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Sant' Amfilochij (Aleksandr Jakovlevich Skvorcov) Vescovo e martire

(Chiese Orientali)

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17 febbraio 1885 - 1 ottobre 1937


Il martire Amfilochij (al secolo Aleksandr Jakovlevich Skvorcov) nasce il 17 febbraio 1885 nel villaggio di Norvash, governatorato di Kazan’, ultimo di undici figli. Fin dagli anni giovanili si sente chiamato ad essere monaco. Si iscrive all’accademia teologica di Kazan’ e, ancora studente, entra in monastero. Nel 1910 è ordinato sacerdote e destinato alla missione fra i kalmyki. Studia la loro lingua, traduce i testi liturgici dall’antico slavo e si impegna ad assimilare dalla tradizione locale tutti gli aspetti culturali che possano servire alla evangelizzazione. In breve tempo padre Amfilochij diventa fra il clero il principale lo specialista della cultura e della missione kalmyka. Oltre all’impegno direttamente missionario il monaco Amfilochij continua gli studi sulla cultura indigena e insegna storia all’accademia teologica di Kazan’.
Il colpo di stato dell’ottobre 1917 cambia la vita anche di padre Amfilochij. L’accademia teologica è chiusa, la missione è considerata un delitto contro lo stato e il padre pensa di ritirarsi con un piccolo gruppo di monaci in uno skit per conservare nel segreto (illuso) la tradizione monastica. L’occhio vigile del partito non lo consente. Il vescovo Zosima di Krasnojarsk gli assegna la chiesa di Belyj Jar e nello stessoo tempo lo invita amichevolmente (in realtà erano vecchi amici) a passare con lui nello scisma degli innovatori amici dei comunisti. Il monaco rifiuta decisamente e di conseguenza dal vecchio amico viene allontanato dalla parrocchia. Padre Amfilochij ritenta di fondare un monastero clandestino, questa volta nella taiga. L’esperimento non dura più di sei mesi. Nell’ottobre 1923 tutti gli eremiti clandestini vengono arrestati, ma poi vengono rilasciati dopo non molto tempo.
Nel febbraio 1925 Amfilochij è consacrato vescovo dal Patriarca Tichon e nominato alla cattedra di Krasnojarsk. Il 13 luglio 1926 viene arrestato e condannato a tre anni di lager da scontarsi nelle isole Solovki. E’ liberato nell’aprile del 1928 con la proibizione di ritornare nella propria diocesi. Il metropolita Sergij, luogotenente del Patriarca, lo designa alla cattedra di Novocherkassk., ma non ottiene il diritto di residenza da parte delle autorità locali, dopo di che è destinato come vicario alla diocesi di Samara. Dopo le dichiarazione di lealismo del metropolita Sergij (luglio 1927) parecchi sacerdoti e vescovi si rifiutano di pregare per le autorità comuniste durante la Divina Liturgia. Il vescovo Amfilochij si incontra con il metropolita Sergij e gli propone una nuova formula meno compromettente: “Preghiamo per il nostro paese e per le autorità civili, perché il Signore le converta alla vera comprensione della santa fede e le incammini sulla via della conversione “. Il metropolita Sergij non accetta questa formulazione ed invita il vescovo Amfilochij a dare le sue dimissioni per motivi di salute. Amfilochij è in buona salute, ma obbedisce e, terzo tentativo, si ritira nell’Altaj, nel villaggio di Anzhul’ in un monastero clandestino di dieci monache.
Il 30 giugno 1931 il vescovo viene arrestato assieme al monaco Serafim e tutte le monache esclusa Varvara che al momento dell’arresto riesce a sottrarsi e nascondersi in un villaggio vicino. Il 16 novembre 1931 è condannato a cinque anni di lager mentre le monache se la cavano con cinque anni di confino in Siberia. Nel giugno 1932 il vescovo è trasferito a lavori particolarmente pesanti per la sua ostinazione a fare propaganda cristiana fra i detenuti. Deve lavorare all’estrazione del carbone, e la norma di produzione difficilmente riesce a compierla. In questo caso salta la cena. Il vescovo sopravvive cibandosi delle bucce di patate che ricupera dall’immondizia. “la vita è pesante, scrive ad un amico, ma io sono contento” A volte riesce ad ottenere cibarie dalla monaca Varvara che, scappata all’arresto, seguiva di nascosto il vescovo nei suoi trasferimenti. Per quanto pesante fosse la sua situazione, non viene meno la sua passione missionaria. Collocato in una baracca di delinquenti comuni riesce a pacificarli, a pregare insieme a loro e non pochi si convertono alla fede.” La missione, risponde ad un detenuto, è sempre la mia prima preoccupazione”.
Il 28 aprile 1933 il vescovo viene arrestato e isolato in un carcere a regime severo perché accusato di organizzare fra i detenuti un gruppo antisovietico. Il 30 agosto è interrogato sulle sue concezioni politiche. Risponde con estrema calma e semplicità: “Nei precedenti interrogatori ho sempre affermato di essere contrario al potere sovietico. Le mie convinzioni e i miei ideali sono del tutto estranee. Ora io dichiaro nuovamente che desidero la caduta del regime sovietico perché in questo vedo la prospettiva per poter instaurare un giusto ordinamento della vita spirituale del popolo. Il 28 gennaio 1934 il tribunale prolunga di un anno la detenzione nel lager. Il 30 aprile 1937 il vescovo dovrebbe essere liberato. Ma il partito comunista la pensa diversamente. Il 2 giugno 1937 si apre nel lager un nuovo processo contro il vescovo. Non è difficile trovare nel lager falsi testimoni che ripetono ciò che il partito suggerisce.
Il 20 settembre 1937 il tribunale della Trojka della regione Siberia Occidentale condanna il vescovo Amfilochij Skvorcov alla fucilazione. E’ fucilato il 1 ottobre 1937 e sepolto in fossa comune sconosciuta.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-02

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