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Zarza de Granadilla, Spagna, 4 gennaio 1911 – Úbeda, Spagna, 28 agosto 1936
Aquilino Pastor Cambero nacque a Zarza de Granadilla, in provincia di Caceres e diocesi di Coria, il 4 gennaio 1911. Dall’infanzia mostrò segni di una probabile vocazione al sacerdozio, che vennero colti dal suo parroco, don Celestino Rivera. Dopo alcune iniziali lezioni private, fu ammesso nel Seminario della diocesi di Coira a partire dall’anno scolastico 1923-1924. Nel 1932 il suo vescovo lo mandò al Seminario Centrale di Toledo affinché vi perfezionasse i suoi studi. Lì conobbe, due anni più tardi, don Pedro Ruiz de los Paños, Direttore generale della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù (beatificato nel 1995), venuto in visita, e gli chiese di far parte di quella realtà. Venne ordinato sacerdote a Plasencia il 25 agosto 1935 e immediatamente destinato al Seminario Minore della diocesi di Jaén, a Baeza, come prefetto degli studenti, professore di Latino al secondo anno e bibliotecario. Seguiva gli allievi con affetto ed era da loro ricambiato. Lo scoppio della guerra civile, nel 1936, lo colse al suo posto, anche se era il periodo delle vacanze estive. Insieme a don Manuel Galcerá Videllet, direttore spirituale del Seminario di Baeza, venne ospitato nella casa di Rafael Torres López, che venne però assaltata dai miliziani: i due sacerdoti vennero catturati insieme al padrone di casa, a suo figlio Cristóbal e a una nipote, ma finirono separati durante la prigionia. Il 28 agosto 1936, a un anno esatto dalla sua Prima Messa, don Aquilino venne prelevato dai sotterranei in cui era stato rinchiuso, quindi assassinato nei confini del comune di Úbeda. Don Manuel, invece, venne ucciso il 3 settembre dello stesso anno. La loro causa, iniziata a Jaén, dal 2009 proseguì congiuntamente a quelle di altri due Sacerdoti Operai Diocesani martiri nella stessa persecuzione. La loro beatificazione è stata celebrata il 30 ottobre 2021 a Tortosa, sotto il pontificato di papa Francesco. I loro resti mortali sono venerati nel Tempio dell’Espiazione a Tortosa, luogo dove riposano anche il fondatore, don Manuel Domingo y Sol (beatificato nel 1987) e, in un apposito mausoleo, gli altri ventisei Beati della stessa Fraternità, anch’essi martiri in Spagna nel corso del XX secolo.
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L’infanzia
Aquilino Pastor Cambero nacque a Zarza de Granadilla, in provincia di Caceres e diocesi di Coria, il 4 gennaio 1911. Era il minore dei cinque figli di Felipe e Margarita.
Il suo gioco preferito, come testimoniarono poi i suoi compaesani, era quello della Messa: aveva trasformato in altarino un armadio di casa sua e, con una campanella, convocava gli amici a partecipare alle sue celebrazioni.
Dalla Messa per gioco al Seminario
Il parroco di Zarza de Granadilla, don Celestino Rivera, colse in quelle celebrazioni per gioco i segni di una probabile vocazione al sacerdozio. Iniziò quindi a impartire al bambino lezioni di Latino e Lettere, che gli facilitarono l’ingresso nel Seminario di Coira, di cui divenne allievo interno nell’anno scolastico 1923-1924.
Dal terzo anno in poi, dato che la famiglia non poteva permettersi di mantenerlo agli studi e di pagargli la retta, se ne occupò lo stesso parroco. Nel 1932 il suo vescovo lo mandò al Seminario Centrale di Toledo, che all’epoca concedeva i gradi universitari nelle scienze ecclesiastiche, affinché vi perfezionasse i suoi studi, per i quali era portato.
L’incontro con la Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani
Due anni più tardi conobbe don Pedro Ruiz de los Paños, Direttore generale della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù (beatificato nel 1995), in visita al Seminario di Toledo. Sin dal primo momento, Aquilino si trovò conquistato dallo scopo di quella realtà, ossia la formazione dei futuri sacerdoti in un clima di famiglia, secondo gli insegnamenti del fondatore, don Manuel Domingo y Sol (beatificato nel 1987).
Scrisse quindi a don Pedro: «Colui che le scrive è uno dei tre seminaristi toledani che trascorsero l’ora del pranzo in santa conversazione con lei; lo stesso che ebbe a dirle che conosceva appena la Fraternità... Però mi sono ritrovato tanto innamorato di essa, che ho conosciuto chiaramente che il Signore mi chiamava a questo cammino per lavorare nella Sua vigna». Suo padre, tuttavia, morì nell’aprile 1934: Aquilino, perciò, dovette convincere sua madre che quella era la sua vocazione e le promise che avrebbe badato affinché non le sarebbe mancato nulla.
L’anno di prova
Nel settembre dello stesso anno, si trasferì a Tortosa, nella Casa di Probazione della Fraternità, dove rimase per un anno scolastico. Un suo compagno di corso raccontò: «Vivevamo uniti in una comunità piccola e di conseguenza di vita intima, nella quale regnavano la carità, la comunicazione costante e la fraternità. Perciò ho potuto avvertire e ammirare in lui il suo buon carattere, la sua naturalezza e semplicità in tutto, la sua affabilità nel tratto e la sua delicatezza nella conversazione franca e ammirabile. Insomma, era un seminarista maggiore modello, per la sua religiosità e la sua ansia di formazione di un perfetto candidato al sacerdozio».
L’ordinazione e l’incarico a Baeza
Dopo l’anno di prova, venne ordinato sacerdote a Plasencia il 25 agosto 1935. Celebrò la sua Prima Messa a Zarza de Granadilla tre giorni dopo, il 28, alla presenza della sua emozionata madre e affiancato da don Celestino come padrino di Messa.
Venne immediatamente destinato al Seminario Minore della diocesi di Jaén, a Baeza, come prefetto degli studenti, professore di Latino al secondo anno e bibliotecario. Gli piaceva seguire gli alunni con affetto e perseveranza, come dimostra una lettera risalente a poco dopo il suo arrivo: «Coi ragazzi cammino bene, rivestendomi anzitutto di molta pazienza e di non minor amore e affetto, che è l’unico modo per poter depositare nei loro cuori il buon seme».
Per i suoi allievi, pastore di nome e di fatto
Non smise di badare alla propria formazione permanente grazie al suo interesse per la lettura di libri spirituali. Secondo un altro testimone, era un sacerdote «che viveva intensamente il suo sacerdozio e che manifestava la sua religiosità e devozione tanto alla persona di Cristo quanto alla Vergine sua Madre».
Poiché era assai semplice, buono e dedito a loro, fu appezzato dai suoi allievi, che così si espressero in un articolo per la rivista «El Correo Josefino» (la rivista interna dei Seminari dov’erano presenti i Sacerdoti Operai): «Desideriamo che vada tutto molto bene a don Aquilino Pastor, che arriva come nuovo fiammante dalla fabbrica, è pieno di ardori per il nostro bene spirituale e risulta un vero pastore».
L’impegno tra i giovani
Oltre all’impegno in Seminario, lavorava anche con i Tarcisii, ossia i membri della sezione di bambini e ragazzi dell’Associazione dell’Adorazione Notturna, e con i giovani di Azione Cattolica, spendendosi in tutto ciò che potesse risultare a gloria di Dio e per le anime: «Aveva un certo tratto con la gioventù del paese di Baeza, che attraeva per la sua età, organizzando funzioni religiose, rafforzandoli con lo spirito eucaristico e preparandoli a essere futuri adoratori notturni. Alternava tutto questo nelle vacanze di Natale, organizzando rappresentazioni teatrali e altre attività per occupare il tempo di svago dei giovani e dei seminaristi», riferì un testimone.
Nel pieno della persecuzione
Lo scoppio della guerra civile del 1936, e la persecuzione religiosa che si fece più aspra, sorprese don Aquilino al suo posto di lavoro, anche se si era nel pieno delle vacanze estive e gli allievi erano a casa. Il 20 luglio, il Seminario venne chiuso con la forza.
Don Aquilino e un altro Sacerdote Operaio, don Manuel Galcerá Videllet, direttore spirituale del Seminario Minore, vennero accolti dalla famiglia di Rafael Torres López, che aveva ottimi rapporti con i superiori del Seminario.
Alcuni giorni dopo, i miliziani irruppero in casa: portarono in carcere il padrone di casa, i suoi figli Cristóbal, avvocato, e Manuel, una nipote, don Manuel e don Aquilino. Quest’ultimo e Cristóbal vennero incarcerati nel seminterrato del Municipio, mentre gli altri nella parte più alta dello stesso edificio: i due Sacerdoti Operai, quindi, rimasero separati.
Martire un anno esatto dopo la Prima Messa
Il 28 agosto 1936, senza alcuna forma di processo o di giudizio, don Aquilino e il giovane avvocato vennero prelevati dai sotterranei e condotti a bordo di un camion fino al Cerrillo del Aire, a circa nove chilometri da Baeza, nei confini del comune di Úbeda, dove vennero assassinati.
Una monaca carmelitana di Baeza, suor Teresina di Gesù Bambino, raccontò di aver sentito dire che don Aquilino andò al martirio con volto lieto, pronunciando fervorose giaculatorie e gridando «Viva Cristo Re». Era morto a un anno esatto dalla sua Prima Messa. Sul luogo dell’esecuzione venne poi collocata una croce di ferro come monumento.
Il 10 ottobre 1939, a guerra conclusa, i suoi resti mortali vennero riesumati e traslati in processione alla cattedrale di Baeza, dove furono collocati insieme a quelli dei trentuno prigionieri uccisi il 3 settembre 1936, tra i quali c’era il suo confratello don Manuel.
Il percorso verso la beatificazione
L’inchiesta diocesana della causa di beatificazione di don Aquilino e don Manuel si svolse a Jaén dal 27 ottobre 1998 al 21 maggio 2004 e venne convalidata dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 18 maggio 2007.
Il 30 marzo 2009 la medesima Congregazione concesse l’unificazione della causa con quelle di altri due Sacerdoti Operai, don Francisco Cástor Sojo López e don Millán Garde Serrano, morti nella medesima persecuzione.
La “Positio super martyrio”, unica, venne presentata nel 2009. I Consultori Teologi, nel loro Congresso del 28 aprile 2016, diedero parere positivo. I cardinali e i vescovi membri della medesima Congregazione, nella Sessione Ordinaria del 22 settembre 2020, riconobbero che la morte dei quattro Sacerdoti Operai fu un autentico martirio. Il 29 settembre 2020 papa Francesco autorizzò quindi la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul martirio di don Aquilino e compagni.
La beatificazione
La Messa con il Rito della Beatificazione venne quindi celebrata il 30 ottobre 2021 nella cattedrale di Nostra Signora Santa Maria a Tortosa, presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. La memoria liturgica dei quattro Beati venne fissata al 25 ottobre.
Nell’imminenza della beatificazione, i resti mortali di don Aquilino e don Manuel non vennero traslati nuovamente, ma rimasero a Baeza. Quelli di don Francisco Cástor e don Millán, invece, vennero collocati nel Tempio dell’Espiazione di Tortosa, dov’erano già venerati quelli del fondatore e, precisamente nel mausoleo dei martiri, quelli degli altri ventisei Beati Sacerdoti Operai martiri nel XX secolo.
Autore: Emilia Flocchini
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