzare dell’età. Nonostante questo, impiegò tutto sé stesso nell’amministrazione della diocesi di Kaišiadorys: esortava di continuo i sacerdoti e i amministratori diocesani a non lasciarsi coinvolgere dal regime.

In esilio
Il 25 dicembre 1957 consacrò un nuovo vescovo, Vincentas Sladkevicius, futuro cardinale. La consacrazione era canonicamente valida, ma non ricevette l’assenso dei comunisti, i quali si prendevano gioco di monsignor Matulionis perché alla solennità dell’atto non corrispondeva un adeguato luogo: la celebrazione, infatti, si era svolta in una piccola cucina.
Il vescovo replicò che loro, invece, avrebbero dovuto sopportare la vergogna di averlo costretto a compiere la consacrazione lì, invece che in una chiesa. Quella risposta gli costò l’esilio a Seduva, dove rimase in isolamento totale per il resto dei suoi giorni.

Arcivescovo, poi la morte
Il 9 febbraio 1962 il Papa san Giovanni XXIII lo nominò, in base alla sua testimonianza di fede, arcivescovo “ad personam”, vale a dire che il territorio di Kaišiadorys non diventava, in pari tempo, un’arcidiocesi. Alcuni mesi dopo, però, precisamente il 20 agosto 1962, monsignor Matulionis morì nel corso di un’abituale perquisizione nel suo appartamento.
Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Kaišiadorys, ma le autorità civili imposero che non si celebrasse nulla in suo onore: «Non si esclude che in futuro il Vaticano lo dichiari “Santo” e in questo caso la sua tomba diventerà un luogo da visitare per i pellegrini», commentò il responsabile del sistema repressivo sovietico. Quando i resti furono riesumati nel 1999, emerse la presenza in essi di tracce di piombo e di altre sostanze, il che fece pensare a un avvelenamento.

La causa di beatificazione
La fama di martirio di monsignor Matulionis, che non era sfuggita nemmeno ad alcuni dei suoi persecutori, portò all’apertura della sua causa di beatificazione. La fase diocesana iniziò nel 1990 nella diocesi di Kaišiadorys, dopo che il 2 aprile dello stesso anno la Santa Sede aveva concesso il nulla osta per l’avvio. La conclusione dell’inchiesta diocesana si ebbe il 1° maggio 2008; gli atti furono convalidati il 18 giugno 2010.
Il 1° dicembre 2016, infine, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui monsignor Teofilius Matulionis veniva dichiarato martire “propter aerumnas carceris”, ossia a causa delle sofferenze patite durante la prigionia.
La sua beatificazione, la prima sul territorio lituano e la prima di un martire dello stesso Paese, è stata fissata al 25 giugno 2017, sulla piazza antistante la cattedrale dei Santi Stanislao e Ladislao a Vilnius. A presiedere il rito, come delegato del Santo Padre, è stato il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
La memoria liturgica del Beato Teofilius Matulionis è stata stabilita, per la sua diocesi, al 14 agosto. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta della cattedrale della Trasfigurazione a Kaišiadorys.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-07-26

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