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Santa Gioacchina De Vedruna Vedova e fondatrice

28 agosto

Barcellona, Spagna, 16 aprile 1783 - Barcellona, Spagna, 28 agosto 1854

Nacque il 16 aprile 1783 a Barcellona in Spagna. Sposò nel 1799 Teodoro de Mas, del quale restò vedova nel 1816. Allevò con cura nove figli. Nel 1826, guidata dallo Spirito di Dio, fondò la Congregazione delle Carmelitane della Carità che diffuse in tutta la Catalogna, aprendo numerose case per l'assistenza agli infermi e per l'opera di prevenzione e recupero delle classi più esposte alle insidie della miseria e dell'ignoranza. Innamorata del mistero trinitario, da esso trasse le caratteristiche della sua spiritualità: preghiera, mortificazione, distacco, umiltà e carità. Morì a Vich il 28 agosto 1854. Fu beatificata il 19 maggio 1940 e canonizzata il 12 aprile 1959.
L’Ordine Carmelitano celebra la sua festa il 22 maggio.

Martirologio Romano: A Barcellona in Spagna, santa Gioacchina de Vedruna, che, madre di famiglia, educò piamente nove figli e, rimasta vedova, fondò l’Istituto delle Carmelitane della Carità, sopportando serenamente ogni genere di sofferenze, finché morì colpita da colera.


La sua, fu una vita paragonabile ad una strada dritta e grande, che per necessità occorre lasciare per imboccare una secondaria e ritornare poi sulla prima dopo un certo percorso.
Figlia di Lorenzo De Vedruna e Teresa Vidal, genitori di genuina fede cristiana, Gioacchina nacque a Barcellona il 16 aprile 1783 e battezzata nello stesso giorno.
Già dalla fanciullezza si sentì attratta dall’amore di Dio, al punto che la madre gli domandava come facesse a stare così lungamente raccolta in preghiera e lei rispose che tutto le parlava di Dio, gli spilli del merletto a tombolo, le ricordavano le spine della corona di Cristo crocifisso e al quale desiderava portare consolazione con piccoli sacrifici; così il filo da cucire le ricordava le corde con cui Gesù fu legato alla colonna e le erbacce delle aiuole per lei rappresentavano i propri difetti e mancanze da sradicare.
Con questi sentimenti così profondi in una bambina, a nove anni fece la Prima Comunione e a dodici decise di consacrarsi al Signore tra le Carmelitane di clausura di Barcellona, ma per la sua giovane età non fu accettata; crebbe negli anni successivi con questo ideale, che sembrava ormai la via principale della sua vita.
A sedici anni però venne chiesta in sposa da Teodoro De Mas, giovane che pure lui aveva sentito forte il richiamo ad una vita religiosa, ma ostacolato dalla volontà dei genitori, essendo il primogenito e l’erede di un nobile casato.
Gioacchina dopo aver avuto dal suo confessore, la rassicurazione che questa era la volontà di Dio, accettò, sposandosi il 24 marzo 1799 con Teodoro. La perfetta affinità di queste due anime, trasformò la loro casa in un’oasi di pace e di concordia; la loro giornata cominciava con l’andare entrambi in chiesa e si chiudeva la sera con la recita del rosario, a cui si unì con gli anni, il coro dei loro nove figli, cresciuti con amore e incoraggiati nella pratica delle virtù, con il loro encomiabile esempio.
Poi dal 1803 al 1813 la Spagna subì il dominio francese di Napoleone Bonaparte; in quest’arco di tempo il popolo spagnolo si ribellò con le armi alla conquista ed anche Teodoro De Mas, discendente da valorosi guerrieri, si arruolò volontario in difesa della Patria.
Fu coinvolto anche nell’assedio di un castello presso Vich, dove oppose con un gruppo di patrioti una strenua difesa e che i francesi non riuscirono ad espugnare; fu questo un periodo d’intensa sofferenza per Gioacchina De Vedruna, in ansia per la vita del marito, le preoccupazioni per i figli e la grande povertà in cui erano precipitati.
Ma nulla riuscì a scalfire la sua sconfinata fiducia nella Provvidenza e senza mai lamentarsi, non smise mai di pregare. Al ritorno dalla guerra, debilitato nel fisico, Teodoro De Mas morì il 6 marzo 1816; alla giovane vedova, che aveva 33 anni, nello stesso momento guardando il grande Crocifisso appeso nella stanza, le parve che dicesse: “Ora che perdi il tuo sposo terreno, ti scelgo io per mia sposa”.
Rimase a Barcellona ancora per dei mesi per tutelare i diritti dei figli, dalle pretese dei parenti e poi si ritirò a Vich nel feudo ereditato dal marito, chiamato “Manso Escorial”, dove poté meglio occuparsi dei figli e dare più ampio respiro alla propria santificazione.
Come purtroppo era una piaga di quei tempi la mortalità infantile, anche a Gioacchina le morirono tre figli in tenera età, poi quattro abbracciarono lo stato religioso e due si sposarono felicemente. Divenuta più libera dagli impegni familiari, pensò che fosse giunto il momento di realizzare la sua antica aspirazione di entrare in un Ordine religioso di clausura; ma il suo direttore spirituale, il cappuccino di Vich padre Stefano di Olot, la dissuase dicendole che Dio non la voleva in un chiostro, ma come fondatrice di una Congregazione di religiose, dedite alla cura degli ammalati e all’educazione delle fanciulle.
Ancora una volta Gioacchina chinò il capo acconsentendo, e il 6 gennaio 1826 a 43 anni, fece la professione di “Carmelitana della Carità” nella cappella vescovile di Vich, nelle mani di mons. Paolo di Gesù Corcuera, vescovo della città di Vich, che tanto l’aveva incoraggiata e dato il nome alla nuova Istituzione.
E così il 26 febbraio 1826 insieme a nove giovani aspiranti, dopo aver ascoltato la Messa, si diressero al “Manso Escorial”, dove iniziarono la nuova vita, fatta di pace e di fervore religioso.
Il suo amore materno si trasmise alle sue nuove figlie, divenendo un fattore fondamentale del metodo educativo delle “Carmelitane della Carità”. Superando privazioni e stenti, un po’ alla volta l’Istituzione crebbe diffondendosi con una fitta rete di case per tutta la Catalogna, confermando come lei diceva: “che la Congregazione non era opera sua, ma di Dio”.
Nel settembre del 1849 fu colpita da un primo attacco apoplettico, a cui ne seguirono altri che la resero paralizzata e secondo un suo desiderio chiesto al Signore, “inutile e spregevole” agli occhi degli altri.
Il 28 agosto 1854 a 71 anni, dopo un’ulteriore attacco del male, le si presentarono i sintomi del colera che in quel periodo decimava il popolo e circondata dall’affetto delle sue figlie, si addormentò nel Signore.
Venne beatificata il 19 maggio 1940 da papa Pio XII e successivamente canonizzata il 12 aprile 1959, dal papa beato Giovanni XXIII.
La Chiesa la ricorda il 28 Agosto, mentre i Carmelitani Scalzi ne fanno memoria il 22 Maggio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2004-01-29

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