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Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Martyrologium Romanum Editio Typica Altera - 2004 Libreria editrice vaticana

2004, 848 p.

ex decreto sacrosancti oecumenici Concilii vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli pp. II promulgatum



I. La santità nell’economia della salvezza

La vocazione universale degli uomini alla santità
1. Dio Padre vuole che tutti gli uomini, creati ad immagine di Dio (cf. Gn 1,26-27), siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (cf. I Tm 2,4), che è Cristo (cf. Gv 14,6), la via degli uomini verso il Padre (cf. Gv 14,6). Pertanto tutti, e in primo luogo i fedeli cristiani di qualunque stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità; con tale santità si promuove anche nella società terrena un modo di vivere più umano (1).
        Anzi Dio padre ha manifestato la sua volontà, cioè la santificazione degli uomini (cf. I Ts 4,3), che, per Cristo, con Cristo e in Cristo, (2) cresce ogni giorno più nella vita dei fedeli cristiani per la maggior gloria dell’una e indivisa Trinità e per una più ricca santità della chiesa. (3)
        Egli poi, essendo il Santo (cf. I Pt 1,16), affinchè tutti siano uno in Cristo Gesù (cf. Gv 11,51-52), li associa nella sua santità e con la forza dello Spirito santo, a lode della gloria della sua grazia (cf. Ef 1,6.12).

La santità nel mistero di Cristo
        4. Il maestro e modello il Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che è celebrato come “il solo santo” con il Padre e lo Spirito, (4) e che è la fonte di ogni santità e l’origine delle virtù, ha predicato la santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore, a tutti e singoli i discepoli: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,48). (5) Nel mistero stesso del Padre, che è Cristo, lo Spirito santo conferma i fedeli cristiani con la comunione di tutti i santi e li sprona al combattimento da affrontare, affinchè conseguano l’immarcescibile corona di gloria (cf. 2 Tm 4,7-8; I Cor 9,25; Apoc 2,10). (6) Gli stessi fedeli cristiani in Cristo Gesù, secondo il monito di lui: “Chi vuole essere mio discepolo rinneghi se stesso e prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24; cf. Mc 8,34; Gv 12,26), si sforzano di essere imitatori del Salvatore stesso, cosicché, sostenuti dalla fede, dalla speranza e dalla carità, per mezzo dei fratelli che già vivono in Cristo, possano trovare familiarità per vivere i misteri della salvezza, siano spronati dal loro fulgido esempio e siano perennemente sostenuti dalla loro pia intercessione. (7)

La santità nella vita della chiesa
        5. Il Padre dei santi con manifestazione mirabile rende sempre feconda la sua chiesa con nuova forza e dona ai fedeli segni sicuri del suo amore. (8)
Anche Cristo ama la chiesa come sua sposa, per la quale ha dato sé stesso, al fine di santificarla (cf. Ef 5,25-26), e l’ha incorporata a sé riempiendola del dono di santità a gloria di Dio. (9)
        Lo Spirito santo anima il medesimo corpo di Cristo, affinchè da lui riceva la santità, con lui faccia splendere il regno di verità e di vita, ossia il regno di santità e di grazia; (10) in lui tutti i fedeli sono liberati dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (cf. Rm 8,21).
        6. Perciò la chiesa è santa e insieme ha sempre bisogno di purificazione; (11) tuttavia ad essa sono chiamati tutti gli uomini e in essa, per grazia di Dio, si rallegrino della compagnia dei santi, fino a che non si compia in pienezza la loro gloriosa comunione in Cristo alla fine dei tempi. La chiesa stessa, madre dei santi, si premura sempre di far si che i fedeli cristiani assecondino la chiamata alla santità e giungano ad essa.

II. La memoria o venerazione dei santi

La memoria della vita di Cristo nella vita dei santi
        7. Il Padre clementissimo, che per mezzo del suo dilettissimo Figlio, come è creatore del genere umano, così ne è il benignissimo rigeneratore, (12) mediante l’opera dello Spirito santo, con la vita dei santi offre a ciascun fedele cristiano un esempio, nella comunione di grazia un vincolo di amore fraterno, nell’intercessione un aiuto. (13)
        8. La chiesa confessa la Trinità mirabile nei santi stessi, che manifestano a tutti gli uomini la presenza viva del Salvatore nel mondo e la genuina natura della chiesa stessa, quali immagini della santità divina, dalla quale traggono origine quelle opere dei santi, che al tempo stesso sono anche manifestazione delle opere mirabili di Cristo. (14)
        9. Infatti ogni celebrazione liturgica dei santi operata nella vita della chiesa tende per sua stessa natura a Cristo e termina a lui che è “corona di tutti i santi”, (15) e attraverso lui, sotto la guida dello Spirito santo, al Padre, che nei suoi santi è riconosciuto mirabile e in essi è glorificato (cf. 2 Ts 1, 10). (16)
        10. La vita dei santi, poi, nel corso del tempo risplende in questo mondo e a gloria degli esseri celesti quasi continuazione o memoria della vita di Cristo, e si propone ai fedeli cristiani come una stella che differisce dall’altra in luminosità (cf. I Cor 15,40-41).
        11. Pertanto la celebrazione liturgica dei santi ha il suo fondamento non soltanto nel fatto di proporre ai fedeli gli esempi dei santi da imitare, ma ancor più nell’essere forza di unione della chiesa intera nello Spirito (cf. Ef 4,1-6). Infatti come la comunione cristiana fra viandanti ci avvicina di più a Cristo, così la compagnia dei santi ci unisce a Cristo, dal quale promanano come da fonte e capo ogni grazia e la vita del popolo stesso di Dio. (17)
        12. Per questo, il giorno del transito dei santi da questa vita alla vita eterna è confortato dalla vita di Cristo, cioè dal suo mistero pasquale, e giustamente viene chiamato ed è il suo “giorno della nascita”, di solito commemorato nella sacra liturgia.

Il culto dei santi
13. Riconoscendo anzitutto la comunione di tutto il mistico corpo di Gesù Cristo, la chiesa pellegrina fin dai tempi più antichi della sua esistenza ha celebrato gli apostoli e i martiri di Cristo, che hanno dato la suprema testimonianza di fede e di carità con l’effusione del loro sangue (cf. Apoc 22,14). (18)
14. Pertanto i santi, secondo la tradizione autentica,(19) sono tenuti in onore nella chiesa, la quale raccomanda alla speciale e filiale venerazione dei fedeli la beala Maria sempre vergine, Madre di Dio, che Cristo ha costituito madre di tutti gli uomini, e promuove il culto vero e autentico degli altri santi (20).
15. È permesso venerare con culto pubblico soltanto quei servi di Dio che sono stati iscritti nell’albo dei santi o beati per autorità della chiesa. (21) Siano venerate le loro reliquie autentiche come pure le loro immagini, in quanto il culto dei santi nella chiesa proclama le opere meravigliose di Cristo nei suoi servi e propone ai fedeli opportuni esempi da imitare. (22)
16. Quanto ai santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, agli angeli custodi e all’innumerevole schiera degli angeli che stanno alla presenza di Dio onnipotente, per servirlo giorno e notte contemplando incessantemente la gloria del volto di Dio, (23) e i nomi dei quali sono conosciuti da lui solo, ad essi si riservi soltanto il culto ammesso dai libri liturgici o dalla genuina tradizione della chiesa.

La comunione dei santi che si attua nella liturgia
        17. Nella sacra liturgia la chiesa intera concelebra la lode della divina maestà in comune esultanza (24). Infatti quanti sono in Cristo, avendo il suo Spirito, si ritrovano uniti nell’unica chiesa e si tengono stretti a vicenda in lui (cf. Ef 4,16).
        18. Di conseguenza i santi, per il fatto che sono uniti più intimamente con Cristo, rafforzano la chiesa intera nella santità, nobilitano il culto che essa rende a Dio qui in terra e contribuiscono in molti modi alla sua edificazione ed espansione (25). I fedeli, nell’impegno di imitarli, mentre nel cammino verso il Padre seguono le vestigia di Cristo, cercano sempre di aiutarsi a vicenda.
        19. Per l’intercessione dei santi, in Cristo eterno e sommo sacerdote (cf. Eb 3,1; 4,14; 5,10; 7,26; 9,11), mediatore di Dio e degli uomini (cf. I Tm 2,5), la comunione nella chiesa cresce ogni giorno di più, quando si compie la celebrazione liturgica.
Questo avviene soprattutto nella celebrazione eucaristica, nella quale in modo eminente nel rendere grazie la chiesa intera si unisce in comunione con gli esseri del cielo e nella venerazione del ricordo di tutti i santi, (26) e nella celebrazione della Liturgia delle ore, nella quale mai viene meno la lode della ss.ma Trinità attraverso i suoi santi.

note

1 Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium de Ecclesia, n. 40: EV 1/388s.
2 Cf. Missale Romanum, doxologia Precum eucharisticarum.
3  Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium n. 47: EV 1/414
4 Cf. Missale Romanum, hymnus Gloria in excelsis.
5 Cost. dogm. Lumen gentium, n. 40: EV 1/388s; ORIGENES, Commentarium in Romanos 7, 7: PG14.1122B; PS.-MACHARIUS, De Oratione. 11: PG 34, 861AB; S. THOMAS AQUINAS, Summa Theol II-II. q, 184, a. 3.
6 Cf. Missale Romanum, Praefatio I de Sanctis
7 Cf. Missale Romanum, Praefatio II de Sanctis.
8 Ibidem.
9 Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, n. 39: EV 1/387.
10 Cf. Missale Romanum . Praefatio de Christo universorum Rege.
11 Cf. Missale Romanum, Ordo Missae: Professio fidei: Const. dogm. Lumen gentium, n. 8: EV 1/304-307.
12 Cf. Missale Romanum, Praefatio communis III.
13 Cf. Missale Romanum, Praefatio I de Sanctis.
14 Cf. CONC. VATICANUM II, Const. Sacrosanctum concilium, n. 111: EV 1/199s.
15 Cf. Liturgia Horarum. Preces in sollemnitate Omnium Sanctorum.
16 Cf. Const. Dogm. Lumen gentium, n. 50: EV 1/420-423,
17 Cf. Pius XII, Litt. Enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), 581-582: EE 6/589-591.
18 Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, n. 50: EV 1/420-423.
19  Cf. Const. Sacrosanctum concilium, n. 111 : EV l/199s.
20 Cf. CIC can. 1186.
21 CIC can. 1187.
22 Cf. Const. Sacrosanctum concilium, n. 111 : EV l/199s. ; cf. etiam CIC cann. 1188-1190.
23 Cf. Missale Romanum, Prex Eucharistica IV, Praefatio.
24 Cf. Missale Romanum, Praefationes, passim.
25 Cf. I Cor 12, 12-27; Const. dogm. Lumen gentium, n. 49: EV 1/419.
26 Cf. Missale Romanum. Prex Eucaristica I seu Canon Romanus. Communicantes.

 

III. Il Martirologio romano

Indole e natura liturgica del Martirologio romano
        20. Nel corso dei secoli, fra i libri per le celebrazioni liturgiche per rendere degnamente culto alla santissima Trinità, come si conviene, fu annoverato il Martirologio, la cui natura liturgica si pose via via in evidenza col passare del tempo.
        21. Le relazioni fra gli antichissimi Calendari liturgici e il Martirologio, con l’aggiunta di opportune indicazioni pratiche dei reciproci nessi fra loro e delle celebrazioni dei divini misteri, crebbero sensibilmente fino alla fisionomia odierna, in cui sono manifesti soprattutto la finalità e l’uso liturgici.

La riforma del Martirologio
        22. Nel corso dei secoli, il Martirologio è stato riveduto numerose volte e recentemente la stessa riforma voluta dal sacro Concilio Vaticano II, e insieme la promulgazione degli altri libri liturgici riformati, sollecita che anche il Martirologio, dopo una doverosa investigazione storica, sia redatto in armonia con gli altri libri del rito romano.
        23. L’elenco dei santi e dei beati nel Martirologio, riguardando i santi e i beati, di cui sopra al n. 15, per tradizione inveterata da gennaio a dicembre, come nel Calendario romano, corrisponde al corso dell’anno civile, benché non intenda minimamente sottovalutare il ciclo dell’anno liturgico.

Stretto nesso del Martirologio con gli altri libri liturgici
         24. La celebrazione liturgica quale manifestazione e attualizzazione dell’amore della chiesa per lo sposo Gesù Cristo, del quale sviluppa e commemora l’intero mistero nel corso dell’anno, riporta anche il culto dei santi. I santi infatti, attraverso la grazia multiforme di Dio, giunti alla perfezione e già conseguita la salvezza eterna, elevano a Dio nei cieli la lode perfetta e intercedono soprattutto per i fedeli cristiani, ma anche per l’intera umanità. Pertanto il mistero di Cristo e il culto dei santi sono vicendevolmente connessi così che nella liturgia della chiesa ci sono rapporti fra il Martirologio e gli altri libri liturgici per la celebrazione del mistero di Cristo, nella quale si trovano anche i santi.
         25. Perciò la chiesa, affinchè le feste dei santi non abbiano a prevalere sulle celebrazioni che ricordano i misteri stessi della salvezza, con l’elenco dei santi e beati da anche le norme liturgiche in base alle quali si possono celebrare le loro memorie nei giorni stabiliti. (27)
        26. È noto infatti che, al di fuori delle solennità o feste dei santi come pure delle memorie obbligatorie, nelle ferie che ammettono la celebrazione di una memoria facoltativa, si può per una giusta causa celebrare, con lo stesso grado, l’ufficio e la messa di un santo iscritto in quello stesso giorno in questo Martirologio romano o nel Proprio del Martirologio, cioè nell’Appendice propria del Martirologio romano regolarmente approvata. (28)

L’elenco dei santi e beati nel Martirologio
         27. Il Martirologio romano, che va considerato libro liturgico, non si è proposto in alcun modo di presentare un elenco completo di tutti i santi e beati o elogi ampi ed esaurienti dei medesimi: questi si possono trovare nei trattali di ascetica edificatoria o nella storia della chiesa come famiglia di santi e popolo santo per acquisizione divina (I Pt 2,9; I Ts 5,9-10; 2 Ts 2,13).
         28. Il Martirologio riporta l’elenco delle memorie anzitutto della beata vergine Maria, Madre di Dio, poi degli angeli e infine dei fedeli cristiani, che sono presenti ai giorni nostri nel culto della chiesa sia universale sia particolare e di ciascuna famiglia religiosa; ma non ha la pretesa di offrire il catalogo completo di tutti coloro che godono della beatissima e perpetua visione di Dio. (29)
         29. Per questi motivi, il Martirologio romano riporta i santi iscritti nel Calendario romano, per il fatto che hanno un’importanza universale in tutta la chiesa di rito romano, e anche molti, ma non tutti, di quelli che sono stati riconosciuti ad una singola chiesa particolare o famiglia religiosa e ricordati con qualsiasi grado liturgico.

IV. L’uso del Martirologio

La celebrazione dei santi o beati
         30. Come è stato precisato sopra (n. 26), la messa o anche l’ufficio di un santo iscritto nel Martirologio romano o nel Proprio del Martirologio regolarmente approvato, si può celebrare, per una giusta causa, nel giorno in cui il suo nome è inserito, nelle ferie in cui è consentita la celebrazione di una memoria facoltativa. (30)
         31. Questa celebrazione di un beato iscritto nel Martirologio o nel Proprio del Martirologio regolarmente approvato sia riservata alla diocesi, alla nazione o al territorio più esteso o alla famiglia religiosa, alle quali fu concesso dalla Sede apostolica (31).
        32. È bene che ogni diocesi o famiglia religiosa abbia il suo Calendario proprio (32) e le singole conferenze episcopali redigano i calendari propri della loro nazione o, assieme alle altre conferenze, un Calendario di una regione più estesa: il tutto deve essere in sintonia con il Martirologio romano e approvato ossia confermato dalla Sede apostolica.
        33. Se poi il “giorno della nascita” di un santo o beato indicato nel Martirologio è impedito ogni anno da un’altra celebrazione di grado superiore, tale santo o beato si può commemorare nei Calendari propri nel giorno libero più vicino o, se è il caso, in un giorno a lui per altro motivo proprio, come per esempio il giorno del ritrovamento, della riesumazione o traslazione del corpo, o anche nel giorno della canonizzazione o beatificazione; tuttavia questo di solito è da ritenersi il meno adatto. (33) In tal caso, nella lettura del Martirologio, al luogo suo si usi l’una o l’altra delle formule proposte più oltre al n. 44.
        34. Ogni singolo santo iscritto nel Martirologio romano può essere scelto come titolare di una chiesa. Se si tratta di un beato, occorre ottenere l’indulto della Sede apostolica, (34) a meno che detto beato sia già regolarmente iscritto nel Calendario della diocesi o della nazione. (35)

Lettura del Martirologio
       35. Gli elogi dei santi di un determinato giorno vengono letti sempre il giorno precedente.
       36. La lettura del Martirologio è lodevole che si faccia in coro, ma può farsi anche fuori del coro.
       37. Nella lettura del Martirologio si rispetti l’ordinamento indicato più avanti.

V.  I Propri del Martirologio
        38. A ciascuna diocesi, nazione o famiglia religiosa è data la possibilità di predisporre un Proprio del Martirologio o Appendice del Martirologio, nella quale siano riportati i santi e beati iscritti nel Calendario proprio, che non si trovassero nel Martirologio romano o si celebrassero in altro giorno o avessero una celebrazione con altro grado o dei quali si è ritenuto opportunamente di ampliare un po’ l’elogio. Tale Proprio sia trasmesso alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti per ottenere l’esame e l’approvazione o conferma.
        39. Tuttavia tali elogi più sviluppati non siano redatti meramente sulla scia del genere letterario della “Vita” o “Legenda”, ma per quanto possibile manifestino la vittoria pasquale di Cristo nei suoi servi e mostrino ai fedeli la grazia distintiva donata a ciascuno. (36) Inoltre sia sempre rigorosamente rispettata la fede storica, (37) e non si introducano elementi omiletici o “di edificazione”. Gli elogi infine siano espressi con quaranta parole al massimo.

VI. Adattamenti di competenza delle conferenze episcopali
         40. Spetta alle conferenze episcopali preparare le versioni del Martirologio nelle lingue popolari, rispettando in tutto e per tutto l’integrità e la fedeltà e tenendo conto delle particolari caratteristiche del genere letterario.
         41. Conviene che nella stesura del Martirologio gli elogi di ciascun giorno, che sono da ritenersi propri di tutta la nazione o territorio per concessione della Santa Sede, siano collocati al primo posto dopo gli elogi relativi alle celebrazioni iscritte nel Calendario generale e siano stampati con i caratteri dei medesimi. Invece quegli elogi che sono propri di una regione o diocesi, abbiano sempre una loro collocazione nell’Appendice particolare. Il testo di ogni singola edizione dev’essere
approvato a norma del diritto dalla conferenza episcopale ed essere esaminato e confermato dalla sede apostolica. Con i dovuti adattamenti, la medesima cosa vale per ogni famiglia religiosa.
         42. Nella preparazione delle edizioni si deve assolutamente distinguere fra le versioni del Martirologio romano, che devono essere integrali, e le collezioni parziali che, estrapolate dal Martirologio romano per uso pastorale, non potranno essere destinate all’uso liturgico.

 
 Note

27 Ct. Const. Sacrosanctum concilium. n. 111: EV 1/199s.
28  Cf. Institutio generalis de Liturgia Horarum, nn. 244, 234-239: EV 4/383-373-378; S. CONGREGATIO PRO CULTU DIVINO, Instructio Calendaria particularia, 24 iunii 1970, nn. 8-10: AAS 62(1970), 653-654: EV 3/2584-2586.
29 Cf. Institutio generalis Missalis Romani, n. 316: EV 19/553.
30 Cf. Institutio generalis Missalis Romani, n. 316: EV 19/553; Institutio generalis de Liturgia Horarum. n. 244: EV 4/383.
31 Cf. S. CONGREGATIO PRO CULTU DIVINO, Instructio Calendaria particularia, nn. 8-9: AAS 62( 1970), 653-654: EV 3/2584-2585.
32 Normae universales de Anno liturgico et de Calendario, nn. 48-55: EV 3/938-945; S. CONGREGATO PRO CULTU DIVINO. Instr. Calendaria particularia, 24 iunii 1970, nn. 1-9. 12: A AS 62( 1970). 651 -654; EV 3/2577-2585.2588.
33 Cf. S. CONGREGATIO PRO CULTU DIVINO, Instructio Calendaria particularia, n. 21: AAS 62(1970) 656; EV 3/2597.
34 Cf. S. CONGREGATIO PRO CULTU DIVINO, Instructio Calendaria particularia,
n. 34: AAS 62(1970). 659; EV 3/2610; Pontificale Romanum, Ordo Dedicationis
ecclesiae et altaris, editio typica, 1977. caput II, n. 4: EV 3/201.
35 CONGREGATIO PRO CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM, Notificatio Ad spiritale fidelium de dedicatione aut benedictione ecclesiae in honorem
alicuius Beati, 29 novembris 1998: Notitiae 34(1998), 664: EV 17/1733.
36 Cf. Const. Sacrosanctum concilium. N. 92: EV 1/161-164.
37 Cf. Const. Sacrosanctum concilium. n.111: EV l/199s.

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Aggiunto/modificato il 2019-12-03

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