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Pawłow, Polonia, 11 luglio 1905 - Nysa, Polonia, 24 marzo 1945
Martha (o Marta, nella versione polacca) Rybka nacque l’11 luglio 1905 a Pawłów, presso Racibórz in Slesia, terza di undici figli. Entrò dalle Suore di Santa Elisabetta il 5 ottobre 1927. Con la vestizione prese il nome religioso di suor Maria Melusja. Emise la professione perpetua il 31 luglio 1934. Dal 20 aprile 1929 lavorava alla scuola femminile della casa di San Giorgio a Nysa, come addetta al forno, al giardino e all’orto. Nel corso della seconda guerra mondiale, anche a Nysa arrivarono le notizie relative a quanto accaduto in altri conventi: molte Suore di Santa Elisabetta avevano perso le loro case, erano state violentate, uccise o entrambe le cose. Suor Maria Melusja, intanto, non aveva notizie dei suoi cari. Il 24 marzo, verso le 16.30, un soldato sovietico aggredì Maria Jüttner, una ragazza che lavorava a servizio della casa. Suor Maria Melusia s’interpose tra la vittima e l’aggressore, che fuggì, tornando però con un compagno. Non trovando la ragazza, si accanì contro suor Maria Melusja e suor Maria Virginia Podolska, accorsa per cercare di placarlo. Quest’ultima riuscì a scappare, ma suor Maria Melusja fu sopraffatta dall’altro soldato, che la trascinò con sé in una stanza, uccidendola; diede quindi fuoco alla casa, ma le fiamme non lambirono nemmeno la stanza dove giaceva il cadavere. Suor Maria Melusja, insieme ad altre nove Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, fu beatificata l’11 giugno 2022 nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica delle dieci suore ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo della religiosa scelta a capo del gruppo, suor Maria Paschalis Jahn.
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Martha (o Marta, nella versione polacca) Rybka nacque l’11 luglio 1905 a Pawłów, presso Racibórz in Slesia, terza degli undici figli di Mikołaj Rybka, mastro muratore, e Wiktoria Kurek, che lavorava in città. Suo padre era anche Terziario francescano.
Dopo la nascita di Wiktor, l’ultimo figlio, alla madre venne diagnosticato un tumore al seno. Ne uscì guarita grazie a un’operazione, ma di lì a poco si verificò una serie di lutti: uno dei figli morì colpito da uno sparo involontario del vicino, mentre altri tre caddero in guerra. Una delle figlie, di appena sette anni, fu investita da un’automobile.
Marta entrò dalle Suore di Santa Elisabetta il giorno dopo la festa di san Francesco, il 5 ottobre 1927. Con la vestizione prese il nome religioso di suor Maria Melusja. Emise la professione perpetua il 31 luglio 1934. Dal 20 aprile 1929 lavorava alla scuola femminile della casa di San Giorgio a Nysa, come addetta al forno, al giardino e all’orto.
Nel corso della seconda guerra mondiale, anche a Nysa arrivarono le notizie relative a quanto accaduto in altri conventi: molte Suore di Santa Elisabetta avevano perso le loro case, erano state violentate, uccise o entrambe le cose.
Suor Maria Melusja, intanto, non aveva notizie dei suoi di casa dal Natale precedente, mentre i fratelli Józef e Wiktor scrivevano molto di rado; un altro fratello, Anton, era morto. A uno dei superstiti scrisse, il 12 febbraio 1945:
«Per quel che riguarda il tempo, da noi fa molto più freddo che nel periodo di Natale e di giorno in giorno si rinfresca, invece di scaldarsi. Di sicuro è l’inverno che pensa: sono qui i Russi, e quindi devo restare anch’io; speriamo se ne vadano presto, è terribile vivere in quest’oppressione».
Anche le suore della casa di San Giorgio avevano iniziato a temere per la propria sorte: trascorrevano sempre più tempo in cantina, per sfuggire ai bombardamenti e alla cattura da parte dei soldati. Dopo cinque giorni, quando le sorelle erano ormai arrivate al limite, suor Maria Melusia le incoraggiò a cantare con lei il Magnificat.
Il 24 marzo, verso le 16.30, un soldato sovietico aggredì Maria Jüttner, una ragazza che lavorava a servizio della casa. Suor Maria Melusia s’interpose tra la vittima e l’aggressore, che fuggì, tornando però con un compagno. Non trovando la ragazza, si accanì contro suor Maria Melusja. Suor Virginia Podolska, per placare la tensione, le propose di andarla a cercare, ma uno dei due soldati, puntando la sua arma contro di loro, gridò che le avrebbe prese al posto suo.
Suor Maria Virginia, più anziana, fu catturata subito, ma riuscì a commuovere il soldato promettendo che avrebbe pregato per lui; fuggì dunque verso la casa di Santa Elisabetta, non molto lontana. Suor Maria Melusja lottò con tutte le sue forze, ma il suo aggressore riuscì a sopraffarla, trascinandola in una stanza e chiudendo la porta: dopo rumori di lotta e spari, piombò il silenzio.
Dopo qualche istante, una ragazza andò a controllare: suor Maria Melusja giaceva a terra nel suo stesso sangue, uccisa con un proiettile alla nuca. Il soldato si era dileguato, ma verso le 18 tornò a dare fuoco alla casa: secondo quanto testimoniarono i presenti, le fiamme non lambirono minimamente la stanza dov’era il cadavere.
Tre giorni dopo l’accaduto, suor Maria Virginia tornò a recuperarlo, per seppellirlo nel giardino della casa di Santa Elisabetta, accanto a quelli di altre due suore, suor Maria Sapientia Heymann e suor Maria Felicitas Ellmerer, morte anche loro il 24 marzo.
Tuttavia, negli anni ’60 del 1900 quella porzione di terreno venne espropriata, per costruirvi sopra una fabbrica di automobili. A quel punto le suore, nottetempo e all’insaputa delle autorità comuniste, traslarono i resti in una tomba comune, nello stesso giardino, dove trovarono sepoltura anche cinque laici.
Suor Maria Melusja, suor Maria Sapientia e suor Maria Felicitas, più altre sette Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, per la fama di martirio e di segni che da sempre le aveva circondate, furono beatificate nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia l’11 giugno 2022, nella Messa presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato di papa Francesco.
La loro memoria liturgica ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo della religiosa scelta come capo del gruppo, suor Maria Paschalis Jahn.
Autore: Emilia Flocchini
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